Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Cucino la paella e vendo le mie pentole Così sono diventato il più bravo di tutti»

Belluno, Mario Barp miglior venditore d’Italia

- Di Davide Orsato

«La risposta potrebbe sembrare strana: come prima. In effetti il nostro è un settore che non conosce crisi. Parlo di chi vende prodotti di qualità, mica cianfrusag­lie eh...»

Quindi lei suona ai campanelli e poi?

«Eh no, quello lo fanno i miei “colleghi” della Folletto. E sono bravissimi. Vanno alla mattina, quando la gente si prepara ad accompagna­re i figli a scuola. E prendo un appuntamen­to pomeridian­o». Lei invece...

«Io faccio i party».

Come quelli dei robot da cucina e dei cosmetici...

«Esatto. Si va a casa delle persone e si cucina. È questo il nostro grande punto di forza: l’esperienza sensoriale. A casa c’è il tempo per provare le cose. Chi ti porta il materasso ti ci fa sdraiare. Io cucino». Cosa cucina?

«Ci sarebbe un menu a cui attenersi: risotto, verdure... le pentole che vendo aiutano a farlo in maniera salutare».

Ecco, sospetto che qui ci sia il vero segreto...

«Allora, io a cucinare ero Mario Barp con il riconoscim­ento consegnato da Univendita a Milano

Il bellunese è finialista agli Osca della vendita calendariz­zata per metà gennaio si dovrà difendersi da 4 ipotesi di reato. Dalla raccolta abusiva del risparmio alla mancata presentazi­one delle dichiarazi­oni dei redditi, dall’appropriaz­ione indebita all’autoricicl­aggio: per anni avrebbe «ingannato» 112 vittime in concorso con la moglie, di profession­e assistente di volo. Sarebbe stata proprio la consorte a fare da ponte con alcuni dei raggirati, suoi colleghi in aeroporto. Somme raccolte, ma mai restituite, pari a oltre 4 milioni e mezzo di euro che sarebbero state spese oltre che in titoli a rischio sulle Borse di mezzo mondo perfino in once d’oro e barili di petrolio. A restare invischiat­i nella rete dei coniugi, sarebbero stati anche pensionati, dipendenti pubblici e privati nonché diversi imprendito­ri, ai quali il promotore abusivo avrebbe promesso guadagni vertiginos­i, anche superiori al 15% del capitale affidato. Tra le decine di clienti «ingannati», figuravano perfino parenti: un fratello di lei e l’anziana zia di lui. “ciompo”, goffo, come si dice da queste parti. Ma mi sono messo a studiare. Quando voglio stupire - cioè sempre faccio la paella. È quella che convince».

Cosa faceva prima delle pentole?

«Ho sempre venduto. Avevo una mia piccola azienda di antifurti. Per piazzarli ho introdotto nel Bellunese il primo call center»

Perché ha smesso?

«Ho rinunciato quando si sono inventati il registro delle opposizion­i. Ero corretto ma non volevo rischiare multe».

Come si fa a convincere i bellunesi a comprare? Non avete la fama di gente che dà molta confidenza...

«Io penso che invece il mio successo dipenda molto dall’ambiente un po’ montanaro. Qui la gente è un po’ per le sue, ma si fida di chi conosce. E il sistema dei party alimenta proprio questo meccanismo. E poi, non è che in molte località ci siano proprio i negozi a due passi. Se qualcuno ti porta la merce in casa ti fa un favore».

Diceva che il settore tira. Ha qualche numero?

«Gli agenti Amc sono aumentati del 30%. Quante ditte possono dire lo stesso? Inoltre sa quanto fattura la vendita diretta in una provincia come Belluno? Cinquecent­o mila euro al mese».

Un consiglio per chi vuole seguire le sue orme?

«Va avanti solo chi lavora duro. Conta il prodotto, ma vince la persona. E no, non è un lavoro per tutti. Si viene cooptati. Qualcuno deve aver fiducia in te».

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