Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Lui: «Terrorizzati, non dormiamo più» Lei: «Desidero solo i miei genitori»
JESOLO Dopo l’atto di bullismo che avrebbe subìto il primogenito, tutta la famiglia di Jesolo racconta al giudice di aver cercato di trasferire i due fratelli in un istituto privato. Lo conferma lo stesso quindicenne nell’udienza del 30 luglio scorso: «Siamo andati in cerca di scuole private: la prima ci ha detto che ci prendevano subito ma dovevamo prima chiudere la storia con il tribunale, le altre erano troppo piene. Non abbiamo fatto gli esami di terza media. Quest’anno ho passato il tempo un po’ lavorando in giardino e nell’orto, un po’ studiando quello che mi indicavano mamma e papà». Poi emerge la sua vera passione, condivisa con la sorella: «Io sto bene a contatto con la natura e con gli animali. Vorremmo comprare anche due cavalli e delle mucche, ma temo che potrei soffrire quando muoiono. Più che stare con le persone, preferisco gli animali».
Quanto al rapporto con la sorella assicura: «Va bene, a parte qualche litigata» (lei conferma). I toni si accendono quando ricorda il terzo tentativo delle due assistenti sociali, l’8 maggio scorso, di trasferirli in una casa famiglia: «Possono vergognarsi di essere venute alle 7 di mattina, con il commissario e altre persone, bloccando la strada, circondando la casa e suonando il campanello più volte. Io e mia sorella stavamo dormendo e ci siamo spaventati». Stato d’animo condiviso dalla madre: «Ricordo bene quando si sono presentati... i ragazzi erano spaventati a morte e io in quel momento ho solo pensato a difendere i miei figli. Mi sono sentita terrorizzata e ancora lo sono. A casa nostra non dorme più nessuno... I miei figli sono spaventati da questa vicenda, che li ha profondamente segnati».
Nel verbale di sommarie informazioni, entrambi i genitori affermano di voler collaborare con i Servizi sociali, eppure, assicura l’avvocato Francesco Miraglia, «la loro disponibilità non ha trovato riscontro e i figli non volevano più uscire di casa per il terrore di essere portati in una comunità».
Insiste infatti la madre dei due adolescenti: «L’anno scorso non sono andati a scuola perchè spaventati di essere allontanati (da casa, ndr), quindi noi genitori abbiamo fatto loro da insegnanti. Io ritengo che abbiano bisogno di ritornare a scuola, pubblica o privata, e frequentare la terza media... Entrambi vogliono studiare agricoltura e hanno la passione per gli animali».
Il tribunale ha poi voluto sapere se i ragazzi avessero amici e il primogenito riferisce del figlio di una famiglia vicina che va a trovarlo un paio di volte al mese, mentre la madre parla di «contatti telefonici con loro coetanei». «A scuola andavo volentieri, perchè stavo con i miei amici. In seconda media sono diventata un po’ meno timida», aggiunge la secondogenita. Anche secondo lei in famiglia va tutto bene: «Io voglio stare con i miei genitori. Mi piace stare con loro, perchè sono i miei genitori e voglio loro bene. Con mio fratello va bene, a volte litighiamo ma facciamo pace quasi subito». E il padre: «Ribadisco che desidero che rimangano a casa e crescano con noi».
L’avvocato Miraglia, affiancato dalla collega Marina Poppi del Foro di Modena, al termine dell’udienza del 30 luglio scorso aveva insistito affinchè il Tribunale dei Minori sospendesse «il decreto con cui è stato disposto il collocamento extra familiare dei minori e chiede che i bambini siano nuovamente collocati presso i genitori». Ha inoltre richiesto «che venga nuovamente attivato un percorso di sostegno alla genitorialità e un percorso di sostegno per i minori, data la disponibilità dichiarata dai genitori». «Ma da allora non abbiamo mai ottenuto risposta», chiude il legale.