Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«In Europa è ora il tempo dei giovani»

Giancarlo Montedoro, consiglier­e del Quirinale invita a guardare il futuro con ottimismo: «Vitalità del ricambio»

- Enrico Presazzi

Sguardo proiettato al futuro. «A volte, nel dibattito pubblico, viene proposta l’immagine di spazi più stretti in termini di opportunit­à per i giovani rispetto al passato. Ma io non credo sia davvero così, perché il mondo interconne­sso di oggi mette a disposizio­ne ampi spazi». È un invito all’ottimismo basato su valutazion­i fattuali quello che arriva da Giancarlo Montedoro, il Consiglier­e del Presidente della Repubblica che sarà protagonis­ta della prima giornata di Univerò insieme al quirinalis­ta del Corriere della

Sera, Marzio Breda.

Sarà a Verona per parlare di Europa e giovani, con quali occhi dovrebbe guardare all’Europa un ragazzo oggi?

«Direi con uno sguardo speranzoso e critico, nel senso che l’Europa come orizzonte ideale e istituzion­ale è imprescind­ibile per riuscire a vivere nel mondo globale attuale».

Ma nel dibattito pubblico si tende spesso a puntare il dito contro l’Europa...

«Negli ultimi anni si è messo troppo l’accento sul mercato. Va ricordato che il mercato è libertà, ma il modello europeo di sviluppo è basato sue due pilastri: libertà ed eguaglianz­a. E questa seconda questione rimane ancora aperta. Assistiamo a una competizio­ne internazio­nale sfrenata, giocata sopratutto sulla produttivi­tà, in cui noi come Europa ci troviamo in difficoltà. È l’intera middle class europea a faticare e si pone dunque il problema di come difendersi in un quadro così soggetto a mutamenti».

Condannati alla sconfitta?

«No, anzi. Nelle epoche di crisi la creatività umana emerge in modo straordina­rio e quindi non bisogna mai disperare. L’Europa è un orizzonte politico ancora in fieri e il suo problema è l’essere rimasta a metà strada, ma guai a tornare indietro. Forse in passato c’è stato persino un eccesso di euro-entusiasmo. Purtroppo poi la costruzion­e non si è completata in tempo e la crisi ha scompagina­to un po’ tutto. Ora si tratta di trovare i pilastri di un nuovo ordine politico-giuridico europeo per non perdere questo equilibrio di prosperità e pace».

Cosa direbbe ai ventenni di oggi, alle prese con il mondo del lavoro?

«Consiglio di non vedere tutto in termini negativi, ma di considerar­e la realtà sotto la prospettiv­a della creatività: il lavoro non è solo merce, contiene in sé molti più aspetti. Oggi il lavoro è cambiato, è diventato frammentar­io, “mordi e fuggi”, occorre pensare a nuove forme di protezione del lavoro in un’epoca in cui i diritti sui beni immaterial­i e le tecnologie hanno consentito accumulazi­oni di profitti straordina­ri».

Tecnologie che incidono anche sull’evoluzione delle singole profession­i?

«Il principale cambiament­o oggi è rappresent­ato dall’informatiz­zazione. Si pensi al rapporto tra giudice e computer: ci si chiede quali segmenti dell’autorità giudiziari­a possano essere svolti in via automatica, nel nome di una maggiore effi- cienza e di una certa rinuncia all’empatia. E questa prospettiv­a si può replicare per ogni profession­e, con effetti diversi che i giovani governano assai meglio degli anziani».

Eppure, sembrerebb­e che il ricambio generazion­ale non sia così automatico...

«Quando ci si confronta con questi rapidi cambiament­i è chiaro che vi debba essere un passaggio di testimone. La vitalità del ricambio e del confronto è fondamenta­le: ogni docente sa di apprendere mentre insegna ai suoi alunni. E così dovrebbe essere anche nei rapporti di lavoro».

Il mercato è libertà, ma il modello europeo è basato su libertà e eguaglianz­a

Ogni docente sa di apprendere mentre insegna ai propri alunni

Appuntamen­to Montedoro dialogherà con Marzio Breda del Corriere della Sera martedì dalle 11 alle 13

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