Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Io ti guardo, mi vedi?» Quando la luce si spegne e la malattia mentale travolge tutte le famiglie
VENEZIA «Ho avuto paura della malattia mentale perché non ne sapevo nulla. Oggi mi chiedo: dopo di me cosa ne sarà di mio figlio?». La storia di Ida, 74 anni e un figlio malato da venti, è anche quella di Gavina, Edda, Tosca, Bruna, Giuliana e delle tante donne e uomini che ogni giorno convivono con la disabilità dei loro famigliari. Troppo spesso in una condizione di solitudine e invisibilità. Sono loro i protagonisti del cortometraggio «Io ti guardo ogni giorno…ma tu mi vedi?», presentato ieri dall’associazione locale «Lo specchio» — che da vent’anni si batte per l’inserimento sociale di chi soffre di disturbi psichici — nella sede del Municipio del Lido accanto alla scuola intitolata a Franca Ongaro Basaglia, alla presenza della senatrice Boldrini e dell’onorevole Carnevali.
Il progetto nasce da un’idea di Liliana Boranga, giornalista, autrice di libri, documentari e mamma di Francesca che dall’età di sedici anni convive con la schizofrenia. «Quando mia figlia si è ammalata, una sera all’improvviso, io non sapevo cosa fare… Oggi come vent’anni fa non sei mai pronto. L’idea del corto nasce allora dalla voglia di condividere con grande semplicità l’esperienza della malattia e del dolore, per far conoscere “il mostro” della malattia mentale e abbattere lo stigma che l’accompagna. A partire da una considerazione: se io miglioro la condizione del malato e della sua famiglia, miglioro anche la società tutta», commenta Boranga. Le testimonianze si susseguono: «Mio figlio andava molto in discoteca, una sera è tornata a casa con comportamenti maniacali e ossessivi, non sapeva più in che mondo era. Da lì è iniziata la nostra storia...», dice Gavina. «Era notte, una cosa inimmaginabile, l’ho sgridata: cosa fai? le ho detto. La mia era un non capire e non accettare: pensi a una persona bella, diciottenne con tutta la vita da vanti. La mia vita è cambiata, ho mollato l’azienda, solo assistere...», racconta Edda. E per molti dei genitori è stata quasi una liberazione poter descrivere la loro storia. Il documentario diretto da Boranga e Luca Castellaro, verrà distribuito sul territorio — dalle scuole, alle associazioni locali, ai cinema — per approdare in Parlamento il prossimo autunno durante la discussione della proposta di legge 391, che mira ad attuare quei principi della «Legge Basaglia» che ad oggi restano inattuati.
«Chiediamo una vita realmente inclusiva per i nostri figli, fratelli, padri, e dignitosa per noi: da strutture adeguate connesse con la società, a momenti di psicoterapia e di socializzazione, fino ai percorsi di inserimento lavorativo reale. La famiglia dei pazienti va aiutata e supportata per avere una vita dignitosa non solo nel “dopo di noi”, ma anche “durante noi”», conclude la regista.
Le testimonianze
I genitori: cose ne sarà di mio figlio quando non ci sarò più? Il video anche in Parlamento