Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
INNOVARE: ALTRUISMO CHE CRESCE
«Opportunità nella crisi». Ancora gelo con Save Innovare: altruismo che cresce
Incontrare persone provenienti da ambiti diversi, impegnarsi con loro in dialoghi nuovi, efficaci, e anche scontrarsi: l’intersezione di idee artistiche, scientifiche, commerciali e politiche è il risultato del processo creativo chiamato «ideazione» e innescato dall’arte del conversare. È ciò che accade nel corso degli «Open Innovation Days», due giorni, ieri e oggi, che l’Università di Padova dedica all’innovazione, riproponendo quell’arte fiorita nei secoli XVII e XVIII, con i dibattiti nei salotti parigini che influenzarono il trasferimento verbale faccia a faccia di conoscenze tacite, non codificate. I filosofi dell’Illuminismo hanno esaltato l’arte della conversazione come cultura dell’immaginazione, dell’esplorazione, della sperimentazione e della creazione, in un equilibrio dinamico tra introspezione e apertura mentale, che tocca le corde più sensibili dell’inventiva umana proiettata su eventi futuri. Conversare è una danza che si fa ruotando intorno a un argomento con i propri interlocutori e mostrando di essere tanto versatili da cambiare insieme. Conversare è collaborare. La collaborazione elimina i rumori di fondo provocati dalle idee che si scontrano e così intercetta il segnale che indica la via alla soluzione del tema. L’umanista rinascimentale Erasmo da Rotterdam riteneva che il comprendere con la conversazione degli studenti tra loro e con i docenti fosse molto più importante del memorizzare.
VERONA (a.c.) Sferza il Comune di Verona, troppo lento nel mandare avanti le autorizzazioni sul piano di valorizzazione degli immobili della Fondazione. E conferma il gelo con la Save di Enrico Marchi, sul piano di investimenti da 60 milioni per rifare l’aerostazione per l’aeroporto di Verona. Alessandro Mazzucco, presidente di Fondazione Cariverona, è tornato alla carica alla presentazione del Documento di programmazione 2019, che stanzia 26 milioni di euro sui progetti in 5 province (oltre a Verona, Vicenza, Belluno, Mantova e Verona).
Mazzucco si concentra sulle infrastrutture. Oltre all’aeroporto, su cui va registrato il gelo dopo il via libera al piano della nuova aerostazione («Aspettiamo di avere informazioni dettagliate in merito all’assemblea dei soci»,si limita a dire), Mazzucco cita anche l’Interporto di Verona: «L’impianto risale agli anni Sessanta;va ammodernato se vogliamo continuare a intercettare i flussi dal Brennero». Cariverona cerca di fare la sua parte per stimolare il più possibile quel «dinamismo» che tanto invoca. I 26 milioni per il 2019 sono molti meno dei 40 del 2018 ma, nel sottolineare che il consiglio generale ha approvato il piano all’unanimità, Mazzucco fa notare una cosa: «Non è che noi che eroghiamo e altri che incassano, abbiamo voluto responsabilizzare nella gestione delle risorse di Cariverona».
Ma i fronti aperti sono anche altri. A partire dalla finanza. E di fronte alla tempesta sullo spread sono di nuovo dolori per chi come Fondazione Cariverona ha in pancia importanti partecipazioni di banche italiane, a partire da Unicredit. Eppure, come sottolinea il direttore generale Giacomo Marino, «situazioni di grande volatilità dei mercati creano anche opportunità».
E tra queste la Fondazione sta valutando con interesse la possibilità di investire nei fondi che investono sui crediti deteriorati di aziende in difficoltà ma che, con iniezione di nuova finanza, possono rimettersi in piedi. Nel Veneto del crac di Bpvi e Veneto Banca storie così ce ne sono a decine; e un investimento qui avrebbe ricadute anche sul territorio. «I deteriorati mi piacciono tantissimo, ci sono Pmi che con un piccolo aiuto possono davvero rimettersi in piedi, ripartire, è un aiuto concreto all’economia reale», conferma il direttore generale Giacomo Marino.
Intanto Cariverona resta alla finestra, su altre partite come Cattolica: «La nostra quota è ferma - dice Mazzucco ma il piano industriale è interessante, stanno facendo un’azione di rinnovamento importante. Hanno la nostra attenzione».
L’innovazione è altruismo quando costruisce relazioni reciprocamente vantaggiose e a lungo termine che evidenziano la personalità degli attori coinvolti. Se io vinco, anche tu vinci, e viceversa. Il serpente velenoso della concorrenza (lui vince, tu perdi) cede il passo all’8 rovesciato, segno del gioco infinito del cooperare e competere insieme. L’innovazione altruistica è plasmata da persone e organizzazioni propense alla condivisione. Per i biologi dell’evoluzione, nelle comunità in cui l’altruismo è fortemente radicato nel tessuto sociale, i gruppi altruistici hanno nel tempo la meglio sugli egoistici. L’altruismo abbatte le barriere che separano discipline di studio, specializzazioni e imprese. La febbre da fusione, la convergenza tra i molti partecipanti alla innovazione, è segno di salute della comunità. Dell’innovazione altruistica il protagonista è l’Homo Socialis la cui propensione alla socializzazione è valore decisivo per il bene comune della società. Gli «Innovation Days» sono palestra d’istruzione reciproca, dove si raffrontano le proprie idee con quelle degli altri ideatori; si colgono nessi tra idee diverse che insieme si sviluppano più di quanto ciascun ideatore possa fare isolato; si ampliano gli scambi intellettuali e così si allarga la conoscenza. È su questo percorso mentale che emerge e si afferma l’imprenditorialità altamente istruita e senza frontiere delle comunità aperte agli scambi culturali ancor prima che commerciali. Si tratta di: gemellaggi internazionali tra scienziati e imprenditori di successo; ricercatori e studenti che sfruttano la loro mobilità globale per creare alleanze imprenditoriali non ortodosse con colleghi di altri Paesi; investitori che forniscono capitale di rischio a progetti imprenditoriali concepiti a livello internazionale; laboratori sperimentali per creare nuove imprese; infrastrutture tecnologiche pionieristiche che ospitano in incubazione imprese appena avviate. È nel punto d’incontro tra i talenti in mobilità e nuova imprenditoria internazionale che i risultati della ricerca si traducono in beni e servizi commercialmente validi. È la rappresentazione che mette in scena il teatro degli «Open Innovation Days».