Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Verso il partito unico, ma la Lega veneta frena
Il segretario Da Re critico. Donazzan: «Io, pronta»
VENEZIA Partito unico del centro destra da tradurre con Lega pigliatutto? La prospettiva fin qui teorica, in queste ore, si fa più concreta. Complice la spada di Damocle dei sequestri sui conti del Carroccio per cui si attende il pronunciamento dei magistrati genovesi il prossimo 6 settembre. Tutto sembra congiurare per un epilogo unitario, una svolta che accolga sotto l’ala del Carroccio - e l’apertura alare è forte di un 30% nei sondaggi - di tutti i reduci della coalizione di centro destra, a partire da Forza Italia. E il Veneto non fa eccezione. «Sono in molti a voler salire sul Carroccio ora» sintetizza Roberto Ciambetti, presidente del consiglio regionale.
E nella sintesi c’è un po’ tutto: la conferma che i movimenti sotterranei (e neppure troppo), le manovre di avvicinamento ci sono già. E però c’è anche un pizzico di diffidenza che la Liga veneta non nasconde affatto. Nicola Finco, capogruppo del Carroccio a Palazzo Ferro Fini non cerca perifrasi: «Ci possiamo allargare, certo, ma a patto che non si diventi il ricettacolo di quei politici locali falliti in cerca di una collocazione».
Nei giorni scorsi si sono fatte più insistenti le voci che davano il neo sindaco di Vicenza, Francesco Rucco, molto vicino alla Lega. L’estrazione di centro destra è la stessa, certo, ma Rucco rivendica con forza la sua scelta di campo in una lista civica: «Ho già avuto un’esperienza in passato nel Pdl, non a caso ho preferito un diverso approccio per il lavoro sul territorio. Se poi ragioniamo in un’ottica nazionale credo che un panorama tripartito - centrodestra, M5s e centrosinistra potrebbe semplificare la vita agli italiani».
Un’altra vicentina, Elena Donazzan, unico assessore regionale di FI (di cui è voce critica da tempo) invece, ha sposato la causa di un partito unico da mesi. E ieri lo ha ribadito: «Il tempo è cambiato, i temi sono cambiati e l’elettorato vuole chiarezza.
Da tempo lavoro a questa semplificazione perché nella testa e nelle scelte elettorali gli italiani vogliono un cambio di passo. Il centrodestra per essere credibile deve rifondarsi». Immancabile la stilettata al suo partito: «Se Forza Italia non capirà che l’interesse nazionale va sopra le risse di maniera contro il governo, che verso l’Europa bisogna mostrare i muscoli, regalerà alla Lega definitivamente quei milioni di elettori che l’ultima volta non ci hanno votato».
Dall’analisi politico-ideologica al più stringente pragmatismo: lo spettro delle posizioni sul partito unico preconizzato da Salvini è molto ampio. Massimiliano Barison consigliere regionale eletto con FI e poi passato a FdI, lo spiega con chiarezza: «Partito unico? Dipende da qual è la legge elettorale. Se il premio di maggioranza andrà al partito e non alla coalizione, allora per battere il M5s non c’è dubbio, serve». E a proposito di ex, per Andrea Bassi, consigliere regionale del Centrodestra