Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
A fuoco capannone di un’azienda sfrattata l’ombra dell’atto doloso
MIRA La nube di fumo era visibile a centinaia di metri di distanza. Chi, ieri mattina presto, era già in macchina per andare al lavoro se n’è accorto subito. Una colonna che si è alzata in cielo a Oriago di Mira. Ad andare in fiamme, un’azienda di pellami in via Ghebba. I vigili del fuoco sono riusciti a contenere l’incendio che non si esclude possa essere di matrice dolosa. Il capannone, infatti, era stato subaffittato dal locatario all’insaputa dei proprietari e l’azienda che ci lavorava era appena stata sfrattata.
Prima di sbilanciarsi sulle cause, però, gli investigatori aspettano l’esito dei prelievi effettuati dai pompieri, che riveleranno l’eventuale presenza di sostanze acceleranti. L’allarme è scattato intorno alle 8 del mattino. I soccorritori hanno raggiunto l’azienda con sei squadre. All’interno della struttura, a fuoco spento, non erano rimasti altro che i resti della merce, per lo più tessuti grezzi. Subito dopo sono cominciati i rilievi, insieme ai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Mestre e della tenenza di Mira. Gli investigatori hanno portato alla luce una circostanza sospetta, che li ha spinti a ipotizzare che qualcuno possa aver appiccato il fuoco. Il capannone, infatti, è di proprietà di una banca milanese che lo aveva affittato a un’azienda della zona. Quest’ultima, all’insaputa della banca, qualche mese fa l’ha subaffittata alla «Veneta Pellami», una ditta a gestione cinese che si occupa di lavorazione di tessuti. La proprietà, una volta venuta a conoscenza di questa operazione, ha chiesto lo sfratto. Provvedimento che è stato notificato dieci giorni fa. Da allora lo stabile è rimasto chiuso. La banca in questi giorni era in attesa di prendere accordi con i titolari della società asiatica che sarebbero dovuti andare riprendersi la merce depositata all’interno. Lo stesso materiale che ieri è andato distrutto. Gli investigatori, ricostruita questa vicenda, tengono aperta anche l’ipotesi di una sorta di vendetta, anche se – hanno precisato – è ancora troppo presto per affermarlo. Bisognerà attendere l’esito delle analisi sui prelievi effettuati dai vigili del fuoco, che dovrebbero arrivare già domani. Nel frattempo, i carabinieri stanno visionando le immagini registrate dalle telecamere. Uno degli occhi elettronici, posizionato sul lato posteriore della struttura, non ha immortalato nessuno entrare o uscire dal capannone ma dovranno essere setacciati anche i filmati che risalgono all’intera giornata prima dell’incendio. Il materiale bruciato, infatti, è a lenta combustione e il fuoco potrebbe essersi scatenato anche molte ore prima. L’altra ipotesi è il corto circuito. Vicino a una presa elettrica, infatti, i vigili del fuoco hanno notato i segni di una fiammata. Segni che sono presenti anche in un altro lato del capannone, ma potrebbe trattarsi solo di un effetto dello spostamento d’aria. Lo stabile, intanto, è stato posto sotto sequestro.