Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Hotel evasori della tassa di soggiorno decine di segnalazioni in Procura
Indaga anche la Corte dei Conti. Gli albergatori: le imposte vanno pagate. Zuin: bravi
VENEZIA Non è un caso isolato. Forse è il più eclatante per la cifra, ma l’hotel con i due alloggi turistici che ha trattenuto quasi 180 mila euro di imposta di soggiorno non è l’unico finito sotto la lente di ingrandimento dell’ufficio Tributi del Comune di Venezia, della polizia municipale, ma soprattutto di Procura e Corte dei Conti. Ogni volta che Ca’ Farsetti si accorge infatti che qualcosa non va nei versamenti di una struttura ricettiva iscritta al registro dell’imposta di soggiorno, scattano immediate le verifiche e, se i dubbi sono confermati, ne segue la segnalazione all’autorità giudiziaria che apre un procedimento. La procura di solito affida gli accertamenti ulteriori alla sezione di polizia giudiziaria dei vigili, che attualmente è al lavoro su sette casi: tre in centro storico e quattro in terraferma. Alcuni riguardano solo ritardi, anche gravi, nei versamenti della tassa, altre, invece, sono situazioni simili a quella dell’albergatrice a giudizio con l’accusa di peculato e per cui il Comune sarà parte civile.
In Procura e presso la Corte dei Conti già da più di un anno arrivano le segnalazioni, che sarebbero alcune decine. A Palazzo dei Camerlenghi ci sarebbero una trentina di casi, che riguardano però tutto il Veneto: lo scorso luglio uno di questi – relativo all’hotel padovano «Small Royal» – è arrivato anche a sentenza, con la condanna a pagare 63 mila euro. L’intervento della procura della Corte, guidata da Paolo Evangelista, è però alternativo a quello penale: l’obiettivo è di arrivare a «costringere» l’evasore al pagamento della tassa e poco importa che questo avvenga con una sentenza contabile o penale, con la costituzione di parte civile dell’ente. D’altra parte si tratta di casi tutto sommato semplici, perché riguardano imposte dichiarate dagli stessi hotel, che ogni tre mesi comunicano il numero dei clienti, ma che poi non vogliono o non riescono a pagare. L’esempio è quello degli imprenditori a processo per omesso versamento dell’Iva o delle imposte dirette: alcuni cercano di fare i furbi, altri però sono vittime della crisi.
L’unico dubbio di questi anni è stato più che altro giuridico su due fronti: il primo riguardava lo status di «agente contabile», confermato dal Tar e poi anche dal Consiglio di Stato, che ha ritenuto impossibile che fosse il Comune a dover «inseguire» i turisti per farsi pagare la tassa; poi la Cassazione, anche sulla base di questo riconoscimento di «incaricato di pubblico servizio» per l’albergatore, ha detto che il reato da contestare è il ben più grave peculato (pena da 4 a 10 anni e prescrizione che arriva fino a 12 anni e mezzo dai fatti), rispetto alle ipotesi di appropriazione indebita o truffa. Risolti i dubbi, sono partite le denunce.
«Qualche ritardo di uno o più giorni nei versamenti ci può stare - commenta il direttore di Ava (Associazione veneziana albergatori) Claudio Scarpa - ma non è accettabile che un’albergatrice abbia trattenuto quanto incassato: le imposte vanno pagate ed è giusto che chi viola la legge ne risponda». La tolleranza zero messa in campo dall’amministrazione contro i furbetti del ricettivo, siano abusivi dell’extra-alberghiero o albergatori che violano le leggi, trova dunque un alleato nell’associazione che rappresenta oltre 400 hotel veneziani. «Gli obblighi di legge vanno rispettati - sottolinea François Droulers, presidente della sezione Turismo di Confindustria Venezia - Se è stata istituita l’imposta di soggiorno, la si deve pagare». Una presa di posizione che fa piacere al Comune. «Mi fa felice che anche gli albergatori siano d’accordo con il nostro provvedimento - dice l’assessore al Bilancio Michele Zuin - noi continueremo accertamenti e controlli per stanare chi non opera nella legalità».
Peculato La Cassazione ha detto che va contestato il reato più pesante