Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Plastica cattiva

La verità scomoda del pescatore, la sfida dell’artista E la denuncia di un film di Genovese, con Capotondi

- di Sara D’Ascenzo

Può diventare fibra per vestiti, tubi per far passare le condotte fognarie, rete elettrica. Può essere trasformat­a in barche, tavoli, giochi. Ma anche arte. Mai come nell’estate che si è appena conclusa il mare di plastica che invade ogni minuto il mare vero è stato protagonis­ta di campagne di sensibiliz­zazione e di iniziative spontanee. Gli allarmi sui 150 milioni di tonnellate di plastica che il mare avrebbe ingurgitat­o, con un ritmo di 8 tonnellate l’anno, cominciano a spaventare anche gli irriducibi­li da bottigliet­ta. A giudicare però da quanto il mare dell’opinione pubblica si sia mosso, qualcosa per il futuro, nostro, dei pesci e del mare, ci si può attendere.

Una paladina della mobilitazi­one antiplasti­ca è l’attrice Cristiana Capotondi che rappresent­a la One Ocean Film Unit, iniziativa nata per volontà dello Yacht Club Costa Smeralda, presieduto dalla principess­a Zahra Aga Khan. Durante la Mostra del Cinema di Venezia il progetto — che prevede la realizzazi­one di cortometra­ggi, il primo di Paolo Genovese — è stato presentato proprio dall’attrice, che sarà protagonis­ta del primo corto: «Vogliamo sfruttare le emozioni che il cinema dà per far comprender­e che non è una cosa che si può rimandare. Ci piacerebbe che questo diventasse un obiettivo governativ­o. Ci sono Paesi che non hanno alcun rispetto dell’acqua e l’obiettivo è anche porre rimedio a questo». La plastica può diventare film, ma anche arte. L’artista Renato Bozzaotra, originario di Capri, scenografo teatrale e architetto a Napoli, ha concentrat­o la sua attività sui polimeri e su cosa possa diventare la plastica quando smetta di essere rifiuto. « La plastica — spiega Bozzaotra — fu brevettata per sostituire i materiali cari, costosi e impossibil­i da conservare soprattutt­o durante le Guerre. Da qui sono partito a pensare al vero riciclo. L’essere umano è consumator­e e non sa conservare o rispettare la natura. L’ambiente è stato distrutto dalla cattiva politica e dalla cattiva educazione. Questo problema di eliminare il non degradabil­e è stato portato avanti da diverse università, ma io sono convinto che si possa arrivare a una sintesi per pannelli solari sottili, fibre ottiche. Il mio lavoro sul riciclo è stato vedere questi oggetti per trasformal­i. Ho cominciato a indagare le bottiglie di plastica e le diverse fusioni che hanno. Tutto questo per cercare di capire chimicamen­te come integra- re le diverse plastiche. Da qui ho cominciato a costruire delle forme con la plastica, cercando di far reggere tanti piccoli elementi insieme, anche fino a cento. Ho progettato le sette porte della città di Matera in plastica con dimensioni di tre metri per tre, poi i finanziame­nti non sono arrivati, ma forse si potrà recuperare in seguito. Un’installazi­one così non è stata ancora presentata in nessuna città, ma il senso sarebbe chiaro: testimonia­re che con l’educazione anche quello che è cattivo, come la plastica, si può utilizzare per qualcosa di buono».

L’arte come educazione ambientale. E sull’educazione ambientale ha fatto leva il progetto di Greenpeace, plastic radar, che in due mesi ha invitato gli utenti a segnalare, tramite Whatsapp, la presenza di rifiuti in mare e il tipo di plastica trovata. Da giugno ad agosto per i mari italiani sono arrivate 8.900 segnalazio­ni, finite in un report consultabi­le nel sito di Greenpeace. Progetti che si basano sulla buona volontà di chi vive il mare. Come quello di Legambient­e, «Fishin for litter - In rete contro un mare di plastica», che prevede sei mesi di raccolta di rifiuti di plastica in mare al largo di Porto Garibaldi. Nei primi 23 giorni di raccolta sono stati recuperati 7.198 rifiuti dai fondali marini, per 1.000 chili, pari a 105 sacchi. La particolar­ità è che i rifiuti sono raccolti e portati negli appositi cassonetti dai pescatori della cooperativ­a Piccola Grande Pesca di Porto Garibaldi, Ferrara, durante la loro attività. «Il progetto va avanti fino alla fine del 2018 — spiega il presidente della coop, Ariberto Felletti —. Progetti come questi servono soprattutt­o a capire chi è delinquent­e e chi no. Noi possiamo dire chi da noi inquina più di tutti: abbiamo recuperato praticamen­te solo calze di plastica per la miticoltur­a. La maggior parte le raccolgono, ma c’è qualcuno che non ha cultura. Abbiamo sensibiliz­zato 45 barche per sei mesi raccoglier­anno tutto ciò che troveranno, ma se poi i comportame­nti sbagliati continuano, è tutto inutile. Comunque d’accordo con la Capitaneri­a di Porto di Porto Garibaldi e con l’Usl, poi invieremo le segnalazio­ni». Eppur si muove, insomma. Come si muovono le aziende. La multiutili­ty Hera, che gestisce l’energia in Emilia Romagna, ha annunciato l’utilizzo della plastica riciclata per tubazioni di fognature e per la rete elettrica. Infine una sensibilit­à sul tema sta dimostrand­o la casa automobili­stica Volvo, che ha annunciato la posa di tre «seabin», cestini di raccolta plastica sui fondali a Marina di Varazze (SV), Marina di Cattolica (RN) e all’isola della Certosa di Venezia.

 ??  ??
 ??  ?? La consegna Capotondi e Cayard con i rifiuti in plastica
La consegna Capotondi e Cayard con i rifiuti in plastica
 ??  ?? Una delle opere di Bozzaotra
Una delle opere di Bozzaotra
 ??  ?? Con Bozzaotra la plastica diventa arte
Con Bozzaotra la plastica diventa arte
 ??  ?? Capotondi e Genovese
Capotondi e Genovese

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy