Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Vtp, la Regione si tiene la maggioranza
Crociere, prorogata la put option. L’ipotesi della Città metropolitana nella società
VENEZIA La Regione resta alla guida della Venezia terminal passeggeri, la società che gestisce le crociere. Aveva due anni di tempo per poter vendere le quote alle tre compagnie (Carnival, Msc, Royal Caribbean) e ai turchi della Global Port Operations Holding (il termine scade fra due settimane), ma il governatore Zaia ha deciso di prorogare la «put option» dei quattro soci di almeno un anno. C’è anche l’ipotesi dell’entrata in società della Città metropolitana.
VENEZIA La Regione resta alla guida della Venezia terminal passeggeri, la società che gestisce le crociere. Aveva due anni di tempo per poter vendere le quote alle tre compagnie (Carnival, Msc, Royal Caribbean) e ai turchi della Global Port Operations Holding (il termine scade fra due settimane), ma il governatore del Veneto Luca Zaia ha deciso di rimandare la decisione e di prorogare la «put option» dei quattro soci per almeno un anno, probabilmente due. Anche perché le grandi navi rimangono croce e delizia di una città che continua a vedere passare le crociere davanti a San Marco, a sei anni dal decreto Clini-Passera che invitava a trovare una via alternativa. In realtà la soluzione è stata individuata nel Comitatone del novembre scorso (le navi più grandi a Porto Marghera e quelle più piccole alla Marittima passando per il canale Vittorio Emanuele) ma l’impasse continua con il nuovo governo praticamente fermo.
La vicenda era iniziata nel 2016 quando l’Autorità portuale di Venezia è stata costretta, dalla legge, a vendere le sue quote della Vtp: le comprò Veneto Sviluppo, la finanziaria regionale, che però a sua volta a causa di un limite imposto da Bankitalia, è stata costretta a cederne una parte. Alla fine la gara è stata vinta da Venezia Investimenti, società creata ad hoc composta da un terminalista turco e dalle tre compagnie, che contestualmente hanno posto le basi per l’acquisto dell’intera quota pubblica: se la finanziaria infatti avesse deciso di vendere entro il 15 novembre 2018, avrebbero pagato il valo-
re stabilito due anni fa più il due per cento di interessi annuo. La scelta non è arrivata, anzi Palazzo Balbi, invitato dalle stesse compagnie, ha deciso di buttare la palla avanti. Anche perché sia il presidente Zaia, che il sindaco di Venezia e sindaco metropolitano Luigi Brugnaro, sono convinti che la presenza pubblica all’interno di Vtp sia fondamentale per non cedere il terminal, ma anche la gestione del business delle crociere, interamente ai privati.
E’ probabile invece che nel 2020 quando dovrebbe scadere la nuova «put option» rientri nei giochi anche la Città Metropolitana che potrebbe affiancarsi alla Regione nella
filiera di comando di Vtp. Il rinvio inoltre è motivato anche dalla situazione poco chiara attorno al futuro delle crociere e alla concessione del terminal della Marittima che scade nel 2024: troppa incertezza per prendere decisioni definitive in questo momento. Oggi la composizione societaria vede Apvs (composta da Veneto Sviluppo 27,03 per cento, Apv Investimenti, società del Porto, con lo 0,53 e Venezia Investimenti con il 44,48) detenere il 53 per cento delle quote della spa, Save e Finpax (portabagagli e compagnie) hanno entrambe il 22,18% e la Camera di Commercio il 2,64. Due anni fa la Regione aveva «risposto» a
Termini
I termini scadono il 15 novembre Cda di Veneto Sviluppo
una mozione votata all’unanimità dal consiglio regionale che auspicava il mantenimento di Vtp in mano pubblica, considerando anche gli incassi d’oro della società, nonostante il caos che ancora accompagna le grandi navi. E con un esborso di 6,5 milioni di euro Veneto Sviluppo era diventato socio di maggioranza di una società che può fare molto per l’economia del territorio. Adesso la finanziaria regionale dovrà riunire il consiglio di amministrazione per approvare la richiesta di proroga del diritto di vendita, garantito dalla fidejussione bancaria. E la storia continua.