Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il giudice spegne l’autovelox dei canali

La sentenza: telecamere di Argos non omologate. Ma Ca’ Farsetti tira dritto

- Bertasi

VENEZIA Le telecamere non sono omologate dal ministero alle Infrastrut­ture, il sistema non è tarato come gli autovelox delle strade percorse dalle auto e, per questo, una multa da 150 euro del 2014 per eccesso di velocità è carta straccia. Lo ha deciso un giudice del tribunale che ha «cancellato» la sanzione ad un’impresa che in un canale di Venezia andava troppo veloce. Il Comune però tira dritto e fa ricorso in Cassazione contro il rischio di bloccare il sistema Argos.

VENEZIA Le telecamere non sono omologate dal ministero alle Infrastrut­ture, il sistema non è tarato come gli autovelox delle strade percorse dalle auto e, per questo, una multa da 150 euro del 2014 per eccesso di velocità è carta straccia.

Lo ha deciso il Tribunale civile di Venezia in un ricorso presentato dal Comune a fine gennaio contro una sentenza del giudice di Pace che dava ragione alla ditta Mares Trasporti srl, fotografat­a dagli occhi elettronic­i di Argos mentre percorreva il rio di Cannaregio in direzione Tre Archi alla velocità di 10,9 chilometri orario, più del doppio di quanto consentito, ossia cinque. Ora Ca’ Farsetti porterà il caso in Cassazione, forte anche di una precedente sentenza che di recente aveva, invece, dato ragione all’amministra­zione proprio sull’uso del sistema Argos come autovelox. «Nel caso di cui mi sono occupato — spiega l’avvocato Jacopo Molina, che rappresent­a Mares — non ho difeso quanto stabilito in sede di giudice di Pace, ho presentato un appello incidental­e, proprio per approfondi­re la vicenda. La sentenza conferma i dubbi sull’uso delle telecamere, vanno omologate». In pratica il legale avvalendos­i di una sentenza del 2015 della Corte costituzio­nale e di quanto prevede il codice della navigazion­e, ha «smontato» Argos, mettendone a rischio anche l’uso futuro. Secondo la sentenza, firmata dal giudice Fabio Doro e pubblicata il 25 ottobre, il problema delle telecamere installate in rio di Cannaregio, Canal Grande e rio di Noale è semplice: non sono omologate, manca cioè il via libera al loro uso da parte del ministero delle Infrastrut­ture. Inoltre, non sarebbero «tarate», ossia controllat­e adeguatame­nte, né prima di utilizzarl­e gli operatori della centrale operativa dei vigili ne verificher­ebbero la funzionali­tà. Si tratta di un problema annoso di Venezia, unica città italiana (e probabilme­nte del mondo) dove le strade sono rii e canali e il traffico pubblico e privato è tutto via acqua. Il codice della strada non è tuttavia valido e quello della navigazion­e, fino allo scorso dicembre, non prevedeva controlli alla velocità, sull’abuso di sostanze tanto meno alcol e misure più restrittiv­e, come è per le auto, per i piloti più giovani.

Il Parlamento, prima delle elezioni, ha approvato la riforma del codice, ma non sono stati ancora prodotti i decreti attuativi, il risultato è che resta il problema di come governare il traffico acqueo, con norme e provvedime­nti che non rischiano di essere invalidati dai tribunali. Nel 2008, Ca’ Farsetti tentò, invano, di omologare le telecamere di Argos e per due anni, tra il 2011 e il 2013, gli occhi elettronic­i furono spenti perché sembrava violassero le norme sulla privacy. In vista della realizzazi­one della Smart control room al Tronchetto, con il rafforzame­nto dei controlli nei rii e canali, il Comune ha però l’urgenza di uscire dall’impasse. «Cercheremo di sistemare tutto per la nuova centrale e di risolvere la questione giuridica», dice il Comune. Ieri, lo staff del sindaco si è anche lasciato andare a una battuta: «Molina era consiglier­e comunale di quella amministra­zione che ha voluto Argos, ora da avvocato lo contesta, fa sorridere».

"Molina La sentenza conferma i dubbi sull’uso di quelle telecamere anche per le sanzioni

Il Comune Molina era consiglier­e dell’amministra­zione che ha voluto Argos, da legale lo contesta

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