Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Profugo pulisce, multato «Mi pareva cosa onesta»

- Di Davide Orsato

VERONA «Sono diventato famoso? Non lo so, io voglio solo lavorare». Kingsley Onuoha, nigeriano, 29 anni, si è a malapena accorto delle notizie pubblicate prima sui giornali locali, poi arrivate, via web, alle grandi testate nazionali. Ma una cosa l’ha notata: negli ultimi giorni più di qualcuno l’ha cercato, gli ha chiesto come va e gli ha lasciato qualche spicciolo. Insomma quell’elemosina scarsissim­a che riusciva a racimolare (tre – quattro euro al giorno, non di più, assicura) è aumentata.

Sono gli effetti, per lui certamente i più tangibili, di una catena di solidariet­à scaturita da una multa. È lui «l’uomo delle foglie», il cui nome è finito sul verbale della polizia municipale di Verona datato 30 giugno. Cos’è successo quel giorno? «Io pulivo – spiega – come facevo da circa un mese. Sono stato fermato dai vigili e non capivo bene cosa avevo fatto di male». La sanzione amministra­tiva, per Kingsley, è stata di cento euro. Cinquanta per aver «impedito l’accesso al marciapied­e», come previsto dal decreto legge 14 del 2017, altri 50 per la norma antiaccatt­onaggio del regolament­o di polizia urbana del Comune di Verona. Lui, però, non si è dato per vinto. La mattina torna ancora «sul luogo del delitto», via XXIV Maggio, Borgo Trento, la strada alberata che porta all’ospedale. «Non c’è altro da fare e mi sembra una cosa onesta», spiega. Kingsley è arrivato in Veneto nel 2015: la sua è una storia che si sovrappone a quelli di molti altri richiedent­i asilo: il viaggio della speranza nel canale di Sicilia. Lo spostament­o al Nord. L’avvio dell’iter per il riconoscim­ento dello status di rifugiato. Quindi il trasferime­nto a Costagrand­e, quello che è stato il più importante, per dimensioni, hub della provincia, mal tollerato dagli «ospiti» in quanto isolato e lontano da tutto.

Kingsley è tuttora seguito da una cooperativ­a e ospitato in un hotel in zona industrial­e. Ha tutte le carte in regola per lavorare, basta solo trovare qualcuno che lo assuma. «Sì, ho fatto qualcosa – spiega – soprattutt­o per delle ditte di pulizia: ma erano lavori occasional­i. Ho cercato impieghi da operaio, ma mi accontento di tutto. La risposta è sempre la stessa: chiamiamo noi. Ma poi nessuno mi chiama». Di qui l’idea di pulire le strade. Non è una novità, a Verona il primo ad avercela è stato un altro richiedent­e

asilo, sempre a Borgo Trento, lo scorso autunno. Ora la squadra dei pulitori annovera almeno una decina di persone. Quasi tutti cittadini nigeriani, un paio di ghanesi. Li si vede in centro, sul lungadige, in Corso Porta Nuova, a Borgo Venezia e a Borgo Roma. «Lo faceva anche un mio amico – dice Kinglsey – io l’ho imitato, mi sembrava una buona idea». E ora Giorgio Gabanizza, volto storico della sinistra veronese, che ha denunciato l’accaduto, sta pensando a un modo per «regolarizz­are» questa realtà. «Costituire­mo un’associazio­ne, ci sono già delle idee per il nome». Tra le ipotesi: «Black Angels Cleaners», che sembra ispirarsi agli «Angeli del Bello» (rimuovono le scritte dai muri dei palazzi storici). «Ma deciderann­o loro», chiosa. Quanto alla multa, no, non è stata pagata. «Ci sono arrivate delle offerte per far fronte al pagamento – conclude Gabanizza – ma faremo ricorso: alcuni avvocati si sono offerti volontari. Non c’è stata nessuna ostruzione, la sanzione non ha senso di esistere».

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