Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
BANCHE, VIA ANCORA IN SALITA
Che 560 risparmiatori, di cui 350 delle ex banche venete, possano sperare di essere ristorati entro un termine ragionevolmente breve è senza dubbio una buona notizia. Dunque qualcosa si muove. O almeno così pare.
I quotidiani di questi giorni hanno riferito dell’iniziativa assunta dal Governo in relazione al decreto Milleproroghe, nel quale sono contenuti anche gli emendamenti alla Finanziaria 2018: e proprio lì sono inserite le novità per i risparmiatori.
Si conferma la retromarcia, quindi, rispetto al testo di decreto attuativo che era stato messo a punto dal governo Gentiloni. È certamente positivo che, rispetto a quel precedente testo, si sia abbandonata l’idea di procedere ai rimborsi sulla base di un – non meglio identificato – ordine cronologico: e cosa poteva mai significare?
Pare quantomai ragionevole, inoltre, che s’intenda ora recuperare il buon lavoro svolto dall’Arbitro per le Controversie Finanziarie: ciò nel senso che le decisioni assunte da quell’organismo vengono nel nuovo testo prese a riferimento per un rimborso che tuttavia è limitato al 30% e con un tetto massimo di centomila euro.
A margine, si noti che l’idea di attribuire la competenza a conoscere dei danni subiti dai risparmiatori all’Autorità Nazionale Anticorruzione sembra dunque superata.
Econ essa forse anche accantonata una certa diffidenza che sembrava più in generale maturata nei confronti di Consob, di cui l’Arbitro per le Controversie Finanziarie rappresenta un’articolazione. A conti fatti, in termini di soddisfazione economica, l’esito per i risparmiatori sarà piuttosto modesto. Occorre peraltro tener conto che con questo meccanismo parrebbero definitivamente polverizzati i risparmi di coloro che avessero acquistato le azioni prima di 10 anni, il tempo che segna il termine di prescrizione. Siamo tutti consapevoli di dare questo taglio? Ma non è sugli aspetti economici e di budget che intendiamo qui portare l’attenzione: si può ben comprendere che il reperimento dei fondi necessari per dar vita a un’operazione di ristoro di così ampie dimensioni richieda tempi medio-lunghi. Quel che invece preme sottolineare è la necessità che la soluzione – qualunque soluzione! – che s’intenda mettere in campo ha il dovere di rivelarsi giuridicamente inattaccabile. Qui si gioca il confine tra la battaglia sul piano finanziario (id est occorrerà che la politica trovi nuovi fondi) e quella sul piano giuridico (id est bisogna che la legge sia ben congegnata): più esplicitamente, intendiamo dire che il meccanismo risarcitorio che sarà sperimentato sui primi 560 risparmiatori deve risultare replicabile in maniera ineccepibile per tutti gli altri risparmiatori vittime di misselling. E ciò senza correre il rischio di intoppi, di disparità di trattamento o di malaccorte dimenticanze. Ebbene, una vera ponderazione generale del quadro normativo; una profonda comprensione delle molte variabili in campo; più in generale, una strutturazione robusta di un sistema di superamento del più gigantesco disastro giuridico-finanziario degli ultimi decenni per il Nordest: tutto questo è ora richiesto. E non si può dire che ancora questo vi sia nel Milleproroghe.
Certo, la notizia che qualcosa si muove, almeno, lascia accesa la speranza.