Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Rialto, uniamoci per salvare il mercato»
Da Ascani a Bisol, idee per tenere in vita la tradizione: «Organizziamo tour e lezioni di cucina»
VENEZIA Il mercato del pesce di Rialto è uno scrigno della memoria di Venezia. L’idea che possa chiudere in un futuro non lontano ha mobilitato tutti gli chef stellati della città: «Uniamoci per salvarlo».
rossi, a fianco del tribunale, in un luogo crocevia di persone e merci fin dai tempi della Serenissima. Eppure, il mercato del pesce è in crisi: all’ultimo bando del Comune (legato alla direttiva Bolkestein) per l’assegnazione dei banchi di 18 posti a disposizione, sono arrivate richieste per 9, la metà. Il bando non è ancora operativo, ma già adesso camminare la mattina in quello che era il mercato più vivace della città rivela come sia cambiata Venezia. I clienti sono sempre meno e sempre più anziani e spesso, fatto salvo i turisti che fotografano i banchi come se fossero una chiesa o un palazzo, nessuno fa compere.
Il rischio che di qui a qualche anno il mercato sparisca, o cambi volto per proporre offerte più vicine ai gusti dei visitatori - cosa già accaduta in altre zone di Venezia - non è remoto. Qualcuno, però, prova a resistere, sono i comitati e i gruppi dei residenti, impe- gnati contro la trasformazione di Venezia in un parco divertimenti, qual è Disneyland.
Da agosto, gli attivisti del Gruppo 25 Aprile hanno iniziato a fare sempre la spesa al mercato e dal contatto con gli operatori è nata l’idea di una domenica in Pescheria, tra musica e socialità. Ma a fare la parte del leone sono proprio gli chef stellati come Donato Ascani del ristorante Glam (Palazzo Vernart). «Chiudesse il mercato di Rialto, me ne andrei da Venezia, per me è impensabile fare la spesa altrove». Ascani, ogni mattina, va a fare la spesa come le massaie di una volta: in Pescheria prende il pesce e, lì vicino, al mercato di Rialto, la frutta e la verdura. «Venezia a un cuoco dà tantissimo - dice - il suo pesce è il top». Due giorni fa, oltre duecento persone, tra cui i gruppi 25 Aprile, W San Marco, Venessia.com e le suore del Ponte Storto che al mercato comprano il pesce per gli alunni della scuola San Francesco di Sales, si sono ritrovate al mercato e su un palco improvvisato si è esibito il gruppo Ground Zero dell’attore e regista Alessandro Bressanello, di cui il pescivendolo Andrea Vio è bassista. Domenica, Bressanello ha intonato la sua nuova canzone «Venessia xe un pesce» (Venezia è un pesce, titolo tra l’altro di un libro di Tiziano Scarpa) dedicato alla Pescheria: «Quando vado in Pescaria a comprar un po’ di pesse, vedo pochi veneziani e un poco me rincresse», recita il testo. «Per me è fondamentale andare al mercato, quello che offro ai miei clienti è legato a ciò che vi trovo - racconta Ascani - con altri ristoratori ci stiamo confrontando e vorremmo proporre per i fine settimana uno street food proprio al mercato, per dare un contributo a ravvivarlo».
Anche Matteo Bisol che dirige lo stellato Venissa a Torcello è convinto che sia giusto mobilitarsi a sostegno del mercato, «sarebbe un peccato se non ci fosse più - dice - tante persone vanno lì solo per vederlo, si potrebbero organizzare attività meno tradizionali, come tour guidati o lezioni di cucina, proprio per contribuire alla sua esistenza». È l’idea che hanno anche i veneziani: aperture pomeridiane, aperitivi con il pescivendolo o il cuoco che propongono ricette e corsi di cucina. Non tutti, però, credono che si possa invertire la rotta, Irina Freguia, del ristorante Vecio Fritoin, è amareggiata per quello che vede attorno a sé: «Non ci sono quasi più residenti, siamo invasi di bar che vendono pasti surgelati e take away di bassa qualità, le liberalizzazioni hanno danneggiato Venezia - commenta - Andrebbero cambiate le regole in una città speciale come è la nostra».