Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Solito assalto a Medicina «Aumenteremo i posti»
Cinquemila ai test in Veneto, Padova pensa a un nuovo corso
Più di 4600 studenti ai test per l’ammissione a Medicina delle Università di Padova e Verona ma ne passeranno solo 570. Grossomodo uno su otto. Le polemiche sul numero chiuso continuano anche perché mancano molti medici e Padova ha deciso che dal prossimo anno aumenterà i posti. Previsto un nuovo corso.
PADOVA Un sogno per tanti che diventerà realtà per pochi. Sono 4.648 in tutto (2.928 a Padova e 1.720 a Verona) gli studenti che ieri mattina hanno sostenuto il test d’ingresso a Medicina nelle due università del Veneto, e che dunque si contenderanno i 570 posti disponibili (370 a Padova e 200 a Verona). Semplificando un po’, si può dire che in Veneto riuscirà a passare solo un candidato su otto e che gli altri dovranno ripiegare su altri corsi, per poi magari ritentare l’anno prossimo.
In realtà la faccenda è più complicata, perché la somma dei posti in palio comprende sia il corso di laurea in Medicina e chirurgia che quello in Odontoiatria e protesi dentaria, oltre a una piccola quota riservata agli studenti stranieri. Resta il fatto che il numero chiuso non piace, anche perché i medici sono in costante calo e si sente l’esigenza di allargare il reclutamento: ieri a Padova l’associazione Studenti per-Udu ha distribuito una guida al test con le indicazioni per fare ricorso in caso di esclusione, mentre il Sindacato degli studenti ha diffuso un volantino che evidenzia il paradosso del saldo negativo tra camici bianchi in ingresso e in uscita. «La carenza di personale medico che stiamo sperimentando da tempo porterà nei prossimi cinque anni al pensionamento di più di 45 mila medici, senza che ci sia personale sufficiente per sostituirli», dice Caterina Vencato del Sindacato degli studenti.
Paolo Simioni, presidente dell’Ordine dei medici di Padova, la pensa diversamente: «Il problema non è tanto quello di aumentare gli iscritti, quanto quello di garantire il completamento del percorso. Oggi ci sono più laureati che borse di studio per specialità e medicina generale, è da lì che bisogna partire». «Prima va garantita una borsa di studio a tutti i laureati, poi si può rivedere il numero chiuso», gli fa eco Matteo Drigo, rappresentante degli studenti padovani. Intanto a Padova, dove il numero chiuso è invariato da tre anni, qualcosa si sta muovendo e il numero dei posti potrebbe presto salire da 370 a 430. «Stiamo pensando di aprire un corso aggiuntivo in lingua inglese da 50-60 posti - annuncia Mario Plebani, presidente della Scuola di Medicina -. In queste settimane abbiamo sottoposto la proposta ai docenti, anche per fare i conti con le aule e capire dove mettere gli studenti, poi entro fine mese ci riuniremo per raccogliere le impressioni dei dipartimenti e trasmettere la proposta all’Ateneo. Se riusciremo a farlo partire, ovviamente il corso avrà un’offerta formativa elevata e sarà un motivo di orgoglio per tutta la regione».
In attesa di sviluppi, ieri gli aspiranti camici bianchi si sono misurati con le 60 domande del quiz ministeriale a risposta multipla, destreggiandosi tra logica, cultura generale, biologia, chimica, fisica e matematica. A spiazzarli è stata soprattutto la domanda di cultura generale sul significato del termine «frattale» (un oggetto geometrico che ripete la sua forma su scale diverse). «Avevo già provato il test l’anno scorso, ma non l’ho passato e mi sono iscritta a Tecniche di radiologia medica - dice Chiara di Castelfranco -. Voglio fare medicina perché il camice bianco ha sempre il suo fascino. Però sarebbe meglio posticipare la selezione al secondo anno, senza mettere subito un blocco». Anche Perla e Giovanni sono al secondo tentativo: «E quest’anno era anche più difficile - dicono -. Una domanda si basava su un brano tratto da un libro, non era mai successo». Filippo arriva da Chioggia e vuole fare il dentista: «È una passione nata al liceo scientifico - spiega -. Io sono favorevole al numero chiuso, perché prima o poi una selezione arriverebbe comunque».
Rachel è trevigiana e ha seguito un percorso atipico: «L’anno scorso mi sono iscritta a Farmacia senza provare il test di Medicina, ma il corso non mi è piaciuto e ora vorrei cambiare. A parte chimica e logica, il test mi è sembrato facile». All’uscita c’è anche qualche genitore in ansia: «Io e mio figlio siamo venuti apposta domenica da Lecce spiega una mamma -. Lui non ha nemmeno fatto le vacanze per studiare, spero che venga ripagato dei suoi sforzi».