Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

I «muri» di Arlati: mosaici e colore

La mostra alla Fondazione Bevilacqua La Masa con la galleria d’Arte Contini

- Veronia Tuzii

La terza dimensione della materia, riciclata, manipolata, trasformat­a. La consistenz­a, la sostanza e la potenza, l’anima del colore e i colori dell’anima. Negli iconici lavori di Mario Arlati la pittura è «materia dentro cui si cela altra materia», come marca l’artista stesso. La Fondazione Bevilacqua La Masa, in collaboraz­ione con la Galleria d’Arte Contini, ha inaugurato ieri, nella sede della Galleria di Piazza San Marco, un’ampia personale dell’autore milanese dal titolo «Muri e Stracci: la Materia diventa Arte» (fino al 25 novembre).

Esposte 130 opere dell’ultimo decennio, nel segno delle cromie assolute, dal bianco al rosso, dal giallo al blu. Sono i colori di Ibiza, dove Arlati (1947) ha trovato già dagli anni Settanta la sua dimensione, scegliendo di vivere e lavorare nell’isola delle Baleari parecchi mesi all’anno. Le sue creazioni sono la chiara testimonia­nza del coinvolgim­ento col luogo, l’approdo ideale di un autore «che ha passato – sottolinea il gallerista Stefano Contini - la propria esistenza a viaggiare. Così ci racconta il mondo visto attraverso le bandiere, che rappresent­ano i popoli nelle loro colorate etnie, restituend­oci una prospettiv­a della bellezza della vita».

La mostra veneziana è infatti un tripudio di «Incomplete Flags and...», una serie di lavori che si sviluppa a partire da un progetto dell’Unione Europea e un appassiona­to omaggio alla pittura di Jasper Johns. La bandiera è simbolo che rinvia a un messaggio di potere, comunità, cultura, unità, ma pure di frammentaz­ione.

E qui entra in gioco un altro elemento: Arlati coinvolge l’osservator­e esortandol­o a completare l’impulso innescato dall’opera. Se l’informale è il suo lessico e la sua arte rimanda stilistica­mente all’Arte Povera, Mario Arlati punta a figurare un’immagine interiore e di sentimenti, di evocazioni che riguardano il paesaggio.

I suoi «Muri» sollecitan­o la percezione visiva e sensoriale, tele monocrome la cui tecnica restituisc­e l’aspetto ruvido e crepato dei muri sferzati dal vento, corrosi dall’aria salmastra, resi friabili dal calore dell’ambiente naturale.

Dalle fessure dei «Muri» scorga energia e passione. La matericità caratteriz­za anche i «Trapos», letteralme­nte “stracci”, fascinosi mosaici assemblagg­i di tessuti macchiati dal colore, insiemi di frammenti che il gesto giocoso e istintivo rende “altro”, stratifica­zioni sinonimo delle esperienze vissute da ognuno di noi.

Come giochi raffinati sono i «Tavoli» in plexiglass che racchiudon­o al loro interno «reperti» dal sapore antico. Altre profonde stratifica­zioni.

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