Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Alessandro: «Oggi sento che tanta gente gli è vicina Per le aziende c’è tempo»
I Benetton sul sagrato. C’era Florentino Perez
TREVISO Prima di tutto viene la famiglia, sempre. Questo è il messaggio che hanno dato, ieri come in passato, i fratelli Benetton, la cui forza nasceva da un legame solido e irrinunciabile. Le lacrime asciutte di Luciano, il maggiore dei quattro, raccontano una storia spezzata e una mancanza incolmabile: «Nella squadra è stato perso un pezzo, siamo più deboli di prima – sono state le poche, misurate parole dopo l’addio a Gilberto -. Nello sport si può vincere anche uno in meno, nella vita invece si perde un caro fratello. Lo ricorderò come un fratello fantastico».
E padre, marito, nonno e zio, oltre che imprenditore, manager, uomo di sport. A cui anche i trevigiani più semplici hanno reso omaggio sul sagrato del Duomo, in un abbraccio durato quasi più della cerimonia. Una donna di mezza età si è avvicinata ad Alessandro Benetton per portargli le condoglianze «della gente comune», di chi ha occupato la seconda metà della chiesa, magari restando in piedi o addirittura seguendo la funzione dagli altoparlanti esterni. Sequenze autentiche, intrise del vero rapporto fra i Benetton e la loro città. Un contatto praticamente fisico, ma discreto e disteso, lontano distanze astronomiche dalle lapidazioni sui social network dopo il crollo del ponte Morandi e dalle asprezze nelle parole della politica.
Politica, del resto, ieri totalmente assente ed estranea al dolore privato dei Benetton: «È giusto che ciascuno si comporti come si sente di fare – è la risposta di Alessandro a chi gli ha chiesto un parere su questo aspetto – noi preferiamo le condoglianze di persone come questa signora». E’ un dettaglio che però diventa macro, la dichiarazione esplicita della divaricazione fra la gente e chi la rappresenta. Non è il funerale di un uomo qualsiasi ma di una persona crocifissa da ministri della Repubblica italiana dopo il 14 agosto però abbracciata, difesa, accompagnata in silenzio alla sepoltura dalla propria città. «La presenza di tutte queste persone – aggiunge Alessandro – è un messaggio importante. Sono qui nel momento in cui emergono gli aspetti veri dell’emozione e degli affetti. Che abbia lasciato questo ricordo è un orgoglio per tutti noi». Non che i singoli politici non si siano fatti vivi, viene comunque lasciato intendere. In forma riservata e personale alcuni messaggi di vicinanza a Ponzano sono arrivati. Ma, a parte il sindaco di Treviso, Mario Conte, ed un fugace Luca Zaia, governatore veneto, i volti noti riconducibili a questa o quella sigla di partito in piazza Duomo ieri sono quasi del tutto mancati. E molto laterale è stato tenuto anche il tema del dopo Gilberto. Il palazzo di Edizione Holding, giusto di fronte alla cattedrale, è rimasto immobile con le finestre sigillate quasi fosse ritornato ad essere il vecchio tribunale dismesso da decenni. Fuori luogo perciò ogni domanda su cosa accadrà da domani e se possa essere proprio lui, Alessandro, a diventare il numero due di Fabio Cerchiai. «Siamo un gruppo esteso – ha replicato – fatto di persone accomunate dai valori, e dal considerare l’impresa un modo di progettare il futuro per se stessi, per la propria famiglia e per gli altri. L’eredità continuerà in questa direzione».
Come dire che tutto è ancora aperto e parlarne è prematuro. Del resto ragioni di fare in fretta non ce ne sono, in teoria la holding potrebbe rimanere senza vicepresidente fino alla scadenza naturale del Consiglio in carica, il prossimo giugno. L’operazione più alta mai affrontata, quella dell’acquisizione di Abertis con gli spagnoli di Acs, intanto, è in grado di marciare in autonomia con le proprie gambe dentro le stanze di Atlantia. Non è certo passata inosservata la presenza al funerale di Florentino Perez, presidente della società iberica e che ha avuto il tempo, nelle gimkane della complicata trattativa, di diventare amico di Gilberto. «L’Italia perde un grandissimo, un visionario – è il ricordo di Flavio Briatore, che con Benetton ha condiviso l’avventura della Formula 1 e una lunga amicizia -, contro questa famiglia c’è stato un linciaggio senza precedenti, che non ha alcun senso». Più duro Oliviero Toscani, che degli sciacalli del web pensa solo il peggio e lo dice: «Sono i malati moderni, gente frustrata, non vanno presi in considerazione». Il fotografo, che dagli anni Ottanta collabora con Luciano Benetton ed è da poco tornato a Fabrica, la fucina creativa del gruppo, dedica parole di stima al Signor Gilberto: «Era sorridente e gentile, questa città a cui era profondamente legato gli deve tanto. Lascia in eredità un modo generoso di fare l’imprenditore, che guarda il futuro con ottimismo e coraggio. Lavoro con i Benetton per l’umanità, la sensibilità, l’intelligenza che hanno sempre dimostrato. Credo sia l’unico caso di una famiglia italiana con altrettanta morale, cultura, voglia ed energia».
Briatore
L’Italia perde un grandissimo, un visionario. Contro questa famiglia c’è stato un linciaggio senza precedenti e senza senso
Toscani
Gli sciacalli del web sono i malati moderni, gente frustrata. Lavoro con i Benetton per la loro umanità, intelligenza, sensibilità