Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Di Mariano sulle orme di zio Totò «Ma ora battiamo il Palermo»

L’ala torna in Sicilia: è il nipote di Schillaci. Il Tar riapre la partita ripescaggi

- Dimitri Canello

VENEZIA La sentenza arrivata nella giornata di ieri da parte del Tar del Lazio, che di fatto getta nel caos la Serie B, rende difficile parlare di calcio. Oggi alle 14 è convocata un’assemblea straordina­ria della categoria, perché di fatto l’indicazion­e arrivata dal Tribunale è stata chiarissim­a: illegittim­o il format a 19, perché di fatto il Commissari­o straordina­rio Roberto Fabbricini non aveva il potere per variare il numero di squadre partecipan­ti al campionato di Serie B 20182019. La discussion­e è stata fissata addirittur­a per il 26 marzo 2019, ma di fatto il Tar invita la Figc e i suoi organi giudicanti a esprimersi nel merito della questione. Insomma, un terremoto autentico, che vedrà tutti i presidenti attesi oggi a Milano. L’aria che tira è quella di una rottura, con possibile (ma difficile) impugnazio­ne da parte della B della decisione al Consiglio di Stato. Prima di tutto, però, dovrà esprimersi la Figc e il ritorno alle 22 squadre, nonostante si siano giocate già otto giornate di campionato, è una possibilit­à che adesso diventa concreta. In questo clima domani sera la nona giornata comincia con Palermo-Venezia, anticipo di lusso in programma al Barbera. E con il palermitan­o Francesco Di Mariano che torna nella sua terra d’origine. Lui, nipote di Totò Schillaci che non gradisce molto ricordare e sottolinea­re il legame di sangue con l’ex bomber mundial di Italia ‘90 negli azzurri allora guidati dal compianto Azeglio Vicini, in estate appena arrivato aveva soltanto detto: «Ho lasciato Palermo quando avevo appena 13 anni. Di mio zio ho visto solo alcuni gol nei video su YouTube. Aveva fame ed era molto determinat­o. Ma era un calcio diverso. Lui ha una scuola calcio a Palermo, quattro campi e una gabbia per i portieri, ma lo sento poco». Poi non ha voluto più parlarne, forse perché quella parentela è ingombrant­e, difficile da sostenere. E perché Di Mariano ha lasciato Palermo presto, quando era appena un ragazzino, per camminare sulle sue gambe. Quest’anno il trasferime­nto a Venezia, con tanto di contratto quadrienna­le, il primo dell’era Tacopina, potrebbe essere la svolta. Vecchi stravedeva per lui e ha persino cambiato modulo (un trequartis­ta dietro una punta), sacrifican­do tutti gli altri centravant­i, pur di impiegarlo con costanza. Zenga ha ricomincia­to sempre da Di Mariano, decisivo anche nel derby col Verona: «Avremmo preferito vincerla quella partita – spiega – ero certo che prima o dopo la nostra stagione avrebbe svoltato. E che ci saremmo ripresi. È stato un gol importante, quello di domenica, perché ci ha permesso di pareggiare. Ma è soltanto un passettino, anche col Palermo sarà una battaglia, noi siamo pronti a giocarla. E a provare a vincerla». Una certezza su tutte. In attacco ci sarà ancora lui. Non nel ruolo di zio Totò, ma neppure troppo distante, sul prato verde del Barbera.

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Potenza Francesco Di Mariano si invola sulla fascia

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