Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Asco, la trattativa per la pace: prezzo più alto e stop ai ricorsi
I vertici della Holding incontrano il socio privato, media l’ex Ad Gumirato
PIEVE DI SOLIGO (TREVISO) Asco Holding, i tempi sono stretti ma la via per una «grande pacificazione» adesso esiste. Si sono avviate negli ultimi giorni trattative per chiudere le vertenze giudiziarie, salvare il gruppo da scalate di privati restituendolo integralmente alla sua originaria proprietà pubblica, e riconoscere ai Comuni che vogliano uscire - e al privato Plavigas, che ha l’8,6% delle quote - più dei 3,75 euro stabiliti come prezzo di recesso. Tutto questo mentre si viene a sapere che la Sgr milanese F2i, attirata verso Pieve di Soligo da Finint (la stessa che, in precedenza, di Asco Holding era stata consulente), per quelle stesse azioni avrebbe pagato 4,20 euro.
Perciò, per ripristinare una serenità di gestione, assicurare il rispetto della «riforma Madia», prevenire una nuova sconfitta della Holding al Consiglio di Stato dopo quella al Tar e assicurare ai Comuni che hanno scelto di recedere una remunerazione a prova di contestazioni della Corte dei Conti, si sta procedendo secondo uno schema tracciato come segue. Primo: il socio privato Plavisgas, unico soggetto a poter fermare il contenzioso al Consiglio di Stato (che altrimenti si pronuncerà sulla sospensiva il 24 settembre), esce integralmente con tutto il suo 8,6% a fronte di un miglior prezzo di recesso. Secondo: con Plavisgas, e allo stesso prezzo, se ne vanno anche i Comuni recedenti. Terzo: giocoforza, per evitare accuse di cattiva gestione del patrimonio pubblico, l’azione dovrà essere pagata almeno quanto avrebbe fatto F2i, cioè 4,20 euro. Quarto: i sindaci che hanno denunciato al Tribunale delle imprese di Venezia i vertici di Asco Holding per i danni patiti a causa di scelte amministrative considerate sbagliate in base all’art. 2409 del codice civile (che implica un’azione di responsabilità), rimetteranno la causa.
Da segnalare inoltre il fatto che, nelle ultime settimane, dubbiosi per l’opacità delle scelte del Cda, pure i sindaci della componente «allineata» (quelli che non recedono, in larga parte di fede leghista e che, in primavera, votarono a favore della delibera per la fusione con Asco Tlc, poi però bocciata dal Tar) hanno dato vita a una loro commissione. Ed è da questa commissione che, a cavallo di Ferragosto, sarebbe partito lo stimolo per cercare un dialogo con Plavisgas.
Il pontiere incaricato è Roberto Gumirato, cioè l’amministratore delegato poco prima licenziato da Asco Piave ma disponibile, bontà sua (forse anche in virtù della generosa buonuscita), a trattare con il socio privato e a continuare a frequentare Pieve di Soligo fino ad autunno inoltrato. Venerdì ci dovrebbe essere dunque un incontro tra le parti di una certa rilevanza e, visto il calendario, si tratta di una corsa contro il tempo. Il 30 settembre, nonostante qualcuno sia ancora poco convinto, è la data ultima per aggiustare il quadro secondo la riforma Madia, i tentativi di farla slittare in Parlamento sono andati a vuoto e il pericolo di mandare all’aria una società pubblica indiscutibilmente profittevole è elevato. Occorre che tutti i consigli dei Comuni soci approvino in pochi giorni una nuova delibera di ricognizione delle partecipate, confermino o meno la volontà di restare in Asco oppure di uscire sulla base di una nuova offerta di prezzo e, naturalmente, occorre che l’assemblea della Holding sia rapidamente convocata.
Vista la quantità dei recedenti riscontrata il 13 agosto (il 30% scarso, pari a 157,5 milioni di euro) individuare le risorse per sostenere un importo superiore non dovrebbe essere un problema. E, a quel punto, basterebbe solo informare i tribunali che si è fatta la pace. Riuscirà la manovra? «Se troviamo soluzioni legali e che tutelano la mia comunità – dice Ruggero Feltrin, uno fra i sindaci più critici verso il Cda nessun problema».