Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Procuratie lavori fra 2 anni Sede di attività benefiche
Stanno studiando planimetrie, murature e impianti, approfondendo ogni dettaglio. Obiettivo: predisporre il progetto di restauro della sede storica delle Generali in piazza San Marco. A un anno dall’annuncio del ritorno della compagnia assicurativa negli spazi delle Procuratie Vecchie, ieri l’ad Philippe Donnet è tornato a parlare del recupero di quelli che un tempo erano gli uffici della società e lo ha fatto a San Servolo, alla Venice international university, che ieri festeggiava l’apertura dell’anno accademico. Ospite d’onore, Donnet con una Lectio magistralis concentrata sui lavori e su cosa arriverà alle Procuratie. Al momento, è in corso un tavolo di lavoro che riunisce tutti i soggetti coinvolti nel restauro e che ha il compito di redigere il progetto, affidato da Generali all’archistar David Chipperfield, che porterà all’apertura dei cantieri. «Si tratta di un progetto molto importante sia per l’investimento che per la qualità, ma soprattutto per la città — ha spiegato Donnet — Ci sono complessità tecniche ed amministrative che ci hanno portato a coinvolgere in un bureau Generali e tutti gli enti e le istituzioni interessanti». Generali possiede quasi tutta l’ala delle Procuratie Vecchie (152 metri di lunghezza con un portico di 50 arcate) e restaurarle non è semplice: gli edifici Cinquecenteschi sono vincolati per il loro valore storico e monumentale e, quindi, non può essere trascurato alcun dettaglio. «Per l’avvio dei cantieri potrebbero volerci due anni di attesa — ha sottolineato — meglio se saranno meno ma non ci preoccupa se saranno di più, l’importante è andare avanti». Generali porterà qualche ufficio di rappresentanza nelle Procuratie e ci sarà uno spazio destinato al Comune, ma si tratta solo di una piccola porzione dell’immobile, che sarà prevalentemente occupato da attività benefiche e di solidarietà. È il progetto «Human safety net», ideato proprio dalla società assicurativa, che intende creare opportunità di vita per bambini nati in situazioni svantaggiate, di aiutare i rifugiati a creare aziende e start-up e, infine, di salvare i neonati dalle conseguenze dell’asfissia. «Non vogliamo fare carità ma fare la differenza», ha concluso Donnet.