Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Influenza, la Regione: «Solo il 28% dei medici si vaccina»
Gli ospedalieri: «Siamo immuni». E le Usl distribuiscono i sieri in tutti i reparti
VENEZIA Lunedì parte la campagna antinfluenzale lanciata dalla Regione, che ha comprato 860mila dosi di vaccino per le categorie a rischio (bambini, over 65enni, immunodepressi, donne in gravidanza, familiari di soggetti fragili, donatori di sangue, forze dell’ordine, insegnanti, personale sanitario e delle case di riposo, veterinari, allevatori, macellatori) e come al solito lancia un appello a medici, infermieri e operatori sociosanitari (Oss). «La vaccinazione antinfluenzale è fortemente raccomandata a tutti gli operatori sanitari, in particolare a quelli che prestano assistenza a pazienti con maggior rischio di complicanze e che lavorano nei reparti a più elevato pericolo di acquisizione e trasmissione dell’infezione, cioè Pronto Soccorso, Terapie Intensive, Oncologie, Ematologie, Cardiologie, Chirurgie, Residenze sanitarie assistenziali».
E come al solito i diretti interessati fanno orecchie da mercante. Secondo gli ultimi dati raccolti dalla Direzione regionale Prevenzione e relativi alla stagione 2017/2018, la percentuale di camici bianchi, infermieri e Oss che si vaccinano si ferma a una media del 28,5%. Si va dal 12,6% dell’Usl Veneto Orientale e dal 13,4% rilevato nell’Usl berica al 17% denunciato dall’Azienda ospedaliero-universitaria di Verona, che segue i casi più gravi insieme all’Azienda ospedaliera di Padova, dove perlomeno l’indice raddoppia al 36,5%, comunque insufficiente. Le uniche realtà virtuose sono l’Usl Polesana, volata al 68,7%, e l’Usl Scaligera, giunta al 60,4%.
Ma perchè i dottori consigliano a noi di vaccinarsi e loro non lo fanno? «Non è per sfiducia nella forma di prevenzione più efficace — assicura Adriano Benazzato, segretario regionale dell’Anaao Assomed (sigla degli ospedalieri, che in Veneto sono 8500, a fronte di 3200 medici di famiglia) —. Si tratta piuttosto di un atteggiamento superficiale: i medici pensano di essere immuni, di avere un sistema immunitario più robusto perchè sempre a contatto con tanti tipi di malattie e infezioni. E quindi credono di avere una protezione in più, di non essere esposti all’influenza, che invece è un virus capace di diffondersi molto facilmente e di scatenare ogni anno un’epidemia. Vaccinarsi è doveroso per chi sta in mezzo ai malati, specialmente se lavora nei reparti più delicati — aggiunge Benazzato — però i miei colleghi faticano a diventare pazienti, anche solo per un momento». Un richiamo ai sanitari a non diventare untori arriva dal ministro della Salute, Giulia Grillo, mentre la Società italiana di Pneumologia rivela che la spesa legata alla cura dell’influenza è di 10,7 miliardi di euro l’anno, in Italia. La maggioranza dei costi deriva dall’assenteismo lavorativo e scolastico, poi ci sono i costi legati ai farmaci contro la tosse, i mucolitici, gli antipiretici, gli antinfiammatori, gli aerosol: circa 27 euro l’anno pro capite.
Come ha fatto l’Usl Polesana a convincere il proprio personale a immunizzarsi? «Con una forte opera di persuasione — spiega il direttore generale Antonio Compostella, che tutti gli inverni si vaccina «pubblicamente» per dare il buon esempio —. Da una parte abbiamo inviato note di raccomandazione alle Unità operative, ricordando il ruolo di pubblica utilità dell’organico, e dall’altra abbiamo coinvolto i primari, perchè insistano nell’esortare i collaboratori a vaccinarsi. Quest’anno, per agevolare l’operazione, distribuiremo i vaccini in tutti i reparti, così il personale non dovrà andare al Servizio d’Igiene ma potrà assumerli sul posto di lavoro».
Per quanto riguarda la popolazione (nel 2017 si è immunizzato solo il 55% degli over 65), l’appello arriva dall’assessore alla Sanità, Luca Coletto: «Avremo di nuovo a che fare con un’epidemia piuttosto aggressiva: proteggersi è importante per tutti e fondamentale per anziani, malati di diabete, patologie immunitarie, cardiovascolari e respiratorie croniche. In queste categorie si verifica la maggioranza di casi gravi. L’inverno scorso il Veneto ha registrato 124 ricoveri, con 64 casi gravi e 10 decessi».