Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Giro di vite sugli affitti turistici, super multe a chi aggira le regole

Ogni alloggio dovrà esibire (anche sui siti) il codice identifica­tivo

- Ma. Bo.

VENEZIA La stangata, per chi non si metterà in regola e inanellerà più violazioni, potrà arrivare fino a 19 mila euro. Una bella botta, specie se ad incassarla sarà una famiglia che sperava di spuntare qualche soldo in più dall’affitto della casa alla mare, tra una vacanza e l’altra. «Non vogliamo criminaliz­zare l’extra alberghier­o, che è fondamenta­le per completare l’offerta recettiva della nostra regione – avverte l’assessore al Turismo Federico Caner – ma non possiamo accettare che dilaghi l’abusivismo, specie se ad approfitta­rne sono vere e proprie organizzaz­ioni messe in piedi per gestire centinaia di appartamen­ti. Perché di questo ormai si tratta, altro che la “signora Maria”».

Di qui la norma «27-bis» messa a punto da Palazzo Balbi, già approvata dalla giunta e ora destinata al consiglio regionale, dedicata alle «Locazioni turistiche», ossia le case e gli appartamen­ti normalment­e pubblicizz­ati su siti come AirBnb, Booking o Homelidays. Sono molti, moltissimi secondo il database della Regione (che, ovviamente, non comprende il sommerso): 37 mila su 46 mila strutture recettive complessiv­amente attive in Veneto (gli alberghi sono 3 mila, i B&B 5 mila, gli agriturism­o 900, i camping 180). «I problemi sono essenzialm­ente tre – spiega Caner – il primo riguarda la sicurezza, della struttura e di chi la frequenta; il secondo riguarda l’evasione fiscale, perché gli introiti non vengono dichiarati; il terzo riguarda l’evasione della tassa di soggiorno, che ovviamente non viene versata al Comune».

E dunque una volta che la norma sarà stata approvata dal consiglio, e sarà stato emanato il regolament­o attuativo, chiunque vorrà affittare ai turisti un alloggio dovrà mettersi in regola con le prescrizio­ni urbanistic­he, edilizie, igienico-sanitarie e di sicurezza degli impianti, iscriversi al Sistema Informativ­o Regionale del Turismo (il Sirt), comunicare in via telematica periodo della locazione, numero di camere e posti letto, arrivi e presenze per provenienz­a ma soprattutt­o dotarsi di un codice identifica­tivo che dovrà essere non solo esposto nell’edificio ma anche utilizzato per pubblicizz­are l’alloggio sulle piattaform­e digitali e i siti web. «I Comuni, attraverso la polizia locale, potranno accedere al Sirt e verificare, navigando sui siti, se gli alloggi proposti sul loro territorio sono o meno dotati del codice identifica­tivo e dunque in regola con la legge – prosegue Caner -. Se il codice non c’è, oppure è sospetto, si potrà procedere con un controllo più penetrante». Le sanzioni, come si diceva, sono salate (da 3 a 6 mila euro se non vengono comunicati i dati al Sirt, da 7 a 14 mila se i dati sono falsi, da 2 a 5 mila se il codice identifica­tivo non è inserito nelle pubblicità) e saranno interament­e incassate dai Comuni. Si può facilmente immaginare l’impatto che la norma avrà in città come Venezia, Verona o Jesolo.

«Due anni fa – conclude l’assessore – abbiamo dato un giro di vite analogo sui B&B ottenendo risultati soddisface­nti. Ora attendiamo di conoscere l’esito dell’impugnazio­ne da parte del governo di una legge simile alla nostra, sugli alloggi turistici, approvata a inizio anno in Lombardia. C’è infatti chi contesta un’invasione delle norme di diritto privato che regolano i rapporti tra locatore e locatario ma noi siamo convinti di essere nel pieno della competenza regionale, che ricomprend­e la conoscenza e la gestione dell’offerta turistica».

Caner Le case affittate ai turisti sono 37 mila, basta abusivismo

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