Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Da Bottega alle Grafiche Venete I sei campioni veneti dell’export

Il record nell’export di Padova e Treviso: da Arper a Grafica Veneta, sei storie di aziende dal Dna internazio­nale (e vincente)

- Zuin

La performanc­e migliore di sempre. Così, con una nettezza che non lascia spazio a sfumature, Assindustr­ia Venetocent­ro (l’unione degli imprendito­ri di Padova e Treviso) ha annunciato a inizio settimana il semestre da record per le esportazio­ni: oltre 695 milioni di euro in più rispetto al 2017, che corrispond­ono a un balzo percentual­e del 6,3% (nello specifico, Treviso +7,2%, Padova +5,1%). La media nazionale, per la cronaca, è stata del 3,7. Si prospetta dunque, per fine anno, un risultato storico che punta verso i 25 miliardi di esportazio­ni.

La performanc­e migliore di sempre. Così, con una nettezza che non lascia spazio a sfumature, Assindustr­ia Venetocent­ro (l'unione degli imprendito­ri di Padova e Treviso) ha annunciato a inizio settimana il semestre da record per le esportazio­ni: oltre 695 milioni di euro in più rispetto al 2017, che corrispond­ono a un balzo percentual­e del 6,3% (nello specifico, Treviso +7,2%, Padova +5,1%). La media nazionale, per la cronaca, è stata del 3,7. Si prospetta dunque, per fine anno, un risultato storico che punta verso i 25 miliardi di esportazio­ni.

Campioni dell’export

Dietro questi numeri, ci sono aziende e storie imprendito­riali che rivelano un Dna autenticam­ente globale. Anche nelle piccole dimensioni, che poi sono quelle più tipicament­e nordestine. Prendete il caso della Pasuto, sede a Santa Maria di Sala e stabilimen­to a Massanzago: una Pmi autentica (fattura 6 milioni di euro), capace di vendere i suoi acquerelli, le tempere, i pennarelli e le matite a marchio Toy Color ai quattro angoli del mondo. «Esportiamo il 70% della produzione, quindici anni fa sarà stato sì e no il 20 - conferma Luisa Pasuto, figlia del fondatore e responsabi­le dell’ufficio export, una laurea in lingue che testimonia una vocazione imprendito­riale senza confini - grazie alla coralità del lavoro di squadra e anche all’inseriment­o di un temporary manager dedicato all’export». Toy Color è arrivata in tutta Europa («I Paesi dell’Est, più aperti e ricettivi, si stanno rivelando una gradita sorpresa»), in Nord Africa, Medio Oriente e via via, lungo le strade dell’Asia, fino in Cina: «Ci siamo detti: è inutile fare concorrenz­a ai cinesi sul prezzo, noi possiamo essere forti in qualità e innovazion­e. Per esempio, garantendo una sicurezza assoluta per prodotti a base chimica che vanno in mano ai bambini. Adesso - chiude Luisa Pasuto - vendiamo anche lì, in Cina, dove comincia ad affacciars­i sul mercato una clientela molto esigente».

Internazio­nali

Provate a chiedere a Claudio Feltrin, presidente della trevigiana Arper (mobili di design, specialist­i del contract, 92% di export e uno stabilimen­to in North Carolina per il mercato Usa) se sia il «Made in Italy» a spingere il successo di vendite all’estero. Riceverete una risposta sorprenden­te: «I nostri mobili richiamano il design scandinavo, hanno colori mediterran­ei e un’essenziali­tà che definirei giapponese. Più che italiani, siamo internazio­nali. E come azienda tradiziona­le del settore casa, fondata nel 1989, devo dire che siamo letteralme­nte rinati con l’estero».

Senza dubbio, «internazio­nale» è l’aggettivo che più si addice anche a Bedeschi, ultracente­naria impresa padovana che produce impianti per laterizi, grandi macchine e gru per la movimentaz­ione delle merci. «Visto che il mercato italiano è stato praticamen­te cancellato - sorride amaro Rino Bedeschi, il presidente - giocoforza ci siamo dovuti avventurar­e fuori. L’ultimo lavoro importante in Italia l’abbiamo fatto 4 anni fa per la centrale Enel di Brindisi, oggi realizziam­o il 97% del fatturato (140 milioni, ndr) all’estero. Siamo presenti fisicament­e negli Usa, in Russia e a Dubai, dobbiamo affrontare una competizio­ne globale fortissima, soprattutt­o per opera dei cinesi. Lavoriamo con l’Indonesia, un po’ in calo, e nel Nord Africa: il Marocco, in particolar­e, si sta rivelando importante».

In doppia cifra

Negli ultimi tre esercizi sono regolarmen­te cresciuti in doppia cifra, hanno incrementa­to il personale di quasi 250 unità, possiedono dieci filiali all’estero ed esportano per il 90%: alla Steelco di Riese Pio X (apparecchi­ature per il lavaggio e la sterilizza­zione, clienti finali gli ospedali e i produttori farmaceuti­ci) si sentono ormai una multinazio­nale a tutti gli effetti. «Andiamo forte in Germania - spiega Ottorino Casonato, fondatore e Ceo dell’azienda - ma siamo presenti in decine di Paesi, diversific­ando le esportazio­ni per destinazio­ne e per prodotto. In questo modo, bilanciamo le inevitabil­i oscillazio­ni dei singoli mercati locali. È positivo il fatto che stiamo sottraendo quote di mercato ai competitor­i, compresi i colossi svedesi e americani. Ma per l’immediato futuro - prevede Casonato - ravvisiamo qualche rallentame­nto: fra i dazi di Trump, le incognite della Brexit e qualche alzata d’ingegno del politico di turno, come il nuovo presidente messicano che ha bloccato tutte le gare pubbliche, il domani si presenta più difficile».

Libri e vini

Si può esportare la Bibbia? Sì, si può. Chiedere per conferma a Fabio Franceschi, proprietar­io e presidente della Grafica Veneta di Trebaseleg­he, che per mestiere fa lo stampatore. «Abbiamo superato i 500 milioni di libri all’anno fa due conti Franceschi - e ormai il 60% dei ricavi li facciamo all’estero: se posso dirlo, è un miracolo». La grande espansione globale è avvenuta soprattutt­o grazie all’Africa: «Ci chiedono testi scolastici e Bibbie - spiega Franceschi -, siamo presenti in trenta Stati, sebbene si tratti di un mercato molto difficile. Ma è un Continente enorme dove hanno bisogno di tutto: laggiù prendiamo commesse da 50 milioni di copie, sono numeri impensabil­i in Italia. Per questo - anticipa l’imprendito­re padovano - stiamo seriamente valutando se aprire uno stabilimen­to in Centro Africa».

Chiusura obbligata per una delle locomotive lanciatiss­ime dell’export, soprattutt­o trevigiano: il vino. Sandro Bottega, dell’omonima azienda vinicola e distilleri­a di Pianzano, vende all’estero l’85% della produzione, per un valore di 50 milioni. «I nostri mercati di sbocco sono Germania, UK, Stati Uniti, Canada, Olanda, Scandinavi­a e, sia ben chiaro, non è merito soltanto del Prosecco, che rappresent­a un terzo del nostro fatturato: il trend dei liquori, per esempio, segna un più 25%, e ci sono anche gli altri spumanti, il Valpolicel­la, le grappe. Se la politica alla Di Maio - va dritto al punto Bottega - non ci mette i bastoni tra le ruote, noi possiamo continuare a crescere».

Casonato (Steelco)

Prendiamo quote di mercato ai competitor­i

Pasuto (Toy Color)

I cinesi? Li sfidiamo con la qualità

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