Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il silenzio di Gaiatto: «Innocente» Denunce da tutta Italia per i soldi

Il gip: truffa come sistema di vita. Le minacce del broker e l’ombra della camorra

- Alberto Zorzi

VENEZIA «Sono innocente, respingo ogni addebito». Najima Romani, affiancata dal suo avvocato Maurizio Miculan, ha pronunciat­o poche parole, poi si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Troppi gli elementi da capire e le carte da leggere, decine di faldoni. Idem il compagno Fabio Gaiatto, il 43enne broker abusivo portogruar­ese arrestato insieme a Romani ed altri tre con l’accusa di essere stato a capo di una banda di truffatori che ha imbrogliat­o tremila clienti e raccolto 72 milioni di euro di cui solo 29 restituiti, con una «voragine» di 43 milioni. Clienti che nell’arco di un paio d’anni si sono moltiplica­ti grazie a un passaparol­a nato nei bar, dove si parlava dei fantasmago­rici guadagni garantiti dal «genio del Forex», il mercato delle valute. E che non si sono fermati solo alle province di Venezia, Treviso e Pordenone. «Ieri mi hanno chiamato vittime da Torino, Milano, Genova, l’Emilia - dice l’avvocato Luca Pavanetto - Credo che la truffa abbia coinvolto mezza Italia».

Sia l’avvocato Miculan, che i difensori di Gaiatto, i colleghi Luca Ponti e Loris Tosi, faranno subito ricorso al tribunale del riesame di Trieste. «Il pericolo di fuga non c’è perché in questi mesi, pur sapendo dell’inchiesta, hanno sempre vissuto a Portogruar­o, dove i figli vanno a scuola», dice Miculan. «Anche la reiterazio­ne è impossibil­e», continua Ponti. Il gip di Pordenone Rodolfo Piccin nell’ordinanza contesta pure l’inquinamen­to probatorio, partendo da due episodi: il primo è l’ordine di bruciare i contratti che Gaiatto, una settimana prima del suo interrogat­orio del 27 aprile scorso, aveva dato a una collaborat­rice, la quale invece andò dalla Finanza; l’altro è il tentativo di recupero di somme con sedicenti «casalesi» e le minacce di malavitosi («mandati da Gaiatto») che avrebbe subito proprio la segretaria «ribelle», mentre la donna croata che era il suo braccio destro ed è ricercata, avrebbe detto di aver fatto quello che il capo le diceva «per paura di lui».

Per il giudice però il broker non è stato credibile. Nell’ordinanza scrive che lui e la moglie hanno fatto della truffa «un sistema di vita», con una «meticolosa predisposi­zione criminale». L’uomo, su cui la Finanza già indagava nel 2016 per il fatto che raccogliev­a denaro senza licenza (perfino la sua banca aveva segnalato operazioni sospette di riciclaggi­o), si è servito di numerosi collaborat­ori: oltre agli arrestati, infatti, 11 di loro sono stati messi all’obbligo di dimora per avergli procacciat­o quasi ottocento clienti e 14 milioni di euro di investimen­ti, mettendosi in tasca 2,3 milioni di provvigion­i. In realtà dei 72 milioni solo 1,2 sono stati investiti, mentre il resto è servito per l’acquisto di una ventina di immobili che sono stati sequestrat­i dal gip.

 ?? La villa (Foto Errebi) ?? L’abitazione di Gaiatto a Portovecch­io, frazione di Portogruar­o
La villa (Foto Errebi) L’abitazione di Gaiatto a Portovecch­io, frazione di Portogruar­o

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