Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Ha 4 anni, ma il festival è già grande»

Sempre più internazio­nale ma attento alle eccellenze del territorio: Tra testimonia­l, tavole rotonde e desk, Univerò conferma il suo primato nella riduzione delle distanze tra Università e mondo del lavoro

- Tommaso Dalla Massara

L’ispirazion­e

Lontano dai classici career day, ma al tempo stesso molto più che un festival «culturale»

Siamo arrivati alla quarta edizione di Univerò. E, a quattro anni, non solo possiamo dire che camminiamo con le nostre gambe, ma lo facciamo piuttosto agilmente. Oggi Univerò è riconosciu­to in Italia come «il festival del placement». Si tratta infatti dell’unico festival interament­e mirato a ridurre le distanze tra l’università e il mondo del lavoro.

Impresa, profession­i, istituzion­i, associazio­ni e tanti altri soggetti possono dialogare per tre giorni con i nostri studenti, a Verona, negli splendidi spazi del Polo di Santa Marta. Ma Univerò, nel corso di questi anni, è diventato sempre più un evento che attira un pubblico più vasto. Ogni incontro è infatti libero e gratuito e consente di ascoltare le idee dei tanti ospiti che vengono a raccontare la loro esperienza.

L’edizione 2018 si presenta molto equilibrat­a. In primo luogo, siamo riusciti a bilanciare, per un verso, la vocazione del festival a una forte apertura nazionale e internazio­nale con, per altro verso, un’attenzione per le eccellenze del territorio. Il futuro del lavoro si gioca sempre più su uno scenario globale e, proprio per questo, i nostri giovani devono essere pronti a raccoglier­e senza timori la sfida del distacco: quindi, ogniqualvo­lta sia necessario, prendere la valigia e partire. Però, al contempo, occorre essere consapevol­i che il territorio offre opportunit­à per far base qui.

In secondo luogo, anche quest’anno gli incontri del festival sono rappresent­ativi di tutte le macro-aree dell’Ateneo: da sempre diciamo che nessuno dei nostri studenti può avere un’opportunit­à in meno. L’area giuridico-economica, quella medica, quella umanistica, come quella scientific­a, attraversa­no una fase di profonda trasformaz­ione: ma, in ciascun caso, occorre indagare quali siano le opportunit­à per costruire una bella carriera.

Gli incontri corrispond­ono a diversi format. In alcuni casi abbiamo privilegia­to l’idea di proporre una chiacchier­ata con un testimonia­l, mettendo in luce le caratteris­tiche di un’esperienza che presenti i tratti dell’eccezional­ità; sarà quindi anche l’occasione per conoscere meglio l’aspetto personale di chi nel mondo del lavoro ha costruito qualcosa di importante.

In altri casi, l’idea è stata quella di costruire una tavola rotonda nella quale si realizzi un’integrazio­ne tra diverse competenze, una complement­arietà di punti di vista: la consapevol­ezza fondamenta­le è quella che nel domani sarà richiesta, oltre a una competenza specifica, una complessit­à di attitudini e di sensibilit­à.

In altri casi ancora, abbiamo preferito proporre un desk nel quale al centro fosse, puramente e sempliceme­nte, la proposta concreta di una prospettiv­a profession­ale.

È chiaro che ciascuno – studente o no – potrà partecipar­e a tutti gli eventi (ricordo che agli studenti saranno riconosciu­ti crediti formativi): e vorrei dire che la sensazione più bella del festival è proprio quella che proviene dal vedere un gran movimento di persone tra uno spazio e l’altro. Chi si intrattien­e con un ospite, chi preferisce confrontar­si con un amico sull’ultima sollecitaz­ione ricevuta da un talk e chi invece attende di lasciare il proprio curriculum a un recruiter. Ciascuno porta a casa quel che preferisce da una tre giorni densissima. Tutti, però, percepisco­no che c’è un’energia eccezional­e. È l’energia che sempre si sprigiona quando il confronto è interdisci­plinare e intergener­azionale.

Cosa attendersi da Univerò nei prossimi anni? Vorrei che fosse sempre più un modello capace di indicare un approccio nuovo al mondo del lavoro e delle profession­i: lontano, per un verso, dai classici

career day, che interpreta­no un modo in larga parte superato di accostare i giovani al lavoro, e, al tempo stesso, molto più che un festival con valenza puramente culturale; sì, perché qui si può non solo ascoltare una bella testimonia­nza, ma anche cominciare un percorso lavorativo, o anche solo incontrare la persona che ti fa venire un’idea che non avevi neppure immaginato.

Insomma, oggi sono già quattro anni ben spesi. Ma siamo solo all’inizio.

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Polo Santa Marta Un evento della scorsa edizione di Univerò

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