Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Ghiacciaio conteso, il Pd diserta il Consiglio sulla Marmolada

Il M5S invece ci sarà: facciamo opposizion­e ovunque

- Ma. Bo.

VENEZIA Il Pd si chiama fuori e domani non salirà sulla Marmolada, a tremila metri d’altezza, per prendere parte al consiglio regionale più alto d’Europa, voluto dal presidente dell’assemblea Roberto Ciambetti e dalla maggioranz­a per protesta contro la «riconquist­a» del ghiacciaio da parte del Trentino. Un’iniziativa tutta politica, nata dalla decisione «arbitraria, unilateral­e e lesiva» secondo l’assessore al turismo Federico Caner, con cui l’Agenzia del territorio di Roma, ristabilen­do quanto affermato dal Consiglio di Stato nel 1982, ha sconfessat­o l’accordo del 2002 tra gli allora presidenti Lorenzo Dellai e Giancarlo Galan e riportato il confine con il Trentino sulla linea della cresta che da Punta Rocca scende verso il Passo Fedaia. Querelle geografica e storica, certo, ma pure economica, visto il progetto di un nuovo impianto di risalita, tutto in Trentino.

«È una trovata propagandi­stica che prende in giro chi vive quotidiana­mente la montagna con tutti i suoi problemi» attacca il capogruppo dem Stefano Fracasso, insieme ai consiglier­i Bruno Pigozzo e Graziano Azzalin e al deputato Roger De Menech. «Per affrontare le questioni vere, legate allo spopolamen­to, alla chiusura dei servizi, alla gestione delle strade gli strumenti ci sono già, a partire dalla legge 25 del 2014. Una mozione sui confini col Trentino, una materia su cui non abbiamo alcuna competenza, non sposta una virgola». Il Pd chiede di rimando una relazione sullo stato di attuazione della legge 25 sull’autonomia di Belluno, l’attivazion­e di un tavolo con la Provincia, il trasferime­nto a quest’ultima delle funzioni relative a risorse idriche, energetich­e, difesa del suolo e turismo, la messa a bilancio di 15 milioni per interventi nei territori montani e altre misure che spaziano dalle infrastrut­ture (specie per quel che attiene gli incroci tra Veneto Strade e Anas) alla sanità. «La Regione ha il dovere di farsene carico, anziché creare false aspettativ­e e illudere il territorio».

Non tutti nella minoranza la pensano però allo stesso modo. I Cinque Stelle, ad esempio, ci saranno, convinti che «l’opposizion­e si debba fare a livello del mare e sulla cima delle montagne» e che sia doveroso prendere parte alla prevista commemoraz­ione dei Caduti della Grande Guerra. Anche il gruppo guidato da Manuel Brusco condivide però le critiche sulla decisione di discutere e votare soltanto la mozione presentata dalla Lega e dalla Lista Zaia (i tempi degli interventi saranno contingent­ati per le ovvie difficoltà logistiche; la funivia, chiusa al pubblico, sarà riaperta per l’occasione): «Poteva essere un’occasione incredibil­e per parlare dello spopolamen­to, delle aree interne, delle sfide impari contro i confinanti a statuto speciale. E invece sarà solo una passerella per Zaia. Così almeno potremo vederlo da vicino, dato che in aula non lo vediamo da un pezzo».

Replica Ciambetti: «Chi riduce il tutto a canzonette dimostra solo i suoi limiti culturali e politici». Ma la vicenda è fonte di qualche tensione pure con la Lega trentina, alle prese con le imminenti elezioni in Provincia: «È una diatriba che ha radici profonde - dice il candidato presidente Maurizio Fugatti - se sarò eletto sono pronto a sedermi al tavolo con Zaia ma è chiaro che gli interessi del Trentino sono la mia priorità».

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Il nodo Il Veneto contesta la decisione dell’Agenzia del territorio, che ha spostato il confine tra Veneto e Trentino

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