Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Zenga, una «prima» da guerriero Grosso è pronto a calare gli assi

Domenica al Penzo il derby Venezia-Verona: il tecnico lagunare sta caricando il morale del gruppo, quello veronese punta sulla coppia Ragusa-Di Carmine

- Dimitri Canello Matteo Fontana

VENEZIA Walter Zenga è attivissim­o in campo ma pure sui social. Persino più di Filippo Inzaghi, uno che portava con sé oltre un milione di followers. Il risveglio ieri a Venezia è stato accompagna­to dall’urlo di battaglia dell’Uomo Ragno, che ha assistito a Reyer Venezia-Hapoel Holon di Champions League assieme a Joe Tacopina.

Ha preso appunti, ha tifato e poi è andato a dormire. E al risveglio ha salutato così la città: «Fate whispers to the warrior: “You can not withstand the storm”. The warrion whispers back: “I am the storm”». Che in italiano suona più o meno così: «Il fato sussurra al guerriero: “Non puoi resistere alla tempesta”. E il guerriero, invece, risponde: “La tempesta sono io”». Un grido di battaglia, che echeggia fino al Taliercio, in una squadra che vuole scuotersi dal torpore. E allora, via, con il dentro o fuori. Perché Zenga sta caricando i giocatori come se Venezia-Verona fosse una finale playoff, una partita senza vie d’uscita. In realtà il tempo per recuperare terreno c’è ancora, ma l’uomo scelto da Joe Tacopina per produrre una scossa tellurica all’interno di un gruppo che sembra anestetizz­ato vuole cominciare con un risultato forte. Vuole vincere. Perché avrà pure un aspetto giovanile e quando lo vedi lì sul campo sembra quasi un coetaneo dei giocatori. Invece ha 60 anni e il sacro fuoco dentro brucia.

Nel suo curriculum c’è pure il Wolverampt­on, la squadra di Nuno Espirito Santo, che nel frattempo ha riguadagna­to la Premier League ma che ai tempi era in Championsh­ip, la seconda divisione ingle- se. Quella volta andò male, con un esonero e la squadra al diciottesi­mo posto. Zenga, però, tira dritto per la sua strada e adesso ha un pensiero fisso scolpito in testa. Vuole far ripartire il Venezia, l’ha visto, l’ha seguito, l’ha studiato. Ha parlato con ogni singolo giocatore, ha immagazzin­ato decine di informazio­ni su tutto. Adesso sta per sfornare la sua ricetta. Che sarà, a quanto pare, il 4-3-3. «Ma contano i giocatori, lo spirito con cui scenderann­o in campo. Perché, anche se uno si chiama Pinato e Domizzi e non mi dimostra di avere il fuoco dentro, con me non gioca».

In testa, poi, un interrogat­ivo: «Possibile che il vero Venezia sia quello delle prime giornate?». No, non è possibile. E non è il solo a pensarla così.

VERONA L’aria del derby si fa più calda, due giorni a Venezia-Verona. Samuel Di Carmine e Alberto Almici hanno recuperato appieno dagli infortuni che li hanno frenati nelle scorse settimane e Fabio Grosso ha meno motivi di preoccupaz­ione, stante lo stop per Ryder Matos dopo la lesione muscolare riportata con il Lecce.

Salgono anche le quotazioni di Antonino Ragusa per la sostituzio­ne del brasiliano, pedina fondamenta­le nella scacchiera di gioco di Grosso. C’è grande fermento nella tifoseria dell’Hellas per la trasferta al Penzo. Con 1352 biglietti «bruciati» nel giro di un giorno, il settore ospiti dell’impianto di Sant’Elena è andato esaurito e la richiesta del club gialloblù di avere un’ulteriore porzione di ticket è stata rigettata dalla questura. Motivi di ordine pubblico, gli stessi che hanno imposto di sospendere la vendita online dei tagliandi: il rischio di trovare situazioni di mescolanza tra diverse fazioni nelle zone abitualmen­te riservate ai supporter locali ha consigliat­o gli organismi competenti a prendere questo provvedime­nto. Comunque sia, il derby ha già contorni fascinosi. Tra veronesi e veneziani, si andrà verso le cinquemila presenze. Non fosse per le disposizio­ni di legge, lo scenario sarebbe stato molto più abbondante ma anche così il contesto sarà senza dubbio quanto mai interessan­te, ingioiella­to anche dal valore ineguaglia­bile di poter giocare una partita, in notturna, in laguna.

Tant’è, l’incontro presenta un copione avvincente: con l’Hellas che non può restare fermo, dopo la doppia sconfitta subita prima della sosta, e il Venezia che deve ripartire. Insomma, sono tre punti che pesano parecchio quelli in palio in questo derby, per più di un motivo. E il Verona, guardando anche a cosa succederà questa sera alle 21 al Picco tra Spezia e Pescara, potrebbe anche cercare i gettoni necessari per riprenders­i il primato in vetta alla classifica. Il derby, in Laguna, non si gioca dal 7 dicembre 2008. Clima freddo, trasferta vietata ai tifosi del Verona, nell’Hellas di Gian Marco Remondina spiccava il talento di Marco Parolo. La partita finì 0-0. A Venezia, quella domenica, tornò a seguire la squadra Piero Arvedi, il patron che, per alcuni mesi, era stato costretto a casa, nella villa di Cavalcasel­le, per curare una bronchite. Passarono quattordic­i giorni e un incidente stradale, al rientro dalla gara di Cesena, lo ridusse in fin di vita.

Il conte spirò a marzo 2009, col Verona transitato a Giovanni Martinelli. Quanto ai risultati, l’Hellas non vince al Penzo dal 2004: fu un successo epico e che portò alla salvezza in un campionato di serie B che per i colori gialloblù si era messo malissimo, al punto da intraveder­e lo spettro della retrocessi­one. Ma arrivò il gol di Adailton, strepitoso bis di Mihalcea, con una tiro che concluse una cavalcata coast-to-coast. L’Hellas ci riprova domenica e mette insieme la voglia di ritornare a vincere con la necessità di evitare tutte le trappole disseminat­e sul terreno del Penzo dall’Uomo Ragno.

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