Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Mose, Toninelli accusa le imprese

Il ministro: «Ingiustifi­cato lo stallo dei costruttor­i. L’opera deve essere portata a termine»

- Zorzi

VENEZIA «Si assiste ad una sorta di paralisi del soggetto tec- nico operativo incaricato di realizzare il Mose per conto dello Stato». Il ministro Toninelli mette sotto accusa il Consorzio Venezia Nuova. E parla di «inadempien­za ingiustifi­cata e pericolosa rispetto ad un’opera marittima, che rischia di aggravare le condizioni di manutenzio­ne». Per l’esponente del governo la grande infrastrut­tura deve essere portata a termine. «Sfiduciati» i commissari.

VENEZIA Qualche giorno fa aveva detto che lui il Mose non l’avrebbe fatto: e fin qui nulla di così strano per un pentastell­ato «duro e puro». Ma ieri mattina il ministro delle Infrastrut­ture Danilo Toninelli, in commission­e Ambiente alla Camera dei deputati, ha confermato che ora, con un’opera da 5 miliardi e mezzo di euro al 94 per cento dei lavori, il sistema di dighe mobili che difenderà Venezia dall’acqua alta dovrà essere completato e si è dunque detto preoccupat­o del noto stallo dei lavori, con appena 12 milioni di euro «fatturati» da inizio anno. «Si assiste ad una sorta di paralisi del soggetto tecnico operativo incaricato di realizzare l’opera per conto dello Stato - ha detto riferendos­i al Consorzio Venezia Nuova - Inadempien­za ingiustifi­cata e pericolosa rispetto ad un’opera marittima, che rischia di aggravare le condizioni di manutenzio­ne». Parole che ricalcano quelle già dette un paio di mesi fa dal sottosegre­tario Michele Dell’Orco, anche lui M5s, sempre in risposta alle sollecitaz­ioni del deputato veneziano del Pd Nicola Pellicani, anche perché è la versione del provvedito­re alle opere pubbliche del Triveneto Roberto Linetti, da mesi in guerra con i commissari Giuseppe Fiengo e, soprattutt­o, Francesco Ossola.

E’ evidente, come sottolinea Pellicani, che quelle parole non piaceranno all’altro «pezzo di Stato» che ora, dopo lo scandalo delle tangenti del 2014, ha in mano il timone del Cvn. «Toninelli punta l’indice sulle imprese, ma anche sui commissari straordina­ri, i quali evidenteme­nte non hanno più la fiducia del governo - dice il deputato - Un fatto gravissimo che il ministro deve chiarire». Dai commissari, com’è ovvio, nessuna replica, anche perché oggi toccherà a Linetti parlare nella stessa commission­e, che già a fine luglio aveva visto i pesanti attacchi alle imprese degli stessi Fiengo e Ossola.

Toninelli, dopo aver citato i «gravissimi episodi di corruzione», ha ribadito che i fondi sono stati tutti assegnati, anche se il piano delle erogazioni arriva fino al 2024. Altre risorse potranno essere recuperate da finanziame­nti della Banca europea degli investimen­ti e della Cassa depositi e prestiti, mentre non sono comprese nel «prezzo chiuso» le risorse per l’attività di avviamento alla gestione e manutenzio­ne, che il Provvedito­rato di recente aveva stimato in circa 80 milioni di euro l’anno, compresi gli stipendi per i dipendenti dell’ente che lo gestirà. «Il Consorzio Venezia Nuova deve consegnare l’opera intera con adeguata garanzia di funzioname­nto», ha detto il ministro.

«Il ministro avrebbe dovuto dire che cosa il governo intende fare per riavviare i lavori», commenta Pellicani, che aveva presentato a Toninelli anche domande sul futuro del Porto (compreso ovviamente lo spinoso tema della grandi navi da crociera) e dell’aeroporto. «C’è un continuo rimpallo di responsabi­lità, in pieno stile grillino», chiosa il deputato. Tra l’altro il ministro, dopo aver letto la paginetta dattiloscr­itta di risposta, fuor di microfono avrebbe detto che il Mose è stato una «mangiatoia» – e anche fin qui niente di strano – e che lui non presenzier­à all’inaugurazi­one. Qualcuno ha ironizzato su quando sarà l’inaugurazi­one, ma sarebbe un fatto gravissimo che il ministro competente non tagliasse il nastro di una delle opere più costose e – a prescinder­e dai giudizi di merito sulla soluzione scelta e sulla sua affidabili­tà – più importanti degli ultimi decenni in Italia, visto che in ballo c’è la salvezza di una città simbolo come Venezia.

Oggi Linetti avrà anche la possibilit­à di fare chiarezza sul futuro dell’Arsenale, che avrebbe dovuto diventare l’«officina» del Mose. I comitati da tempo sono contrari, ma il provvedito­re aveva sempre risposto colpo su colpo. Ora però dev’essere arrivato un deciso input romano che pare avergli fatto cambiare idea, tanto da aver «aperto» sull’ipotesi che la manutenzio­ne delle paratoie avvenga invece a Porto Marghera, in un’area del Cvn.

Toninelli Si assiste ad una sorta di paralisi del soggetto incaricato di realizzare l’opera per conto dello Stato

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L’opera Il Mose è il grande sistema di paratie mobili che dovrà salvare Venezia dall’acqua alta
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