Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Fenice, primo teatro lirico per crescita Più soldi dal Fus
Èla seconda fondazione d’Italia per qualità di spettacoli e produzioni, ma in realtà la Fenice è il primo teatro lirico del Paese per crescita: in dodici mesi le opere che ha portato in scena hanno portato 18 punti in più dall’anno scorso. Il Ministero dei Beni culturali non ha infatti assegnato a nessun altra fondazione un riconoscimento simile tanto che nella delibera che assegna il riparto dei fondi Fus per il 2018 quei 126 punti della qualità, contro i 108 del 2017, sono fiore all’occhiello che fanno esultare il Soprintendente: «Siamo orgogliosi — dice Fortunato Ortombina — Questo incredibile risultato è merito di tutti, dei lavoratori, degli artisti che abbiamo ospitato e della città: grazie per aver contribuito a questo traguardo». Ieri, il settore Spettacoli del ministero per i Beni culturali ha consegnato alle Fondazioni e pubblicato online il riparto di 141 milioni di euro destinati alla lirica italiana e Venezia se ne aggiudica 15,9. La somma non è definitiva, Roma ha rimpolpato il Fus con altri 3,4 milioni e non è chiaro se la cifra sarà ritoccata di nuovo e come sarà suddivisa tra le 12 fondazioni italiane. «I 126 punti ci portano 500 mila euro in più sulla qualità — spiega Ortombina — sulla produzione, che è comunque aumentata, perdiamo qualcosa, altri teatri hanno iniziato a seguire il nostro modello e producono di più, ne guadagna tutta la cultura italiana». La Fenice si trova al secondo posto dopo il Teatro dell’Opera di Roma capitale (148 punti invariati rispetto al 2017) e precede il Regio di Torino con 110. «Assistiamo al riconoscimento e alla vittoria del “modello Fenice” — commenta Ortombina — Speriamo che si diffonda sempre di più, a beneficio della cultura, colonna portante del Paese». Per l’anno in corso, la Fondazione crescerà ancora: a due mesi dalla fine del 2018 gli incassi hanno già superato i dieci milioni, l’obiettivo che la Fenice si era posta per l’intero anno. Lo sciopero, indetto sabato scorso da Cgil per partecipare alla manifestazione romana dei lavoratori della cultura, non ha creato quindi problemi economici, «i nostri lavoratori producono davvero tanto e se aderiscono ad una manifestazione hanno il nostro massimo rispetto», conclude il Soprintendente. (g. b.)