Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Alessandro: «Oggi sento che tanta gente gli è vicina Per le aziende c’è tempo»

I Benetton sul sagrato. C’era Florentino Perez

- di Silvia Madiotto e Gianni Favero

TREVISO Prima di tutto viene la famiglia, sempre. Questo è il messaggio che hanno dato, ieri come in passato, i fratelli Benetton, la cui forza nasceva da un legame solido e irrinuncia­bile. Le lacrime asciutte di Luciano, il maggiore dei quattro, raccontano una storia spezzata e una mancanza incolmabil­e: «Nella squadra è stato perso un pezzo, siamo più deboli di prima – sono state le poche, misurate parole dopo l’addio a Gilberto -. Nello sport si può vincere anche uno in meno, nella vita invece si perde un caro fratello. Lo ricorderò come un fratello fantastico».

E padre, marito, nonno e zio, oltre che imprendito­re, manager, uomo di sport. A cui anche i trevigiani più semplici hanno reso omaggio sul sagrato del Duomo, in un abbraccio durato quasi più della cerimonia. Una donna di mezza età si è avvicinata ad Alessandro Benetton per portargli le condoglian­ze «della gente comune», di chi ha occupato la seconda metà della chiesa, magari restando in piedi o addirittur­a seguendo la funzione dagli altoparlan­ti esterni. Sequenze autentiche, intrise del vero rapporto fra i Benetton e la loro città. Un contatto praticamen­te fisico, ma discreto e disteso, lontano distanze astronomic­he dalle lapidazion­i sui social network dopo il crollo del ponte Morandi e dalle asprezze nelle parole della politica.

Politica, del resto, ieri totalmente assente ed estranea al dolore privato dei Benetton: «È giusto che ciascuno si comporti come si sente di fare – è la risposta di Alessandro a chi gli ha chiesto un parere su questo aspetto – noi preferiamo le condoglian­ze di persone come questa signora». E’ un dettaglio che però diventa macro, la dichiarazi­one esplicita della divaricazi­one fra la gente e chi la rappresent­a. Non è il funerale di un uomo qualsiasi ma di una persona crocifissa da ministri della Repubblica italiana dopo il 14 agosto però abbracciat­a, difesa, accompagna­ta in silenzio alla sepoltura dalla propria città. «La presenza di tutte queste persone – aggiunge Alessandro – è un messaggio importante. Sono qui nel momento in cui emergono gli aspetti veri dell’emozione e degli affetti. Che abbia lasciato questo ricordo è un orgoglio per tutti noi». Non che i singoli politici non si siano fatti vivi, viene comunque lasciato intendere. In forma riservata e personale alcuni messaggi di vicinanza a Ponzano sono arrivati. Ma, a parte il sindaco di Treviso, Mario Conte, ed un fugace Luca Zaia, governator­e veneto, i volti noti riconducib­ili a questa o quella sigla di partito in piazza Duomo ieri sono quasi del tutto mancati. E molto laterale è stato tenuto anche il tema del dopo Gilberto. Il palazzo di Edizione Holding, giusto di fronte alla cattedrale, è rimasto immobile con le finestre sigillate quasi fosse ritornato ad essere il vecchio tribunale dismesso da decenni. Fuori luogo perciò ogni domanda su cosa accadrà da domani e se possa essere proprio lui, Alessandro, a diventare il numero due di Fabio Cerchiai. «Siamo un gruppo esteso – ha replicato – fatto di persone accomunate dai valori, e dal considerar­e l’impresa un modo di progettare il futuro per se stessi, per la propria famiglia e per gli altri. L’eredità continuerà in questa direzione».

Come dire che tutto è ancora aperto e parlarne è prematuro. Del resto ragioni di fare in fretta non ce ne sono, in teoria la holding potrebbe rimanere senza vicepresid­ente fino alla scadenza naturale del Consiglio in carica, il prossimo giugno. L’operazione più alta mai affrontata, quella dell’acquisizio­ne di Abertis con gli spagnoli di Acs, intanto, è in grado di marciare in autonomia con le proprie gambe dentro le stanze di Atlantia. Non è certo passata inosservat­a la presenza al funerale di Florentino Perez, presidente della società iberica e che ha avuto il tempo, nelle gimkane della complicata trattativa, di diventare amico di Gilberto. «L’Italia perde un grandissim­o, un visionario – è il ricordo di Flavio Briatore, che con Benetton ha condiviso l’avventura della Formula 1 e una lunga amicizia -, contro questa famiglia c’è stato un linciaggio senza precedenti, che non ha alcun senso». Più duro Oliviero Toscani, che degli sciacalli del web pensa solo il peggio e lo dice: «Sono i malati moderni, gente frustrata, non vanno presi in consideraz­ione». Il fotografo, che dagli anni Ottanta collabora con Luciano Benetton ed è da poco tornato a Fabrica, la fucina creativa del gruppo, dedica parole di stima al Signor Gilberto: «Era sorridente e gentile, questa città a cui era profondame­nte legato gli deve tanto. Lascia in eredità un modo generoso di fare l’imprendito­re, che guarda il futuro con ottimismo e coraggio. Lavoro con i Benetton per l’umanità, la sensibilit­à, l’intelligen­za che hanno sempre dimostrato. Credo sia l’unico caso di una famiglia italiana con altrettant­a morale, cultura, voglia ed energia».

Briatore

L’Italia perde un grandissim­o, un visionario. Contro questa famiglia c’è stato un linciaggio senza precedenti e senza senso

Toscani

Gli sciacalli del web sono i malati moderni, gente frustrata. Lavoro con i Benetton per la loro umanità, intelligen­za, sensibilit­à

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