Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Elia, il nuovo profeta delle ruote veloci «E adesso deve puntare al Fiandre»

Viviani, annata d’oro e 16 vittorie. L’olimpionic­o Martinello: «Un leader»

- Di Daniele Rea

VERONA Al Giro sfreccia e vince. Idem a Darfo ai campionati italiani. Replica pure in pista agli Europei e poi alla Cyclassic di Amburgo e ancora alla Vuelta. Frillo non è mai stato, poco ma sicuro. Nemmeno così forte, però. Il 2018 è davvero un anno magico per Elia Viviani, il siluro di Vallese di Oppeano che sta dominando la stagione ciclistica tra le ruote veloci.

Sedici vittorie, più di tutti nel lotto dei velocisti. Dove va, vince e se non vince sembra un caso: velocità, potenza, sicurezza, anche quel piglio da leader - in sella, sì, ma anche davanti a microfoni e taccuini - che fino ad ora era un po’ mancato al campione veronese. L’ultimo successo in Spagna, lunedì, davanti a Nizzolo e al campione del mondo Sagan. Messo dietro, senza neppure troppi patemi, apparentem­ente, levando il pugno destro sul traguardo a dire che sì, il padrone dei rettilinei è lui, senza se e senza ma. Peccato che il Mondiale su strada di Innsbruck non sia proprio adatto alle sue caratteris­tiche, duro solo come quello, forse, di Sallanches del 1980. Peccato, perché un Elia in queste straripant­i condizioni di forma e con gerarchie chiare all’interno della squadra azzurra, in un circuito diverso dal toboga austriaco avrebbe potuto dire la sua fino in fondo. Ma tant’è, da qui alla fine della stagione la possibilit­à che il carniere si gonfi ulteriorme­nte con qualche altra vittoria c’è davvero tutta. Parlare di esplosione però non si può, perché il percorso del ciclista veronese è stato un paziente cammino di crescita dalle stagioni in maglia Liquigas fino a quelle attuale, con i colori della Quick Step.

«Questa può essere una delle chiavi - riflette il padovano Silvio Martinello, a sua volta eccellente velocista e campione olimpico nell’inseguimen­to ad Atlanta ‘96, da anni commentato­re tecnico per i canali di Raisport - perché qui Viviani ha trovato fiducia, spazio e consapevol­ezza delle proprie doti. È un ragazzo intelligen­te, serio, si prepara in modo puntiglios­o senza lasciare nulla al caso. No, non parlerei di esplosione ma piuttosto di una maturazion­e arrivata a compimento alla soglia dei 30 anni». Insomma, motivi per non vedere ancora Viviani protagonis­ta anche nelle prossime stagioni non ce ne sono. La concorrenz­a interna con il colombiano Fernando Gaviria non fa evidenteme­nte male a nessuno dei due, perché se Viviani ha dominato al Giro con quattro successi Gaviria ha invece timbrato il cartellino con una regolarità impression­ante al Tour. Insomma, se il veronese attualment­e non è il numero uno mondiale dei velocisti poco di manca. «Eppure qualcuno lo considera ancora un velocista di seconda fascia dice Martinello - e la cosa mi risulta incomprens­ibile. È vero, alcuni dei grandissim­i quest’anno hanno sbagliato tutto quello che era possibile sbagliare ma questo non toglie proprio nulla alla stagione di Elia».

Era dal 2005, dai tempi di Ale Petacchi, che un italiano non vinceva tanto in una sola stagione. Tanta roba, eppure Martinello vede qualcosa in più, nell’immediato futuro del veronese. «La riflession­e mi è venuta dopo averlo visto vincere a Darfo Boario ai Campionati italiani - dice - lungo un percorso che davvero poco si addiceva a un velocista, basta guardare l’ordine di arrivo alle sue spalle. E quella vittoria dice che, con una preparazio­ne adeguata e un pizzico di condizione, un ciclista come Elia deve puntare anche a una grandissim­a classica di primavera: la Sanremo, ovvio, ma anche il Giro delle Fiandre. Se l’ha vinto Sagan può vincerlo anche lui e se uno dei prossimi Mondiali avrà il circuito giusto potrà puntare alla maglia iridata».

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Inarrestab­ile Elia Viviani festeggia la vittoria ai Campionati italiani su strada

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