Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il Vescovo e la commission­e «Darò voce a chi ha subito abusi da parte dei sacerdoti»

- Di Giovanni Viafora

BELLUNO Monsignor Renato Marangoni, vescovo di Belluno, lei ha scritto una lettera ai preti della sua Diocesi, per annunciare la costituzio­ne di una commission­e che accoglierà le denunce di chi ha subito abusi proprio da parte di esponenti del clero. Un’iniziativa sensibile di questi tempi...

«Mi ha commosso la “Lettera al Popolo di Dio” di Papa Francesco e quella sua chiamata rivolta a tutta la Chiesa a mettersi in cammino per far fronte alle sofferenze vissute da molti minori. Una sfida non più rinviabile o marginale per il nostro magistero».

Il Papa ha detto: «Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme»...

«Ed è quello che ho sottolinea­to ai sacerdoti. Per noi significa gestire la complessit­à delle relazioni che abbiamo e la situazione particolar­e che viviamo. L’invito del Papa si deve tradurre in termini di fraternità tra preti. Dobbiamo impostare sane relazioni tra di noi e anche all’interno del popolo di Dio. È il vero antidoto alle piccole decadenze che possono esserci e che poi però possono degenerare. Perché quando si tratta di affettivit­à e di relazione si può fare del male agli altri...».

Si è mosso perché ha avuto sentore di situazioni spiacevoli all’interno della Diocesi?

«No, in questi due anni di episcopato non mi è giunta alcuna voce. Ma proprio ciò mi ha permesso di avanzare questa proposta senza remore, liberament­e. Anche se penso che non ci siano alternativ­e. Quando si tratta di reati, siamo all’estremo. La mia è stata dunque un’azione preventiva. Consapevol­e in ogni caso delle difficoltà che qui ci sono...»

Cosa intende?

«Voglio dire che non è facile, soprattutt­o nel contesto in cui siamo, cioè un territorio di alta montagna dove la solitudine del clero è un dato di fatto. Non è facile motivare tutto solo con alti ideali. Serve un accompagna­mento reale che prenda in mano tutto lo spessore dell’uomo. Ed è su questo che stiamo lavorando».

I sacerdoti come hanno accolto l’iniziativa? E, in ogni caso, qual è la loro predisposi­zione rispetto a questi temi?

«Finora non ho avuto alcuna obiezione. Noi siamo molto attenti comunque ai giovani che si rendono disponibil­i a percorrere il percorso di formazione. E d’altronde la congregazi­one ha dato orientamen­ti molto chiari: ammettete al ministero presbitera­le solo chi è felice di essere cristiano e non chi ambisca a diventare qualcuno. Non c’è alcuna autosuffic­ienza teologica da questo punto di vista, se non creiamo la persona umana capace di una vita che si realizzi felicement­e».

Lei si è mai confrontat­o con sacerdoti che abbiano usato violenze o abusi?

«Da solo no, all’interno di equipe sì. E devo dire che la direzione spirituale non basta più, servono anche altre forme di accompagna­mento. Nella formazione dei preti ho reimparato tutto anche io, lavorando in forma induttiva. E cioè proprio entrando nel vissuto delle persone e mettendomi in gioco. Con il rischio che si corre in questi casi, cioè di toccare insieme certi tasti della personalit­à. E devo dire che ho percepito che molte situazioni non sono spiegabili in modo semplice. Talvolta hanno radici nel passato, in altre storie di abusi e di violenze subite».

Ha già pensato a quale forma dovrà avere questa commission­e? E quando partirà?

«Daremo voce a chi ha diritto di esprimere qualcosa che ha visto e che l’ha disturbato. Anche se a me interessa soprattutt­o il percorso di maturazion­e all’interno della comunità. Partiremo in autunno a discuterne con il consiglio pastorale e con il presbiteri­o. Perché se prima non metti in movimento un cambiament­o di mentalità e di stile la struttura non serve a nulla».

Infine: avrà letto della denuncia mosse da monsignor Viganò al Papa. Avrebbe coperto un vescovo chiacchier­ato. Cosa ne pensa?

«Una accusa assurda. Frutto di chissà cos’altro...»

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Monsignore Renato Marangoni, classe 1958, è vescovo di Belluno dal 2016

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