Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il giardino dei ciliegi
L’opera di Cechov con la regia di Konchalovsky apre al Goldoni la stagione del Teatro Stabile
«Uno dei compiti di questo teatro è diventare una piattaforma culturale verso il mondo. Stasera il mondo è Cechov e la grande cultura russa, portata sul palco da un grande maestro, che siamo orgogliosissimi di ospitare». Ha presentato così il neopresidente del Teatro Stabile del Veneto Giampiero Beltotto Il giardino dei ciliegi, spettacolo soldout che ha inaugurato ieri la Stagione 18/19 del Teatro Goldoni di Venezia, in replica anche oggi e domani.
Il maestro che firma la rappresentazione è il regista cinematografico russo di fama internazionale «col vizio del teatro» Andrei Konchalovsky, alle prese con la terza regia cechoviana, dopo il successo degli allestimenti di Zio Vanja - portato al Goldoni nel 2009 e di Tre sorelle: «Il mio sogno – afferma Konchalovsky – sarebbe una volta poter proporre le tre opere in tre serate consecutive».
Konchalovsky parlando dello spettacolo esordisce dicendo: «Come regista non ho niente da dire. Come persona, solo che non ho molte speranze. La gente legge sempre meno, va in giro con le cuffiette alle orecchie e gli occhi fissi sul cellulare. Sono d’accordo con la lettera che scrisse Umberto Eco a suo nipote quando diceva che la memoria umana si è accorciata. Penso che Venezia sia ancora una
La critica
«La gente legge sempre meno. Venezia è una delle città che riesce a mantenere memoria»
delle città che riesce a mantenere una memoria». Il giardino dei ciliegi è l’ultimo lavoro teatrale del grande drammaturgo russo, uno «scherzo d’addio» scritto quando era già gravemente malato. Fu rappresentato per la prima volta nel gennaio del 1904 al Teatro d’Arte di Mosca sotto la direzione di Konstantin Sergeevic Stanislavskij e di Vladimir Nemirovic-Dancenko. Sei mesi dopo Cechov morì.
«Voleva andarsene - spiega il due volte Leone d’argento per la miglior regia al Festival del Cinema di Venezia - in modo allegro, lui ha scritto una commedia. Stanislavskij la diresse come una tragedia. La mia è dunque una commedia, nel tentativo di arrivare allo spirito vitale di Anton Pavlovich». È dunque una rilettura, quella di Konchalovsky, che si allontana dai ritmi lenti e da quel mito di un autore «romantico e un po’ noioso» che si era affermato da Stanislavskij in poi. E quando chiediamo al regista dove sta l’attualità di Anton Cechov risponde: «È come chiedere dov’è l’attualità di Bach o Beethoven».
La recita al Goldoni, proposta in lingua russa con sopratitoli in italiano, vede protagonisti due attori di cinema e teatro molto noti, Julia Vysotskaya - anche conduttrice
televisiva di grande popolarità, nonché moglie di Konchalovsky - e Aleksandr Domogarov, riproponendo il cast dei primi due spettacoli della trilogia: «Tre opere diverse marca Domogarov - che parlano della stessa cosa: delle relazioni tra la gente, del rapporto con la vita, col passato e col futuro».
La tournée dello spettacolo, organizzata dal Dipartimento della Cultura di Mosca e dal Teatro del Mossovet «è inserita nel progetto culturale internazionale “Le Stagioni Russe”», ha spiegato il direttore del Teatro Stabile del Veneto Massimo Ongaro. Un programma che farà volare il 14 dicembre al Teatro Mossovet di Mosca Le baruffe chiozzotte di Carlo Goldoni dello Stabile. Un legame sempre più stretto quello tra Venezia e la Russia, sia commerciale sia culturale, e in tale direzione vanno lette le prossime mostre al Candiani, al Fortuny e al Ducale, che porteranno in città numerosi capolavori dall’Hermitage. Intanto, nella volontà di rilancio del teatro veneziano, il Comune investe 1,2 milioni di euro per la revisione dell’impianto elettrico e delle vie di fuga da ogni ordine di posti. Inoltre, «si sta ragionando con la Regione del Veneto - rivela Beltotto – sull’idea di creare una piattaforma unica regionale teatrale, affinché chiunque arrivi in Veneto possa scegliere facilmente tra la ricca proposta teatrale del nostro territorio».