Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Willy Ronis, il fotografo poeta del quotidiano e dei giorni felici
Alla Casa dei Tre Oci una retrospettiva con le opere 1934-1998
«Èuno dei protagonisti della fotografia umanista francese. Umanista: perché sapeva trasformare in poesia tutto ciò che stava sotto traccia al quotidiano». Così Denis Curti, direttore della Casa dei Tre Oci di Venezia, racconta Willy Ronis.
Nome sconosciuto ai più. Ma non le sue foto: a cominciare dall’immagine icona che annuncia la mostra veneziana che da oggi apre al pubblico fino al 6 gennaio prossimo. Uno scatto, rigorosamente in bianco e nero, immortala un uomo e una donna; i due compaiono sul lato sinistro dell’immagine, i volti vicinissimi, quello di lei nascosto e lui di profilo forse a sussurrarle qualcosa di tenero, forse a sfiorarla con le labbra. «Gli amanti della Bastiglia» si stagliano sopra una veduta di Parigi che si apre dalla balconata lavorata in ferro. Willy Ronis non resiste alla tentazione di metterli a fuoco, «al desiderio di riprenderli in atteggiamento incantevole», come scrive lui stesso: «hanno finto di non accorgersene o forse erano felici di offrirmi una testimonianza della loro gioia di amarsi».
È il 1957: in quello stesso anno verrà premiato con la medaglia d’oro alla Biennale di Venezia, quando ancora Ca’ Giustinian faceva una esposizione per soli fotografi. «Willy Ronis. Fotografie 1934-1998», così si intitola la mostra alla Giudecca, rende omaggio al grande artista francese con 120 opere, la retrospettiva più ampia finora realizzata in Italia. Lungo dieci sezioni, vengono messi a fuoco quei lunghi anni di attività, anche se lui alla macchina fotografica ci si è attaccato fin dal 1926 (a 16 anni) e ci rimarrà fino alla morte, avvenuta nel 2009 dopo quasi un secolo di vita.
«Il mio maestro è Bruegel – diceva lui - ma anche Bach per la costruzione e il contrappunto». «Ronis è il fotografo della vita quotidiana, dei giorni felici, delle strade e delle fabbriche di Francia» racconta il curatore, Matthieu Rivallin, della Médiathèque de l’architecture e du patrimoine di Parigi. Ronis è il cantore degli anni Trenta, quando un’intera generazione si infiamma di ideali democratici e di libertà spenti dalla catastrofe dei fascismi e della guerra. È il reporter degli operai, delle chiatte sulla Senna, delle bidonville di Aubervilles. È l’artista che fa della fotografia un’esperienza intima e un racconto corale, spesso doloroso (come le lunghe file di sfollati nelle stazioni, di ritorno dalla guerra o le manifestazioni di minatori a Lens e a SaintEtienne), a volte epico (gli scioperi e le occupazioni delle fabbriche), quasi sempre struggente (i ritratti urbani di Belleville o delle campagne in inverno).
Al centro ci sono sempre donne e uomini, semplici e anonimi, colti in gesti quotidiani come se il fotografo volesse entrare silenziosamente nelle loro vite: due donne che chiacchierano alle Fondamenta Nuove o un operaio dentro un tubo nella fabbrica Lorraine-Escaut; una coppia che si accende una sigaretta al Café Le Bidule o due avvinghiati in motocicletta sul Boulevard Saint-Germain; i ragazzi felici al luna park o le casalinghe olandesi in costumi tradizionali. I suoi reportage fanno il giro del mondo sulle pagine di Regard, Life e Point de vue: ovunque Ronis dispiega il suo sguardo empatico, «pioniere della street photography – come lo definisce Denis Curti – E soprattutto teorico dell’attesa»: aspetta, Willy Ronis, aspetta che tutto sia casualmente perfetto dentro l’inquadratura della sua macchina.
La mostra alla Casa dei Tre Oci, prodotta da Fondazione di Venezia e Civita Tre Venezie, assieme al Jeu de Paume di Parigi (www.treoci.org), ricostruisce questa lunga parabola professionale e umana del maestro francese. E gli dedica anche un intenso programma di attività: gli aperitivi fotografici in collaborazione con Distilleria Nardini (20 settembre, 4 e 18 ottobre, 8 novembre, 13 dicembre), il talk con Gianni Berengo Gardin (27 settembre), fino ai laboratori gratuiti per ragazzi e percorsi guidati per adulti (info@barchettablu.org).
Istantanee
Il cantore degli anni Trenta, reporter degli operai e delle chiatte sulla Senna