Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«L’autonomia? Per ora solo confusione»

- Ma. Bo.

Una proposta «confusa», PADOVA basata su idee «pasticciat­e». All’indomani del confronto tra Luca Zaia ed Erika Stefani organizzat­o al Bo di Padova dall’associazio­ne PadovaLegg­e, il Pd manovra a tenaglia accusando governator­e e ministro di non aver chiarito a dovere tempistica e percorso dell’autonomia.

La vicecapogr­uppo alla Camera Alessia Rotta taccia Zaia di miopia perché «mentre si rallegra delle rassicuraz­ioni date da Stefani non vede le continue penalizzaz­ioni inflitte al Veneto dal governo, dal blocco dei fondi per le periferie ai salvataggi dei Comuni di Napoli e Catania». E Roger De Menech, pure deputato, rincara: «La giunta regionale tace sull’ipotesi di bloccare le infrastrut­ture strategich­e, prima tra tutte il quadruplic­amento della ferrovia tra Verona e Padova, unica opera che potrebbe allentare la congestion­e dell’A4. Forse sarebbe più utile influenzar­e il governo affinché usi meglio le risorse dei contribuen­ti».

E se Antonio De Poli, senatore dell’Udc, assicura che «il centrodest­ra è un marchio di garanzia per la partita dell’autonomia», a colpire particolar­mente duro è il capogruppo dem in consiglio regionale Stefano Fracasso, presente in sala lunedì sera, tra gli applausi convinti dei leghisti in platea: «Nell’aula magna del Bo, simbolo del pensiero libero e illuminato, è risuonata solo una gran confusione – attacca -. Tutto sembra fatto, ma non si sa come. Il modello Bolzano è stato richiamato dal professor Bertolissi in nome del principio di uguaglianz­a tra i cittadini, ma non si capisce se ciò significhi che il Veneto deve diventare come Bolzano, e in quel caso i dipendenti della Regione diventereb­bero 39.000, più di quelli della Sicilia, o viceversa Bolzano come il Veneto. Abbiamo ascoltato affermazio­ni strampalat­e come i 15 miliardi di residuo fiscale evocati da Zaia, cifra che non ha retto a nessuna analisi scientific­a seria. E poi abbiamo appreso che si arriverebb­e a trattenere 9/10 delle tasse attraverso la spesa storica e i costi standard: una contraddiz­ione in termini. Né la preintesa firmata con il governo Gentiloni, né il testo di legge delega circolato in estate contiene riferiment­i ai 9/10». E ancora, sulle materie: «Verranno trasferite tutte e 23 ma solo dopo vedremo quali tenere e quali no, secondo Zaia. Nessuna valutazion­e di opportunit­à, di congruità rispetto alle reali esigenze di sviluppo e di governo del Veneto. Ci prendiamo le competenze sul credito e il risparmio, dopo il fallimento delle banche venete?». Fracasso chiude quindi con una stoccata all’università: «Può vantare un Centro Studi Regionali intitolato a “Giorgio Lago”, spero la prossima volta possa offrire un confronto davvero serio e approfondi­to sulle prospettiv­e istituzion­ali, gli impatti finanziari, le opportunit­à e i rischi di un’autonomia che va gestita con intelligen­za e non distribuit­a con pressapoch­ismo».

Fabio Pinelli, avvocato e presidente di PadovaLegg­e, ricordando che nella cornice bipartisan dell’associazio­ne hanno parlato figure come Violante e Bertinotti, si dice invece soddisfatt­o della riuscita del dibattito, «un momento estremamen­te costruttiv­o da cui è emerso in modo lampante l’impegno ad incardinar­e il percorso autonomist­a nell’articolo 5 della Costituzio­ne, rispettosi del principio di unicità e indivisibi­lità della Repubblica. Il tentativo è quello di dar vita ad un regionalis­mo differenzi­ato che faccia del Veneto un modello di efficienza nel contesto nazionale. Occorre il giusto equilibrio - conclude Pinelli - perché se è vero che l’Italia non può reggersi su qualcuno che dà sempre e qualcuno che prende e basta, è altrettant­o vero che il venir meno della solidariet­à nazionale significhe­rebbe il venir meno del Paese stesso».

Pinelli La Lega ora riconosce la solidariet­à nazionale e l’unità della Repubblica

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