Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Nuova primavera per i musei civici?
Lunedì 17 settembre ha avuto luogo a Verona, presso il Museo degli affreschi, alla presenza dell’assessore alla Cultura Francesca Briani, un incontro del coordinamento Triveneto di ICOM Italia, il comitato italiano dell’International Council of Museums, l’organizzazione mondiale che riunisce, sotto l’egida dell’UNESCO, i professionisti museali. L’occasione è stata un dibattito sul codice etico dei musei in un’ottica di formazione e di approfondimento di tematiche specifiche dei musei italiani da proporre, dopo un’analoga consultazione in tutte le regioni italiane, quale integrazione della revisione internazionale in corso. Il codice etico di ICOM costituisce non solo un sistema di norme comportamentali per i professionisti museali ma offre anche le linee guida per l’attività quotidiana dei musei e, in questa ottica, ha ispirato gli standard museali che sono alla base del Sistema Museale Nazionale, la struttura portante e unificante dei più di 5000 musei italiani, che aveva preso le mosse nel 2015 con la Riforma Franceschini. Per la prima volta, nella storia d’Italia, stiamo lavorando per dare ai musei italiani standard unitari, giuridici, di funzionamento e di gestione, che accrescano il loro valore, già altissimo per il vasto patrimonio che espongono e propongono al pubblico. Uno dei punti fondanti di tale rete omologante dovrà essere la presenza di personale dotato di specifica professionalità e provata competenza e di un direttore «con capacità intellettuali e conoscenze professionali adeguate». Si tratta di un punto importante della riforma, che affida ai comuni una precisa responsabilità nei confronti del patrimonio museale e delle comunità che in questo patrimonio si riconoscono e di cui sono affidatarie, come la Convenzione europea di Faro ha ribadito. In questo le amministrazioni venete hanno precise responsabilità per l’assenza in molti dei grandi musei delle città, capoluogo e non, di direttori che rispondano ai principi etici enunciati e necessari perché gli istituti possano svolgere, in piena autonomia, le funzioni di studio, diletto e trasmissione di conoscenze che la moderna museologia ha loro affidato. I musei civici padovani sono ora tra questi dopo il recente pensionamento di Davide Banzato. La scelta non è facile anche per la complessità del momento culturale, e finanziario. La presentazione in itinere di un nuovo sito Unesco dedicato alla «Urbs picta» padovana aggiunge un altro gravoso compito di gestione e valorizzazione rispetto a quelli che già spettano alla Direzione: la Cappella degli Scrovegni, il grande museo degli Eremitani, palazzo Zuckermann, la casa del Petrarca oltre al sistema bibliotecario. Un compito che dovrà prevedere aspetti innovativi per venire incontro alle aspettative di una comunità assetata di cultura ma non sempre assecondata nei suoi bisogni e nella sua richiesta di partecipare a scelte strategiche.