Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Trentino e Veneto collaborano per il rilancio turistico del Pasubio
VALLI DEL PASUBIO (VICENZA) Su sfondo nero, il profilo, simmetrico e colorato, del massiccio. Il «pay-off», per dirla in termini pubblicitari, solletica un po’ lo spirito d’avventuriero che non manca mai negli appassionati di montagna: «Un crescendo di emozioni». Insomma, è un Pasubio molto diverso da quello citato negli ultimi anni in articoli di giornale, nelle trasmissioni televisivo a sfondo storico: uno dei teatri della Grande Guerra. È il Pasubio che escursionisti e turisti (vengono sempre da più lontano) conosceranno nei prossimi anni, finite le celebrazioni del centenario dell’«anno della vittoria». È anche la storia di una collaborazione lungo quel crinale che, sulle Prealpi vicentine, separa il Veneto dal Trentino. A nord est, sulla Marmolada, si litiga sul confine a tremila metri di quota, ad ovest si coopera «come se quel confine non esistesse», nelle parole del sindaco di Valli del Pasubio, Armando Cunegato.
Il nuovo marchio di promozione territoriale arriva dopo una collaborazione ultradecennale tra cinque amministrazioni. Per il versante vicentino, oltre a Valli c’è Posina, per quello vicentino Vallarsa, Trambileno e Terragnolo. La nuova strategia comunicativa, che sarà pienamente operativa per l’estate prossima (stagione in cui il Pasubio, privo di impianti sciistici, ma comunque meta di scialpinisti esperti è più frequentato) punterà moltissimo sulla dimensione «selvaggia e incontaminata» della montagna. Come a dire: c’è altro da esplorare oltre alle 52 gallerie. Sul lato veneto, il sentiero aperto dall’esercito italiano per proteggersi dai colpi d’artiglieria proveniente dal «Dente Austriaco», è la superstar turistica dell’area. «Vengono da tutta Italia, Francia e Ungheria - fa sapere Maria Scapin, che gestisce l’albergo - ristorante Failela a Sant’Antonio di Valli, dove molti escursionisti si fermano per dormire tra una gita e l’altra. «Negli ultimi tre anni c’è stato un boom di visitatori, dovuto sicuramente alla guerra, ma anche alla fama del sentiero, unico nel suo genere».
L’operazione congiunta veneto - trentina vuole valorizzare anche altre località. Nella provincia autonoma ciò significa, ad esempio, l’eremo di San Colombano, chiesetta da cartolina incastrata tra le rocce. In tanti l’anno vista in foto, pochi sanno dove si trova, sul versante meridionale altre location naturalistiche, come il monte Cornetto, la Val Canale, fino all’affollato (ma da locali) passo di Campogrosso, a cui si accede tramite il nuovo ponte tibetano. Al sindaco Cunegato, se gli si fa notare differenza d’attitudine con quanto accade nel Bellunese, scappa una risata. «Queste vicende non mi appassionano: da un certo punto di vista, da queste parti, vorremmo essere tutti in Trentino. E poi, sono europeista: baruffare tra regioni è limitante». Quanto all’iniziativa, imitata anche una valla più in là (Recoaro ed Ala hanno dato vita all’associazione Comuni del Carega, ma la cosa, al momento si è fermata alla «cartellonistica»), «ha l’ambizione di valorizzare al meglio il territorio puntando anche su un cartellone di eventi e sui prodotti locali». Ma per un servizio turistico all’altezza c’è ancora un po’ da lavorare. Molti degli escursionisti arrivati da lontano hanno lamentato l’assenza di trasporto pubblico, attivo ora solo da giugno a settembre e solo nei week-end.