Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Padova, a fuoco la chiesa degli africani. «Qui non ci vogliono»
PADOVA Un tendone bianco e una cinquantina di banchi e panchine sono andati completamente a fuoco nella notte tra domenica e lunedì a Terranegra, un quartiere a est di Padova. Si tratta di una struttura usata da credenti stranieri provenienti da Camerun, Costa d’Avorio, del Congo, tutti cristiani francofoni, che in quel fazzoletto di terra dietro alla chiesa si trovavano a pregare, a sentir messa, ogni tanto a festeggiare un compleanno la sera. Quando le fiamme hanno divorato panche e tendone non c’era nessuno fortunatamente, se ne è accorto qualcuno che abita in zona e che al levarsi delle fiamme ha chiamato i vigili del fuoco. Sul posto sono giunti anche gli agenti delle Volanti della questura di Padova. Gli investigatori non si sbilanciano sulla matrice del gesto, ma chi frequenta ogni giorno quel posto stenta a credere che si tratti di un caso. «Non ci sono generatori, o centraline, non c’era nulla di elettrico che potesse incendiarsi da solo sotto quel tendone – spiega Emeric Lappi, consigliere della folta comunità di stranieri che si raduna lì per pregare ogni domenica – o è stata autocombustione, o qualcuno ha dato fuoco alla nostra chiesa». Le accuse di matrice razzista sono pesanti ma Lappi ne è più che convinto. «Non ci vogliono bene qui attorno, chi abita qui vicino ci manda la polizia ogni volta che ci incontriamo – spiega – noi oltre a pregare e a stare un po’ in compagnia non facciamo male a nessuno». Stesse parole quelle di Patriche Nitchev, anche lui del gruppo degli assidui religiosi che avevano fatto di quel tendone e di quella struttura un punto di ritrovo importante anche per i bambini, costruito anche con la buona disponibilità della parrocchia di Terranegra. Eppure adesso certi sguardi strani, e le scaramucce con i vicini sembrano prendere tutta un’altra piega. «Fortunatamente non eravamo qui l’altra sera, e ieri mattina ci ha chiamato padre Desiree, della comunità francofona di Terranegra, per avvisarci di quanto era accaduto, è chiaro che qualcuno ha commesso un gesto orribile contro di noi» conclude Nitchev. (r.pol.)