Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Contro i take away portiamoci dietro il cibo di casa nostra»
VENEZIA «I take away? Sono parte di uno scivolamento verso il basso visibile anche nei supermercati e nei negozi, causato dalla nostra pigrizia. Contro la cucina come prodotto di massa e marchio bisogna essere fieri del nostro patrimonio culturale, tornare alla cucina degli affetti, quella della nonna. Quando sì può portandosi la “schiscia” da casa; seguendo un modello economico che unisca autenticità e semplicità nel caso in cui si voglia aprire un’attività». E’ la «guerriglia» suggerita dal performer ed esperto di cucina Don Pasta, al secolo Daniele De Michele, a fronte del dilagare di genuinità artificiale – soprattutto gastronomica – nel capoluogo lagunare, come altrove nel Belpaese. Don Pasta è a Venezia per presentare il suo primo film, «I Villani», scritto a quattro mani con Andrea Segre, in programma stasera alle 21.30 nelle Giornate degli Autori. Pugliese d’origine ma trapiantato a Roma, De Michele ha una laurea in economia e un master in sociologia del cibo, ed è passato dal fare il dj a raccontare la genuinità della tradizione culinaria del Belpaese, intrecciando cucina e musica. Fino al libro «Artusi remix», dove ha raccolto le ricette casalinghe. «Volevo raccontare cosa fosse importante salvare della cucina italiana tradizionale, nell’epoca in cui la cucina è diventata di moda», spiega. Poi è arrivato il film: «Con Andrea abbiamo capito ben presto di avere un’attitudine simile nel raccontare storie attraverso le persone comuni», prosegue. Il documentario parte da quattro storie archetipiche di «villani» giovani e anziani, uomini e donne, che tengono in vita il patrimonio culturale della cucina italiana. Tra loro c’è Luigina, figlia di mezzadri veneti trapiantata in Trentino, che è tornata per scelta al mestiere dei padri e vende i suoi ortaggi al mercato.