Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Tassa soggiorno trattenuta albergatri­ce a processo

Primo processo in tribunale, altre denunce in arrivo. Segnalazio­ne alla Corte dei conti

- Bertasi

Non ha versato la tassa di soggiorno al Comune per cinque anni, dal 2012 al 2017, trattenend­os 180 mila euro. Ora una albergatri­ce di Venezia che gestisce anche due appartamen­ti turistici, è rinviata a giudizio per peculato. E altre denunce sono in arrivo.

VENEZIA Ha iscritto l’hotel al registro comunale dell’imposta di soggiorno, ha anche comunicato quanto ha incassato dai propri ospiti ma i soldi, a Ca’ Farsetti, non sono mai arrivati. È finita nei guai un’albergatri­ce veneziana, legale rappresent­ante di un hotel e di due appartamen­ti a uso turistico, iscritta di recente dalla Procura nel registro degli indagati per peculato e che ora dovrà rispondere in tribunale per un ammanco di quasi 180 mila euro dalle casse comunali. Ieri, sindaco e assessori si sono costituiti parte civile nel primo processo penale ai danni di un gestore di hotel, accusato di essersi appropriat­o, indebitame­nte, di soldi pubblici. «Il messaggio che vogliamo far passare è chiaro: pensateci bene prima di non rispettare le regole - dice l’assessore al Bilancio Michele Zuin - Da parte del Comune, è tolleranza zero».

La vicenda inizia nel 2012 (e si conclude nel 2017), quando gli uffici dei Tributi notano che da quell’hotel non arrivavano gli importi dichiarati nel registro dell’imposto. Prima partono i solleciti, poi i controlli incrociati. Il Comune da anni lavora con la Guardia di Finanza per l’emersione dell’evasione delle tasse e non solo. Una volta verificato che i sospetti erano fondati, è scattata la segnalazio­ne alla Procura della Repubblica. «Le indagini della Procura si sono chiuse con un rinvio a giudizio - spiega Paolo Romor, assessore all’Avvocatura civica quando l’abbiamo saputo abbiamo subito dato mandato agli avvocati comunali per la costituzio­ne di parte civile e per ottenere il risarcimen­to del caso». L’amministra­zione ritiene che oltre al danno economico di 179.628 euro, l’labergatri­ce abbia causato un danno d’immagine per l’intera città. «Nessuno pensi di rimanere impunito se infrange le regole - aggiunge l’assessore - A Venezia vogliamo che la parola legalità non sia uno slogan ma un reale impegno». La legge nazionale sull’imposta di soggiorno prevede che il gestore di un hotel, di un b&b o di una locazione turistica incassi, in qualità di agente contabile, i soldi che poi deve versare al Comune, a Venezia con scadenza trimestral­e. «Proprio per il ruolo ricoperto (il legale rappresent­ante di un albergo fa le veci di un funzionari­o pubblico, ndr) è una violazione penale molto grave, ossia peculato - continua Zuin - è bene che tutti sappiamo cosa si rischia».

Il caso, primo in città (in Veneto, c’è solo un precedente a Mogliano), non sarebbe tuttavia isolato e ci sarebbero altre strutture ricettive che a breve potrebbero dover rispondere in tribunale per non aver versato i soldi dovuti al Comune. Quando in Italia è stata introdotta la tassa di soggiorno, gli albergator­i hanno contestato il ruolo attribuito loro di agenti contabili e sono partiti ricorsi, il Tar però hanno dato ragione a Stato e Comuni. Di recente, per due vicende simili - a Roma due alberghi non hanno versato 700 mila euro e a Torino un hotel ne ha trattenuti 15 mila - gli albergator­i sono stati condannati appunto per peculato. Finora, a Venezia, non era mai capitato un caso simile, la polizia municipale e la Guardia di finanza hanno stanato strutture dell’extra-alberghier­o abusive, due anni fa con l’operazione Venice Jorney ne hanno rintraccia­te un centinaio mentre, il 16 ottobre, i vigili hanno soccorso due turiste tedesche che non riuscivano ad entrare nell’alloggio affittato su Airbnb perché il gestore non aveva lasciato le chiavi. Alla fine, è emerso che l’appartamen­to era abusivo e il titolare non dava fisicament­e le chiavi ma forniva i codici d’accesso di un box all’ingresso del condominio, al cui interno c’era il mazzo di chiavi. Da agosto a oggi sono stati scoperti 13 alloggi irregolari, gestiti da stranieri e da veneziani e tutti sono stati segnalati alle autorità competenti.

A giudizio Il Comune si costituirà parte civile. L’accusa è il reato di peculato

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In tribunale L’albergatri­ce è stata rinviata a giudizio. Sotto l’ex convento delle suore di San Giuseppe di Rivalba (foto Vision)

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