Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Fango e detriti nel Garda»

- Schiano

VERONA Fango e detriti laddove c’erano le acque turchine del Benaco. Il prezzo pagato dal lago di Garda (nella foto, il porto di Riva) per salvare Verona e la pianura lambita dall’Adige dalla piena del fiume di lunedì e martedì scorsi è ancora tutto da stimare. L’apertura dello scolmatore Adige-Garda ha sparso nel lago una marea di fango e di legname. Ma il peggio, pare, non sia arrivato dall’Adige, bensì dall’immissario Sarca, andato in piena anch’esso. In attesa della conta dei danni, politici e amministra­tori pensano già ad un coordiname­nto regionale per chiedere l’eventuale calamità naturale anche per il Garda, appello da inoltrare alla Comunità Europea. E c’è da capire bene, pure, quali sostanze inquinanti siano finite nel lago attraverso gli sversament­i dei fiumi. Il fango, forse, è la preoccupaz­ione minore, perché andrà a depositars­i sul fondo, detriti e legname verranno raccolti, ma l’eventuale contaminaz­ione chimica è ancora tutta da verificare. A tale scopo il segretario generale della Comunità del Garda, Pierlucio Ceresa, conferma la volontà dei Comuni di far esaminare la salubrità dell’acqua dalla Fondazione Mach di San Michele all’Adige. Il deputato Davide Bendinelli, da pochi giorni coordinato­re regionale di Forza Italia, nonché sindaco del Comune di Garda, annuncia: «Attiveremo tutti i sindaci del Veneto per creare un coordiname­nto che verifichi se ci sono le condizioni per reclamare aiuti economici, rivolgendo­ci anche all’Europa. Intanto — aggiunge — dobbiamo puntare sulla prevenzion­e con interventi struttural­i, come alzare gli argini dei corsi d’acqua, dragare i fondali e tenere puliti i letti dei fiumi». Le immagini di questi giorni fanno impression­e: le rive dei centri dei paesi trentini sono sommersi da fango e detriti, portati dall’Ora, il vento che soffia versi Nord.

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