Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Polemica sull’erosione alle casse di colmata E il Porto rafforza le rive
VENEZIA «In tre mesi non possiamo decidere, anche perché non è stato facile avere tutte le informazioni», dice Orietta Vanin, senatrice del M5s. Che senza troppi giri di parole, va dritta al punto: «Basti pensare allo studio di Ca’ Foscari e dell’Ismar-Cnr che è rimasto chiuso in un cassetto per due anni e che solo noi abbiamo portato sul tavolo del ministero». Il riferimento è a quel saggio secondo cui le navi più grandi che entrano nel canale dei Petroli stanno causando un’enorme erosione alle sponde delle casse di colmata, quelle isole artificiali create proprio con i fanghi dello scavo dell’«autostrada» che porta dalla bocca di Malamocco a Marghera. Secondo i ricercatori Gianmarco Scarpa e Luca Zaggia, in appena un anno la costa era arretrata fino a 12 metri nella cassa A e addirittura fino a 18 in cassa B. Gli stessi studiosi di recente hanno verificato un cattivo stato di salute anche della terza e ultima cassa, quella cosiddetta «D-E», dove il geotessuto messo anni fa per contenere le sponde ora si presenta lacerato e a brandelli.
Fenomeni preoccupanti, tanto che l’Autorità di sistema portuale guidata da Pino Mualla solino ha avviato una serie di lavori «urgenti» proprio alle casse di colmata. Già nel piano triennale approvato a luglio erano stati stanziati 23,5 milioni di euro proprio per il marginamento delle casse e nei giorni scorsi il Porto ha affidato alla Rossi Renzo Costruzioni lavori per 1,8 milioni di euro: l’impresa veneziana dovrà posare un palancolato metallico nelle zone limitrofe cassa di colmata B, tra Dogaletto e il bacino di evoluzione 4. «Si tratta di un primo stralcio attuativo del più ampio intervento che nasce da un accordo di programma del 2011 con il Provveditorato alle opere pubbliche», spiegano dal Porto, negando quindi che sia una «risposta» allo studio Ca’ Foscari-Cnr. D’altra parte lo stesso Musolino aveva detto di aver parlato con il direttore generale del Cnr, che gli aveva negato che quella fosse la posizione dell’ente.Le opere sono state progettate dai tecnici del Provveditorato e saranno realizzate a spese del Porto, che avvierà poi in questo triennio anche le manutenzioni delle casse A e D-E. «L’obiettivo è di ricostituire le casse di colmata, realizzando strutture di contenimento efficaci rispetto al naturale fenomeno dell’erosione», conclude l’Autorità portuale. «E’ un intervento che era necessario», conferma anche il provveditore Roberto Linetti.
In realtà tra i tecnici però c’è chi storce il naso di fronte alla metodologia usata: il palancolato crea infatti una superficie dritta e «riflettente», che rimanda l’onda indietro. Creare un sistema «dissipatore», però, sarebbe costato di più e forse avrebbe reso la sponda più debole. «Intanto partiamo così, perché c’era un’urgenza, poi si vedrà», dice ancora Linetti. Secondo lo studio il problema principale è quello della velocità delle navi sopra i 150-200 metri, che invece di scendere a 6 nodi continuano in quel punto a viaggiare anche intorno ai 10, creando un forte moto ondoso.