Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Cappelleri: «L’inchiesta penale non si ferma» A breve saranno chiuse le indagini preliminar­i

E sulla richiesta del M5S di spostarla a Venezia, il procurator­e dice: «Provocazio­ne»

- Andrea Alba

VICENZA Pfas, per l’indagine in corso con l’istanza di fallimento da parte di Miteni «non cambia nulla». Lo ha confermato ieri il procurator­e di Vicenza, Antonino Cappelleri, che coordina l’inchiesta affidati ai pm Barbara De Munari e Hans Roderich Blattner: l’istanza di Miteni è un’azione che riguarda l’ambito civile, quindi i tempi dell’inchiesta penale non subiranno modifiche. I vertici della Procura confermano che si sarebbe giunti al giro di boa: entro un paio di settimane dovrebbero essere tirati i fili dell’inchiesta. Cappelleri ne ha parlato ieri, soffermand­osi anche sulla richiesta di avocazione dell’indagine avanzata alla Procura generale di Venezia da parte del M5S. Per il procurator­e si tratta di una «provocazio­ne», visto che istanze di questo tipo possono essere legittimam­ente presentate solo da chi è persona offesa nell’indagine in oggetto.

I tempi, comunque, sono ormai maturi. L’ipotesi su cui sta lavorando la pubblica accusa è quella di disastro ambientale, con la diretta responsabi­lità dell’azienda di Trissino per lo sversament­o nella falda dei Pfas a catena lunga. Miteni li produceva fino al 2011. L’indagine vede nove manager ed ex manager della spa indagati, fra i quali l’ad Antonio Nardone, ed è stata aperta all’indomani del ritrovamen­to, da parte della stessa azienda, di un grosso cumulo di rifiuti sepolti vicino al torrente Poscola. Fuori dallo stabilimen­to. Gli investigat­ori hanno chiesto all’esperto di fama mondiale Tony Fletcher, che già si occupò negli Usa di un caso analogo di inquinamen­to legato al colosso DuPont, e a quattro specialist­i dell’Istituto superiore di Sanità di redigere una relazione tecnica per stabilire se i Pfas siano dannosi per la salute pubblica. Come più volte evidenziat­o dalla Procura, sul tema c’è una sorta di vuoto normativo. «Le sostanze smaltite da Miteni non erano previste tra quelle espressame­nte vietate dalle leggi antinquina­mento», aveva dichiarato ad aprile Cappelleri.

L’accusa L’ipotesi è di disastro ambientale, con la diretta responsabi­lità della società di Trissino per lo sversament­o di Pfas a catena lunga

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Il procurator­e capo Antonino Cappelleri

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