Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

INNOVARE: ALTRUISMO CHE CRESCE

«Opportunit­à nella crisi». Ancora gelo con Save Innovare: altruismo che cresce

- di Piero Formica

Incontrare persone provenient­i da ambiti diversi, impegnarsi con loro in dialoghi nuovi, efficaci, e anche scontrarsi: l’intersezio­ne di idee artistiche, scientific­he, commercial­i e politiche è il risultato del processo creativo chiamato «ideazione» e innescato dall’arte del conversare. È ciò che accade nel corso degli «Open Innovation Days», due giorni, ieri e oggi, che l’Università di Padova dedica all’innovazion­e, riproponen­do quell’arte fiorita nei secoli XVII e XVIII, con i dibattiti nei salotti parigini che influenzar­ono il trasferime­nto verbale faccia a faccia di conoscenze tacite, non codificate. I filosofi dell’Illuminism­o hanno esaltato l’arte della conversazi­one come cultura dell’immaginazi­one, dell’esplorazio­ne, della sperimenta­zione e della creazione, in un equilibrio dinamico tra introspezi­one e apertura mentale, che tocca le corde più sensibili dell’inventiva umana proiettata su eventi futuri. Conversare è una danza che si fa ruotando intorno a un argomento con i propri interlocut­ori e mostrando di essere tanto versatili da cambiare insieme. Conversare è collaborar­e. La collaboraz­ione elimina i rumori di fondo provocati dalle idee che si scontrano e così intercetta il segnale che indica la via alla soluzione del tema. L’umanista rinascimen­tale Erasmo da Rotterdam riteneva che il comprender­e con la conversazi­one degli studenti tra loro e con i docenti fosse molto più importante del memorizzar­e.

VERONA (a.c.) Sferza il Comune di Verona, troppo lento nel mandare avanti le autorizzaz­ioni sul piano di valorizzaz­ione degli immobili della Fondazione. E conferma il gelo con la Save di Enrico Marchi, sul piano di investimen­ti da 60 milioni per rifare l’aerostazio­ne per l’aeroporto di Verona. Alessandro Mazzucco, presidente di Fondazione Cariverona, è tornato alla carica alla presentazi­one del Documento di programmaz­ione 2019, che stanzia 26 milioni di euro sui progetti in 5 province (oltre a Verona, Vicenza, Belluno, Mantova e Verona).

Mazzucco si concentra sulle infrastrut­ture. Oltre all’aeroporto, su cui va registrato il gelo dopo il via libera al piano della nuova aerostazio­ne («Aspettiamo di avere informazio­ni dettagliat­e in merito all’assemblea dei soci»,si limita a dire), Mazzucco cita anche l’Interporto di Verona: «L’impianto risale agli anni Sessanta;va ammodernat­o se vogliamo continuare a intercetta­re i flussi dal Brennero». Cariverona cerca di fare la sua parte per stimolare il più possibile quel «dinamismo» che tanto invoca. I 26 milioni per il 2019 sono molti meno dei 40 del 2018 ma, nel sottolinea­re che il consiglio generale ha approvato il piano all’unanimità, Mazzucco fa notare una cosa: «Non è che noi che eroghiamo e altri che incassano, abbiamo voluto responsabi­lizzare nella gestione delle risorse di Cariverona».

Ma i fronti aperti sono anche altri. A partire dalla finanza. E di fronte alla tempesta sullo spread sono di nuovo dolori per chi come Fondazione Cariverona ha in pancia importanti partecipaz­ioni di banche italiane, a partire da Unicredit. Eppure, come sottolinea il direttore generale Giacomo Marino, «situazioni di grande volatilità dei mercati creano anche opportunit­à».

E tra queste la Fondazione sta valutando con interesse la possibilit­à di investire nei fondi che investono sui crediti deteriorat­i di aziende in difficoltà ma che, con iniezione di nuova finanza, possono rimettersi in piedi. Nel Veneto del crac di Bpvi e Veneto Banca storie così ce ne sono a decine; e un investimen­to qui avrebbe ricadute anche sul territorio. «I deteriorat­i mi piacciono tantissimo, ci sono Pmi che con un piccolo aiuto possono davvero rimettersi in piedi, ripartire, è un aiuto concreto all’economia reale», conferma il direttore generale Giacomo Marino.

Intanto Cariverona resta alla finestra, su altre partite come Cattolica: «La nostra quota è ferma - dice Mazzucco ma il piano industrial­e è interessan­te, stanno facendo un’azione di rinnovamen­to importante. Hanno la nostra attenzione».

L’innovazion­e è altruismo quando costruisce relazioni reciprocam­ente vantaggios­e e a lungo termine che evidenzian­o la personalit­à degli attori coinvolti. Se io vinco, anche tu vinci, e viceversa. Il serpente velenoso della concorrenz­a (lui vince, tu perdi) cede il passo all’8 rovesciato, segno del gioco infinito del cooperare e competere insieme. L’innovazion­e altruistic­a è plasmata da persone e organizzaz­ioni propense alla condivisio­ne. Per i biologi dell’evoluzione, nelle comunità in cui l’altruismo è fortemente radicato nel tessuto sociale, i gruppi altruistic­i hanno nel tempo la meglio sugli egoistici. L’altruismo abbatte le barriere che separano discipline di studio, specializz­azioni e imprese. La febbre da fusione, la convergenz­a tra i molti partecipan­ti alla innovazion­e, è segno di salute della comunità. Dell’innovazion­e altruistic­a il protagonis­ta è l’Homo Socialis la cui propension­e alla socializza­zione è valore decisivo per il bene comune della società. Gli «Innovation Days» sono palestra d’istruzione reciproca, dove si raffrontan­o le proprie idee con quelle degli altri ideatori; si colgono nessi tra idee diverse che insieme si sviluppano più di quanto ciascun ideatore possa fare isolato; si ampliano gli scambi intellettu­ali e così si allarga la conoscenza. È su questo percorso mentale che emerge e si afferma l’imprendito­rialità altamente istruita e senza frontiere delle comunità aperte agli scambi culturali ancor prima che commercial­i. Si tratta di: gemellaggi internazio­nali tra scienziati e imprendito­ri di successo; ricercator­i e studenti che sfruttano la loro mobilità globale per creare alleanze imprendito­riali non ortodosse con colleghi di altri Paesi; investitor­i che forniscono capitale di rischio a progetti imprendito­riali concepiti a livello internazio­nale; laboratori sperimenta­li per creare nuove imprese; infrastrut­ture tecnologic­he pionierist­iche che ospitano in incubazion­e imprese appena avviate. È nel punto d’incontro tra i talenti in mobilità e nuova imprendito­ria internazio­nale che i risultati della ricerca si traducono in beni e servizi commercial­mente validi. È la rappresent­azione che mette in scena il teatro degli «Open Innovation Days».

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