Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

La favola di Hui He, l’Aida d’Oriente

Carriera inarrestab­ile per il soprano: un disco, il ritorno in Arena, la tournée in Cina

- S.M.D.

Un disco, un ritorno in Arena e una nuova tournée in Cina che le cambia subito la voce per la felicità, quando ne parla.

La carriera del soprano Hui He, veronese d’adozione e voce affermata in tutto il mondo, non conosce sosta. Da poco, registrato al Teatro Ristori con l’Orchestra dell’Arena, è uscito il suo disco, firmato Sony, con l’aria di Verdi. E fra poche ore, l’artista tornerà nel suo palco del cuore per «Aida».

«Il disco è già uscito, sta andando bene e per me è sempre un onore lavorare con l’Orchestra areniana» racconta Hui He, arrivata in città nel 1999, dopo aver vinto una borsa di studio. All’epoca, come ricorda sempre anche il suo primo agente, Giorgio Benati, la ragazza non parlava una parola di italiano. Ma il suo talento e la sua forza di volontà avrebbero superato presto l’ostacolo. «Come ho fatto? Ho imparato la lingua usando l’orecchio, come faccio con la musica. Il dialetto? No, quello ancora non lo so. Ma ho iniziato a conoscere bene i piatti locali, in compenso». Un innamorame­nto schietto, quello di Hui He per Verona: «Questa è una città che trasmette grande tranquilli­tà. Non amo le metropoli, i centri moderni e affollati: a Verona c’è tutto, ma ad una dimensione d’uomo – spiega -. qui ho trovato un ambiente adatto al mio carattere, dentro un miscuglio perfetto di bellezze naturali e culturali». E di ricordi. Come quello dell’incontro con Placido Domingo, a cui fece la «posta» in notturna appena arrivata: «Erano le 1,30 e io l’ho atteso all’uscita dall’Arena, dove si era esibito – racconta -. chiedevo di essere sentita per un provino da lui, ma il giorno dopo doveva già ripartire presto. Mi avevano scelto per Operalia, ma non avevo ancora il visto. Nel 2000 ricevetti l’invito per il concorso, dove arrivai seconda».

Una scalata sempre in accelerazi­one, forse per recuperare il tempo di una vocazione tardiva: «Fin da piccola ho cantato e pensato alla musica – testimonia Hui He -. Ma non riuscivo a concepirne la dimensione da profession­ista. Era un universo lontano da me. Eppure, a 18 anni, cantando a scuola, un’insegnante di matematica mi ha segnalata ad un maestro di canto: questi mi preparò, superai tutti gli esami per il conservato­rio. Da lì mi si è aperto un mondo». Chiedendol­e se abbia più visto quella sua insegnante di matematica, Hui He si commuove: «Proprio quest’anno, il 5 marzo, per il mio ventennale di carriera, mi sono esibita in Cina e ho invitato anche la professore­ssa di matematica per ringraziar­la pubblicame­nte: non la vedevo da 28 anni! Un’emozione fortissima». Un’altra emozione, oggi, Hui He la rivivrà in Arena, tornando ad interpreta­re Aida, «sul palco del cuore, quello più adatto alla sua voce».

E c’è sempre un po’ di paura prima di uscire, anche per un’esperta come lei: «Assolutame­nte. Qualche attimo prima mi sento nervosa, impaurita. Allora comincio a parlare a me stessa, mi rassicuro dicendomi che sto facendo un bellissimo servizio agli altri. E funziona».

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