Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Ne avrò 450 da trasferire: poteri speciali contro i troppi no»

- di Andrea Priante

VENEZIA «Gli appalti? Vengono dati agli improvvisa­ti». «Troppi i no dei sindaci all’accoglienz­a dei profughi, servono poteri speciali». Così il prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto.

Prefetto, davvero il bando da quasi sedici milioni di euro per la gestione di Cona rischia di saltare?

«Purtroppo sembra proprio così: la direttiva è nazionale, e quindi riguarderà tutti i bandi non ancora contrattua­lizzati». E ora cosa accadrà? «Edeco, l’ex Ecofficina, continuerà a gestire il centro di accoglienz­a. Probabilme­nte finché non riuscirò a chiuderlo definitiva­mente».

Vittorio Zappalorto, l’ex commissari­o straordina­rio che fu chiamato ad amministra­re Venezia dopo il terremoto dello scandalo Mose e l’arresto del sindaco Giorgio Orsoni, da luglio è tornato in laguna, stavolta nelle vesti di prefetto. È sulle sue spalle, ora, che ricade la gestione dei migranti in una fase delicatiss­ima, con l’inchiesta della procura di Padova che ha ipotizzato la commistion­e tra alcuni dipendenti delle prefetture ed Ecofficina. Tocca a lui spiegare cosa accadrà al più grande centro di accoglienz­a per i migranti del Veneto.

«Facciamo un passo indietro. Edeco gestisce la struttura fin dalla sua inaugurazi­one, nel 2015, ma l’appalto era scaduto e quindi abbiamo fatto un bando, diviso per lotti: quello per i servizi alla persona,, quello per le pulizie, per i pasti e per le forniture di beni… Il lotto principale, relativo ai servizi alla persona dell’ex base militare, l’avevamo assegnato poche settimane fa alla società Nova Facility…».

Sembrava fatta: addio Ecofficina, entrano volti nuovi…

«Invece in questi giorni il Viminale ha comunicato alle prefetture l’intenzione di modificare il capitolato d’appalto per la gestione dei migranti. Un’indicazion­e che riguarda i bandi da adottare e tutti quelli non ancora contrattua­lizzati che coinvolgan­o i grandi hub o l’accoglienz­a diffusa. Per quanto riguarda Venezia, significa che non firmeremo il contratto con la Nova Facility: dovremo revocare la gara, aspettare le indicazion­i sul nuovo capitolato e poi indire un altro bando di gara».

Cosa prevede il nuovo capitolato voluto dal Viminale?

«Non conosciamo i dettagli, ma di sicuro le condizioni economiche cambierann­o sensibilme­nte. Lo Stato probabilme­nte spenderà meno per ciascun profugo».

Nel resto del Veneto quali altri bandi rischiano di saltare?

«Ancora non lo sappiamo: giovedì incontrerò a Treviso i colleghi delle altre province e faremo il punto. Per Venezia le implicazio­ni riguardano esclusivam­ente Cona, che rimarrà affidata a Edeco fino all’aggiudicaz­ione sulla base del nuovo bando...».

Situazione imbarazzan­te, visto quanto sta emergendo dalle inchieste della magistratu­ra…

«Se avessimo potuto firmare il contratto con la Nova Facituto lity, ora ci sarebbe un nuovo gestore...».

L’obiettivo resta quello di chiudere l’hub di Cona?

«Il ministro ha dato questo input: Cona e Bagnoli devono essere svuotate. Tradotto: devo trovare una sistemazio­ne per 450 migranti in un territorio poco incline a questo tipo di accoglienz­a, con tutte le difficoltà che si possono immaginare per chi è chiamato a sistemarli. Questa è la situazione in cui noi prefetti siamo costretti a lavorare da anni...». Che intende dire?

«Che a farne le spese di questo sistema, sono stati soprattutt­o i prefetti e i dipendenti delle prefetture. Per tre anni, dal 2015 al 2017, abbiamo gestito la situazione in modo disperato. Eppure si sarebbe po- evitare, se solo i governi ci avessero fornito gli strumenti adeguati alla straordina­rietà del fenomeno, come fu fatto nel 2011-2013 ai tempi dell’emergenza Nordafrica, quando arrivarono 50mila africani dalla Tunisia e furono accolti senza grandi criticità e conseguenz­e giudiziari­e per chi dovette far fronte all’emergenza».

E invece...

«Invece abbiamo dovuto affrontare oltre 160mila immigrati l’anno gestendoli con strumenti ordinari, come non si trattasse di una vera emergenza: con procedure di gara lunghe e complicate, totalmente sfasate rispetto alle necessità e all’urgenza di provvedere. E se fai delle gare corri il rischio che l’appalto vada anche a gente senza competenza e priva di scrupoli, passata dalla gestione dei rifiuti a quella degli esseri umani senza le adeguate profession­alità ed esperienze».

La fase emergenzia­le degli sbarchi, sembra passata.

«Certo, a giudicare dagli ultimi mesi. Ma ora la Libia è nuovamente in subbuglio: se dovesse ripartire l’ondata migratoria, mi auguro che la governance dell’accoglienz­a venga mutata».

Concedendo poteri speciali ai prefetti, cosa accadrebbe?

«Che i gestori li scegliamo noi, sulla base delle competenze, dei requisiti. Non avrei mai dato l’incarico a soggetti senza esperienze e per questo inaffidabi­li: avrei chiesto una mano alla Croce Rossa, alla Caritas, alle tante Onlus che lavorano nel Veneziano e che sono composte da gente perbene, onesta, che fa questo lavoro per passione e non per i soldi. E poi serve più coesione tra le istituzion­i: non si può ripiombare nella situazione di tre anni fa, quando il governo diceva ai prefetti: “Ci sono 200 profughi da sistemare, ora sono affari tuoi”. Deve essere lo Stato centrale a parlare con i sindaci, in modo da indicare alle prefetture dove distribuir­e i migranti. Questo problema deve essere riconosciu­to come un problema di tutti».

L’ha detto anche lei: nessun sindaco è disposto a trattare…

«Devo sistemare i 450 migranti di Cona e sono curioso di vedere quali aiuti avrò. Dovrò provare a convincerl­i, come hanno fatto tutti i miei predecesso­ri. Ma non ho alcun potere, se non quello della persuasion­e. E così, mi ritroverò ad affrontare amministra­tori che hanno perso fiducia in questo sistema. Li capisco, visto che noi prefetti abbiamo dovuto gestire una situazione a mani nude. E ora veniamo pure infangati…».

Si riferisce all’inchiesta di Padova? Emerge che le prefetture favorivano Ecofficina…

«Si dovrebbe anche dire che all’epoca la pressione che subivamo era altissima. L’ho vissuta a Gorizia e a Udine: bisognava in qualsiasi modo dare un tetto e un pasto a questi migranti. Ho letto le notizie sui giornali e non credo di poter esprimermi sui singoli episodi. Ma so che i prefetti fecero ciò che andava fatto per tutelare le istituzion­i, a cominciare proprio dal ministero dell’Interno. E invece l’impegno profuso ci si è ritorto contro: molti funzionari sono sotto inchiesta. Lo ripeto: noi prefetti abbiamo subito i maggiori pregiudizi dal sistema di accoglienz­a degli ultimi anni».

Vittorio Zappalorto Per anni i prefetti hanno gestito la situazione in modo disperato

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