Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Prima donazione con donatore a cuore fermo

Padova, maratona di trapianti. I chirurghi: «Corsa contro il tempo, salvate 4 vite»

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PADOVA La generosità dei familiari di un veneto di mezza età, morto per un arresto cardiaco e del quale hanno scelto di donare gli organi, ha salvato quattro vite. Con una maratona condotta in contempora­nea in sei sale operatorie dell’Azienda ospedalier­a di Padova dalle 14 di mercoledì a ieri mattina, quattro équipe hanno reso possibile il primo prelievo di organi da donatore a cuore fermo, cioè già morto, e subito dopo i trapianti dei suoi polmoni, reni (uno donato a un malato operato in un altro centro regionale) e fegato in pazienti in lista d’attesa.

«E’ stato un gioco di squadra eccezional­e — dice il dottor Giuseppe Feltrin, coordinato­re del Centro Regionale Trapianti — che ha concretizz­ato un programma allo studio all’ospedale di Padova dall’anno scorso, quando avevamo valutato quattro potenziali donatori a cuore fermo. Ma in seguito all’accertamen­to di idoneità degli organi e di sicurezza per i riceventi, non era stato possibile trapiantar­li. In questo caso è andato tutto bene. La donazione di organi a cuore fermo, dopo diagnosi di morte con criterio cardiologi­co, si affianca alla donazione a cuore battente, dopo diagnosi con criterio neurologic­o. E rappresent­a un’ulteriore opportunit­à, dopo la diagnosi di morte del donatore, di ampliare il numero di organi destinati ai malati in lista d’attesa».

Coinvolti i Centri trapianti di cuore (diretto dal professor Gino Gerosa), Polmone (professor Federico Rea), Fegato (professor Umberto Cillo) e Rene e Pancreas (professor Paolo Rigotti). «La procedura è stata particolar­mente impegnativ­a — spiega Cillo — anche perchè abbiamo dovuto correre. Dopo la diagnosi di morte, la legge impone un’osservazio­ne del paziente con elettrocar­diogramma piatto per venti minuti. Sono un’eternità per gli organi che, fermo il cuore, non ricevono più sangue e rischiano di deteriorar­si». Per evitarlo sono stati ossigenati con l’Ecmo, strumentaz­ione di ventilazio­ne esterna cuore-polmone, e una volta prelevati dal donatore inseriti in «macchine di perfusione». Valutata infine la loro idoneità e sicurezza al trapianto — «la fase più difficile», aggiunge Cillo — è potuta iniziare la maratona. «E’ stato un gran bel risultato — conclude Feltrin — che ha coinvolto tutto il sistema trapianti».

«Si è messa in moto una macchina complessa e delicata, che ancora una volta ha dimostrato l’efficienza di un’organizzaz­ione di cui andiamo fieri — dichiara il governator­e Luca Zaia —. Un sistema che non conosce orari, giorni, notti, feste e si attiva nel momento in cui c’è la possibilit­à di trasformar­e il grande dolore di un lutto nella speranza di vita per malati gravi». «Sono traguardi che non si raggiungon­o mai per caso — aggiunge Luca Coletto, assessore alla Sanità — ma con un gioco di squadra formidabil­e: la generosità del donatore e della sua famiglia, l’organizzaz­ione del Coordiname­nto Trapianti, l’esperienza e il livello scientific­o dell’Azienda ospedalier­a di Padova. Un patrimonio di qualità umane e profession­ali e di alte tecnologie costruito in anni di lavoro». (m.n.m.)

"Feltrin Un metodo che amplia il numero degli organi per i malati in attesa

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