Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Elia, il nuovo profeta delle ruote veloci «E adesso deve puntare al Fiandre»
Viviani, annata d’oro e 16 vittorie. L’olimpionico Martinello: «Un leader»
VERONA Al Giro sfreccia e vince. Idem a Darfo ai campionati italiani. Replica pure in pista agli Europei e poi alla Cyclassic di Amburgo e ancora alla Vuelta. Frillo non è mai stato, poco ma sicuro. Nemmeno così forte, però. Il 2018 è davvero un anno magico per Elia Viviani, il siluro di Vallese di Oppeano che sta dominando la stagione ciclistica tra le ruote veloci.
Sedici vittorie, più di tutti nel lotto dei velocisti. Dove va, vince e se non vince sembra un caso: velocità, potenza, sicurezza, anche quel piglio da leader - in sella, sì, ma anche davanti a microfoni e taccuini - che fino ad ora era un po’ mancato al campione veronese. L’ultimo successo in Spagna, lunedì, davanti a Nizzolo e al campione del mondo Sagan. Messo dietro, senza neppure troppi patemi, apparentemente, levando il pugno destro sul traguardo a dire che sì, il padrone dei rettilinei è lui, senza se e senza ma. Peccato che il Mondiale su strada di Innsbruck non sia proprio adatto alle sue caratteristiche, duro solo come quello, forse, di Sallanches del 1980. Peccato, perché un Elia in queste straripanti condizioni di forma e con gerarchie chiare all’interno della squadra azzurra, in un circuito diverso dal toboga austriaco avrebbe potuto dire la sua fino in fondo. Ma tant’è, da qui alla fine della stagione la possibilità che il carniere si gonfi ulteriormente con qualche altra vittoria c’è davvero tutta. Parlare di esplosione però non si può, perché il percorso del ciclista veronese è stato un paziente cammino di crescita dalle stagioni in maglia Liquigas fino a quelle attuale, con i colori della Quick Step.
«Questa può essere una delle chiavi - riflette il padovano Silvio Martinello, a sua volta eccellente velocista e campione olimpico nell’inseguimento ad Atlanta ‘96, da anni commentatore tecnico per i canali di Raisport - perché qui Viviani ha trovato fiducia, spazio e consapevolezza delle proprie doti. È un ragazzo intelligente, serio, si prepara in modo puntiglioso senza lasciare nulla al caso. No, non parlerei di esplosione ma piuttosto di una maturazione arrivata a compimento alla soglia dei 30 anni». Insomma, motivi per non vedere ancora Viviani protagonista anche nelle prossime stagioni non ce ne sono. La concorrenza interna con il colombiano Fernando Gaviria non fa evidentemente male a nessuno dei due, perché se Viviani ha dominato al Giro con quattro successi Gaviria ha invece timbrato il cartellino con una regolarità impressionante al Tour. Insomma, se il veronese attualmente non è il numero uno mondiale dei velocisti poco di manca. «Eppure qualcuno lo considera ancora un velocista di seconda fascia dice Martinello - e la cosa mi risulta incomprensibile. È vero, alcuni dei grandissimi quest’anno hanno sbagliato tutto quello che era possibile sbagliare ma questo non toglie proprio nulla alla stagione di Elia».
Era dal 2005, dai tempi di Ale Petacchi, che un italiano non vinceva tanto in una sola stagione. Tanta roba, eppure Martinello vede qualcosa in più, nell’immediato futuro del veronese. «La riflessione mi è venuta dopo averlo visto vincere a Darfo Boario ai Campionati italiani - dice - lungo un percorso che davvero poco si addiceva a un velocista, basta guardare l’ordine di arrivo alle sue spalle. E quella vittoria dice che, con una preparazione adeguata e un pizzico di condizione, un ciclista come Elia deve puntare anche a una grandissima classica di primavera: la Sanremo, ovvio, ma anche il Giro delle Fiandre. Se l’ha vinto Sagan può vincerlo anche lui e se uno dei prossimi Mondiali avrà il circuito giusto potrà puntare alla maglia iridata».