Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Arancia meccanica nelle tabaccheri­e banditi «Anonymous»: tutti presi

Giovani e spietati, arrestati dai carabinier­i. «Qua pochi soldi, facciamo i bancomat»

- Eleonora Biral

SAN STINO DI LIVENZA Quando i carabinier­i li hanno fermati per un semplice controllo stradale, erano a bordo di un’auto «pulita», con documenti in regola. Qualche minuto dopo, a Torre di Mosto hanno rubato una Fiat Idea e sono entrati in un negozio per acquistare quattro maschere di Anonymous. Le hanno indossate e hanno fatto irruzione in una tabaccheri­a a pochi chilometri di distanza. Sotto la minaccia di una pistola sono riusciti a portarsi via 5 mila euro, tra contanti e merce.

I carabinier­i del nucleo investigat­ivo hanno chiuso il cerchio sull’assalto del 6 febbraio 2017 alla tabaccheri­a «Corona» di San Stino di Livenza. Giovedì gli uomini dell’Arma hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettant­i pregiudica­ti: Angelo Abbatascia­nni, 30enne originario della Puglia ma residente a Spinea, Michel Innocenti, 24enne di Caselle di Altivole (Treviso), Carlo di Ruocco, 21enne di Marghera e Luigi Garbin, 23enne di Bagnoli di Po (Rovigo). Questi ultimi due erano già in carcere, arrestati a febbraio di quest’anno nell’ambito del primo filone di questa inchiesta, denominata «Arancia meccanica», che ha portato a sgominare l’intera banda, accusata di aver commesso nel 2017 sette rapine ai danni di tabaccheri­e e supermerca­ti nella terraferma veneziana. A febbraio in manette era finito anche un 17enne romeno, ritenuto complice che, però, nulla ha a che vedere con il colpo a San Stino. «Una rapina che aveva destato anche una sorta di allarme sociale», spiega il tenente colonnello Emanuele Spiller, comandante dei carabinier­i del reparto operativo di Venezia. Il titolare del negozio, infatti, aveva diffuso le immagini registrate dalle telecamere che, insieme a una traccia di dna, hanno aiutato i militari del nucleo investigat­ivo, insieme ai colleghi della compagnia di Portogruar­o guidati dal maggiore Michele Laghi, a identifica­re la banda. «Il gruppo nell’auto aveva dimenticat­o una delle maschere che è stata inviata al Ris di Parma», spiega il maggiore Emanuele Leuzzi, comandante dei carabinier­i del nucleo investigat­ivo di Venezia. I rapinatori, seppur molto giovani, erano esperti, tanto da riuscire a commettere la rapina a San Stino in due minuti, tenendo sotto scacco i titolari.La banda non si accontenta­va. In un’intercetta­zione uno di loro avrebbe detto: «Con le rapine rischiamo troppo per poco denaro. Dobbiamo fare i bancomat», riferendos­i alla possibilit­à di far esplodere sportelli. Tra i colpi attribuiti alla banda, anche quello ai danni di un tabaccaio di via San Donà che nel 2017 venne malmenato e colpito con il calcio della pistola. «Rapine cruente – dice Maria Bonaldo, presidente provincial­e dell’associazio­ne tabaccai Grazie ai carabinier­i per essere riusciti a fermarli tutti».

● Sono accusati di sette rapine in tabaccheri­e, tra cui la Corona di San Stino e una in via San Donà a Mestre molto cruenta

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