Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Ponti, 16 «malati gravi» in provincia Ca’ Corner: lavori per dieci milioni
Monitoraggio della Città metropolitana. Centenaro: a rischio senza Bando periferie
VENEZIA La Città metropolitana fa la prima della classe e, fra le sette Province venete è l’unica a dichiarare che i suoi ponti sono già stati tutti monitorati. E che, ribadiscono i tecnici, non si registra nessuna situazione allarmante. Le buone notizie, però, finiscono qui. Perché il piano di battaglia, per così dire, che avrebbe rimesso a nuovo l’intera rete dei ponti in provincia, è appesa al filo sottile dei fondi del Bando Periferie.
Di fatto è una partita di giro. Le tredici opere monitorate e inserite in buona parte in categoria 1, vale a dire «urgente», nel recente monitoraggio voluto dal Mit, il ministero delle Infrastrutture e Trasporti all’indomani della tragedia di Genova, necessitano di interventi per 9 milioni e 850 mila euro. Il capitolo di spesa, in ultimazione questi giorni, ai Lavori pubblici della Città metropolitana, per il 2019 prevede appunto dieci milioni per i ponti più altri venti per strade ed edifici scolastici.
Un piano possibile solo se da Roma arriveranno i cinquanta milioni del Bando Periferie. In caso i 14 progetti esecutivi che il 14 settembre verranno inviati all’Upi e da lì al Mef (Ministero dell’Economia e delle Finanze) non venissero finanziati, qualcosa delle manutenzioni programmate sui Lavori pubblici potrebbe saltare. Il principio dei vasi comunicanti. Perché a saltare non potranno essere tout court progetti del Bando Periferie visto che, in molti casi, sono in una fase troppo avanzata e coinvolgono soggetti come Rfi e altri privati. Un punto di domanda che rischia di vanificare un lavoro fin qui certosino della Città metropolitana, un lavoro partito ben prima di Genova. Dal 2015 sono stati stanziati 1 milione e 6oo mila euro per il consolidamento statico e il risanamento conservativo di opere impegnative come quella del ponte di Portegrandi che ha richiesto mesi di cantiere. Non basta, sul tavolo c’è un ulteriore finanziamento per lavori già appaltati e un totale di 1,5 milioni su 6 punti critici, tutti nel Veneto Orientale, l’area più bisognosa di cure in assoluto. Si apriranno cantieri sul ponte delle Tre Parade a Quarto d’Altino, su quello di Torre di Mosto lungo la Sp 58, alla Brussa, vicino a Caorle sulla Sp 62, su diversi manufatti lungo la Sp 59 e poi ancora a Fossalta, Sp 72 e sulla Sp 83 Fra San Donà di Piave e Noventa. Già in fase di gara, infine, altri due a Borbiago di Mira e a San Michele al Tagliamento. Nel 2017 sono stati spesi 50mila euro e altri 100 mila per dettagliare gli studi sulla «capacità portante» dei manufatti. «È stato ed è un lavoro lungo e complesso ma necessario – conferma Saverio Centenaro, delegato ai Lavori pubblici della Città metropolitana - iniziato più di due anni fa. Sui ponti che presentavano qualche criticità siamo già intervenuti. Ora la situazione è sotto controllo. Resta da capire, appunto, l’incognita del Bando Periferie».
Con diverse gradazioni di urgenza, restano «malati sotto osservazioni» le decine di ponti degli anni ‘60, soprattutto nel Veneto Orientale, si diceva, in tutto il bacino sud: a Chioggia, Campagna Lupia, Mira, Cavarzere, Fiesso d’Artico, Fossò e Campagna Lupia. I più a rischio sono in totale 16 di cui 10 di competenza metropolitana. In categoria 3, quindi con un livello relativamente basso di urgenza, ci sono anche i principali manufatti di Mestre: rampa Rizzardi, cavalcaferrovia del Terraglio, nuovo cavalcavia superiore dello svincolo di Marghera e cavalcaferrovia di via Trieste. Il problema è pressocché lo stesso ovunque: quelle che in gergo sono le «selle gerber in cemento armato» sono i sostegni delle travi principali dei ponti che, con le vibrazioni e dopo decenni di degrado di calcestruzzo e anime metalliche, rischiano il distacco netto o lo sganciamento delle travi stesse. Non a caso si tratta di una tecnica costruttiva ormai in disuso.