Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Soccorso alpino con i droni, «così limiteremo i rischi»
Quattro droni a disposizione del soccorso alpino. «Daranno un contributo fondamentale nelle operazioni in montagna, limitando i rischi delle squadre di soccorso».
BELLUNO L’innovazione a servizio della montagna. La sperimentazione di quattro droni nel Bellunese da parte del soccorso alpino potrebbe portare ad una svolta concreta. Dice Alex Barattin, delegato del soccorso alpino proprio nelle Dolomiti Bellunesi: «Quella dei droni è una materia in continua evoluzione, sono macchine non gigantesche, ridotte in termini di peso, che daranno un contributo fondamentale alle operazioni in montagna». Si tratta di una prima fase di sperimentazione, che si rifà al progetto «Sherpa», nato con la collaborazione del Cai e il supporto di studi e ricerche universitarie. L’acquisto dei droni e i corsi necessari alla formazione dei piloti sarà finanziato dai quasi 51mila euro dati da Dolomiti Emergency, associazione onlus che ha lo scopo di sostenere e migliorare il modello di soccorso nel territorio montano. Nella prima fase, i droni verranno utilizzati per la ricognizione, con la visualizzazione e la mappatura del territorio. In una seconda fase, verranno invece impiegati macchinari di dimensioni maggiori, in grado di segnalare eventuali ostacoli o portare materiali ai soccorritori durante le operazioni. «L’utilità dei droni – sottolinea Barattin - sta nel dare un aiuto concreto alla squadra , limitandone l’esposizione ai rischi». Il vantaggio in termini di sicurezza e di supporto tecnico sarebbe quindi determinante. Inoltre, per poter pilotare i droni, è necessario possedere un brevetto: i piloti, una volta formati, darebbero alla squadra di soccorso una sostanziale marcia in più, permettendo di valutare in modo accurato le situazioni in zone particolarmente instabili. «Operare è sempre un rischio dice Barattin ricordando le vittime del corpo stesso del soccorso alpino - per questo spero che in un paio di mesi i droni diventino operativi, anche é perché possano fare da stimolo per i soccorritori stessi».