Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Caso Riondino: Bonisoli lo difende, la Lega attacca
Dopo le critiche del «madrino» a Salvini. La difesa del Pd
Sei ore cresce, sei ore cala. Ma la polemica montata dopo le dichiarazioni del «madrino» della Mostra del Cinema Michele Riondino, alla vigilia dell’inaugurazione della kermesse, non sembra conoscere i ritmi della marea veneziana e resta ancora alta. Certo, dipende chi si interpella.
Il ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli, arrivato al Lido già martedì sera, di area Cinque Stelle, non mostra alcun imbarazzo di fronte al clamore che la frase di Riondino «sono contento di non incontrare Salvini al festival» ha suscitato. «Le frasi di Riondino? Viva la democrazia! Io sono sempre per la democrazia». E pazienza se quelle frasi oltre alla Lega hanno investito i Cinque Stelle? «Ci mancherebbe dice il ministro - sono del parere che ognuno possa esprimere la propria opinione sempre e comunque. E non vedo alcun problema di opportunità, non ha usato il palco della Mostra e ognuno è libero di esprimersi con le parole che crede».
E dire che Salvini «nella speranza di riportarlo sulla retta via», aveva fatto arrivare il messaggio a Riondino che lui l’avrebbe incontrato volentieri: «Sono curioso e testardo e nella speranza di riportarlo su retta via lo incontrerei volentieri».
Parole beffarde in puro stile del ministro, che in Veneto trova a difenderlo il presidente della Regione, Luca Zaia: «Do schei de mona in scarsea no fa mai mal. Questo vecchio e saggio detto veneto significa che nella vita bisogna essere umili e saper anche tacere senza voler sempre fare il primo della classe. Mi dispiace per Riondino per le sue dichiarazioni sul ministro Salvini, ma sarebbe stato lo stesso rispetto a qualsiasi politico senza eccezione alcuna, ha rovinato la sacralità della Mostra. Forse Riondino non sa - aggiunge Zaia - che noi non abbiamo mai politicizzato questa manifestazione e i politici non sono mai saliti sul palco. Non serviva davvero che arrivasse questa persona a violentare il senso vero della Mostra del Cinema».
A ruota con lui anche l’assessore alla Cultura della Regione, Cristiano Corazzari: «Mi spiace che venga utilizzato un palco che dovrebbe vedere arte e cinema come protagonisti, usato per lanciare provocazioni di carattere politico. Se lo incontrassi lo saluterei, io saluto tutti soprattutto gli artisti: li ammiro per quello che esprimono col loro lavoro, meno quando dicono queste cose. Purtroppo il mondo del cinema è molto chiuso ed è autoreferenziale e anche chi non la pensa così si adegua, altrimenti non lo fanno lavorare». Nel frattempo i capigruppo al Consiglio regionale del Veneto Silvia Rizzotto (Zaia Presidente) e Nicola Finco (Lega Nord) hanno presentato alla Giunta regionale una interrogazione a risposta immediata «per conoscere quale sia il cachet del signor Riondino».
La senatrice di Fratelli d’Italia Daniela Santanchè, habitué della Mostra sbarcata ieri pomeriggio con l’immancabile cappello da cowboy: «Riondino ha dimostrato di non avere né stile né educazione né rispetto istituzionale. La sinistra è livorosa. Quando è al governo maschera questo aspetto, quando sono all’opposizione (ma Riondino è elettore Cinque Stelle, ndr) calano la maschera e si rivelano per quello che sono... Comunisti».
Una difesa strenua di Riondino arriva però da Roma, da Anna Ascani, la capogruppo del Pd alla Camera in commissione Cultura: «Quando un rappresentante del Governo di fronte all’espressione di un’opinione politica rinfaccia ad un artista l’utilizzo di soldi “pubblici” c’è da tremare».
È bastato che Riondino dicesse «Salvini non mi rappresenta» che dal governo è partito un fuoco di fila che lo invita a tacere e a non presentarsi stasera all’apertura del Festival.
«Se gli fa tanto schifo questo governo dovrebbe evitare di aprire il Festival» ha detto testualmente la sottosegretaria dei Beni culturali Lucia Borgonzoni (Lega) , mentre Salvini e Zaia hanno invitato Riondino a tacere criticando l’utilizzo dei fondi pubblici. «Peccato – prosegue Ascani - che “pubblici” vuol dire “di tutti”, non vuol dire “del Governo”. E coi soldi pubblici bisogna finanziare chi la pensa come Salvini e chi no, senza distinzioni. Se invece siamo già arrivati all’equazione per cui i soldi di tutti si danno solo agli amici di Salvini (o alla fidanzata) e guai a criticare il Governo forse il pericolo che la nostra democrazia degeneri in qualcosa di diverso è più attuale di quanto pensavamo».
Il ministro Non vedo alcun problema di opportunità, Riondino non ha usato il palco, ognuno è libero di esprimersi con le parole che crede
Santanché Ha dimostrato di non avere né stile né rispetto istituzionale. All’opposizione si rivelano per quello che sono: comunisti
Zaia Ha rovinato la sacralità. Non serviva davvero che arrivasse questa persona a violentare il senso vero della Mostra
Ascani Quando un rappresentante del Governo rinfaccia ad un artista l’utilizzo di soldi pubblici c’è da tremare