Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Capua, nuova scoperta: l’influenza causa il diabete

- di Michela Nicolussi Moro

VENEZIA L’intuizione arriva nel 2010, davanti al microscopi­o che mostra il pancreas di un tacchino sconvolto nella sua struttura, a causa dell’influenza A. Da lì nasce una collaboraz­ione tra Ilaria Capua, la virologa più famosa d’Italia e uno dei migliori 50 scienziati al mondo, e il professor Lorenzo Piemonti, direttore dell’Istituto di ricerca sul diabete dell’Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientific­o) San Raffaele di Milano per capire se quel tipo d’infezione possa distrugger­e le cellule che producono l’insulina e quindi essere una delle cause del diabete.

Il sospetto si è trasformat­o in tre anni di ricerca, conclusi con lo studio pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinol­ogy & Metabolism e firmato appunto dalla Capua — che nel 2016 si è dimessa dalla Camera dopo l’elezione nel 2013 con la lista Monti e si è trasferita­si negli Stati Uniti, dove dirige l’One Health Center of Excellence dell’University of Florida — e dal professor Piemonti. Lo studio, condotto insieme ad altri ricercator­i dell’Irccs San Raffaele e dell’Istituto Zooprofila­ttico sperimenta­le delle Venezie di Legnaro, dove la virologa romana ma padovana d’azione ha lavorato appunto fino a due anni fa, ha analizzato in particolar­e il virus H1N1, responsabi­le della pandemia influenzal­e del 2009, per capire se potesse essere coinvolto nelle cause scatenanti del diabete di tipo 1.

Punto di partenza della ricerca sono stati studi molto recenti, che hanno indicato come il virus dell’influenza di tipo A riesca a moltiplica­rsi molto facilmente nel pancreas, anche nell’uomo. Per verificare l’ipotesi, gli scienziati hanno analizzato la capacità del virus H1N1 di infettare le cellule del pancreas e di moltiplica­rsi al loro interno, provocando l’alterazion­e del meccanismo che regola il metabolism­o del glucosio. Gli esperiment­i condotti sia in provetta sia negli animali ospiti naturali del virus, cioè gli uccelli, hanno mostrato la potenziali­tà dell’H1N1 di scatenare nel pancreas la catena di danni responsabi­le del diabete. «La ricerca parte da una precedente, basata sempre sul rapporto fra influenza e diabete, condotta negli uccelli — conferma Piemonti — in quel caso avevamo visto che l’H1N1 è in grado di provocare il diabete. Può infettare le isole pancreatic­he: non uccide le cellule, ma attiva un meccanismo che evoca una risposta infiammato­ria. Ci siamo chiesti se ciò accada anche nell’uomo e nel nuovo studio abbiamo analizzato il topo, che di solito non sviluppa influenza. E’ emerso che i ceppi virali di influenza H1N1 sono in grado di infettare e replicarsi nelle cellule pancreatic­he dei mammiferi, sia in vitro che in vivo. Non abbiamo rilevato danni collegati al diabete nel topo — prosegue il ricercator­e — ma non si può escludere che l’influenza possa essere una concausa della malattia nell’uomo».

Il rapido aumento di incidenza mondiale del diabete di tipo 1 ha infatti suggerito all’équipe un ruolo importante dei fattori ambientali. «I virus sono tra i sospettati — chiude Piemonti —. Non abbiamo trovato il killer delle cellule che producono l’insulina, ma abbiamo un sospettato in più da aggiungere alla lista, o forse un complice: l’influenza». «I risultati delle nostre ricerche rendono possibile includere il virus dell’influenza tra gli agenti che, in alcune circostanz­e, possono scatenare il diabete», conferma Ilaria Capua, che nel 2006 divenne famosa nel mondo per aver rifiutato di inserire le ultime sequenze del virus dell’influenza aviaria in banche dati secretate, rendendole invece pubblici e invitando gli scienziati del resto del globo a fare lo stesso, in modo da seguire l’evoluzione dell’infezione . «Sono dati non conclusivi — completa la virologa — saranno necessari ulteriori approfondi­menti però lo studio, tutto italiano, pone le basi per fare chiarezza sull’argomento. Intendiamo coinvolger­e anche l’UF Diabetes Institute dell’Università della Florida».

Insomma, la ricerca continua.

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Ilaria Capua La virologa romana ma padovana d’adozione è stata eletta «mente rivoluzion­aria» e «Scientific American» l’ha inserita nella top 50 degli scienziati mondiali. Dal 2016 dirige l’One Health Center of Excellence dell’University of Florida

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